San ludovico

Giornata mondiale del rifugiato, manifestazione alla frontiera di Ventimiglia fotogallery

In sessanta, italiani e francesi, rappresentanti di Amnesty e anche di altre associazioni umanitarie, si sono dati appuntamento in luogo simbolo

Ventimiglia. “Prima le persone, poi le frontiere”, “Solidarity is not a crime”. Sono alcuni dei messaggi lanciati nel primo pomeriggio al valico di frontiera di Ponte San Ludovico nel corso di una manifestazione organizzata da Amnesty International per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato.

In sessanta, italiani e francesi, rappresentanti di Amnesty e anche di altre associazioni umanitarie, si sono dati appuntamento in uno dei luoghi simbolo delle migrazioni: il confine italo-francese, sbarrato da sei anni alle persone che extracomunitarie che vorrebbero valicarlo.

«Questa terra di frontiera ci ricorda che tutti gli esseri umani hanno diritto a circolare nel mondo, sentendosi sicuri e vedendo rispettati i propri diritti umani fondamentali – dichiara Francesca Bisiani, 27 anni, responsabile di Amnesty International Liguria -. Primo fra tutti la dignità umana, che viene calpestata, giorno dopo giorno, nei confronti dei rifugiati, in Italia e non solo. «I migranti – aggiunge – Sono persone rimaste costantemente escluse dalle politiche di tutela dell’Italia e dell’Unione Europea, durante la pandemia soprattutto. Oggi siamo qui a ricordare che queste persone hanno diritto a vivere, alla propria integrità fisica, a non subire lesioni e a ricevere protezione dopo il viaggio dalle violazioni dei diritti umani, che hanno subito nei Paesi di provenienza e durante il transito».

«Ci auguriamo – conclude l’attivista – Che oggi le nostre istituzioni decidano di provvedere a questa situazione che va avanti da anni. Ventimiglia è un luogo simbolo di tutte le persone che dal 2015 continuano a cercare di attraversare questa frontiera, chiedendo asilo alla Francia, che continua a respingere i rifugiati. Questa è una zona, che ricorda a tutta Italia e a tutto il mondo che le persone vengono trattate come oggetti, senza che possano aver modo di pronunciarsi minimamente».

I partecipanti hanno raccontato storie di frontiera, tra cui quella di Mamadou Moussa Balde, il richiedente asilo guineano di 22 anni che lo scorso 9 maggio scorso è stato preso a sprangate da tre italiani dopo il tentato furto di un telefonino a uno degli aggressori e si è poi suicidato il 23 maggio nel Cpr di Torino. A leggere la storia del giovane che sognava una vita in Italia è stato l’avvocato di Sanremo Ersilia Ferrante.

 

commenta