Il sit-in

Imperia, sotto alla Prefettura presidio per rilanciare l’acqua pubblica e i beni comuni

Nel mirino degli attivisti anche l'ospedale unico di Taggia

Imperia. Presidio sotto al palazzo della Prefettura di Imperia dei comitati civici e degli attivisti dell’acqua pubblica a 10 anni dal referendum.

«Lo spirito e gli obiettivi di quella stagione referendaria– recita il volantino distribuito –  sono quanto mai attuali e necessari per porre al centro i territori e le comunità di riferimento, e consentire ai comuni, messi a dura prova da anni di austerità, di esercitare a pieno titolo la propria storica funzione pubblica e sociale, se non vogliamo che tutte torni come prima per non ripetere le scelte economiche ed ambientali che hanno prodotto le attuali crisi».

«In qualche modo -spiega il portavoce Mauro Giampaoli – siamo i custodi dell’esito referendario che 10 anni fa aveva portato alla vittoria dei “Si” con una importantissima affermazione per sottrarre l’acqua dai mercati, pur essendo ancora oggi un esito disatteso. Oggi è anche un’occasione per rilanciare quel periodo, in una fase così delicata di crisi pandemica e ambientale e siamo qui per ribadire quanto siano fondamentali tutti i diritti primari a partire dall’acqua. I servizi pubblici, la difesa del suolo e le nostre società locali devono essere lasciate al pubblico e devono poter non essere oggetto di mercificazione, soprattutto alla luce di un Piano nazionale di ripresa e resilienza che non tiene conto dei territori e fa dei territori un terreno di caccia per poter in qualche modo cementificare e portare tutto a profitto».

«Sono anche le logiche del mercato e di crescita che inducono gli enti locali a privatizzare i servizi educativi e socio-sanitari, a disfarsi dei propri beni per fare cassa, vedi il caso di Villa Angerer è del restyling del Porto vecchio a Sanremo, 0 a promuovere piani urbanistici che non affrontano l’arresto al consumo di suolo, una risorsa esauribile al pari dell’acqua, ma continuano a prevedere nuove cementificazioni.  La grande colata grigia che già in passato, in una regione fragile come la Liguria, ha riguardato i centri urbani e più di recente le coste, continua con le opere ritenute strategiche. A Taggia la realizzazione di un’unica struttura ospedaliera, in un’area a rischio idrogeologico, completa un processo urbanizzazione di aree da sempre naturali a vocazione agricola, in poli commerciali e di servizi. Ancora una volta un progetto che contraddice le necessità messe in luce dall’emergenza epidemiologica, la quale richiederebbe una maggiore capillarità della risposta sanitaria, incentrata su un rafforzamento della medicina territoriale, in un contesto orografico del ponente così complicato», sottolineano gli attivisti.

(foto e video Christian Flammia) 

commenta