Ripercussioni

Credito, Cna Imperia: «Rischio boomerang per imprese che chiedono la proroga di moratoria su mutui e finanziamenti»

«Stiamo informando le istituzioni competenti, chiedendo loro un chiarimento ed soprattutto un celere intervento, anche perché il termine della moratoria ad oggi scade il 15 giugno»

Riviera24- cna

Imperia. Come annunciato nei giorni scorsi, il Decreto Sostegni bis ha prorogato dal 30 giugno al 31 dicembre 2021 la possibilità di richiedere la moratoria su mutui e finanziamenti prevista dal Decreto Cura Italia all’inizio della pandemia, con l’obbligo però di inviare una specifica comunicazione al soggetto finanziatore (la banca) entro il 15 giugno. Si tratta di una novità significativa, in quanto le proroghe disposte al provvedimento originario nelle precedenti occasioni prevedevano una conferma automatica delle moratorie in essere.

«La proroga alla moratoria rischia però di diventare un pericolosissimo boomerang per molte delle imprese che hanno aderito alla possibilità di “congelare” in tutto o in parte il pagamento delle rate di mutui, prestiti e leasing: numerosi Istituti di credito, a causa delle linee guida dettate dall’EBA, l’Autorità bancaria europea, segnaleranno a Banca d’Italia le imprese che richiedono di prorogare la moratoria già in atto sui finanziamenti, mettendo di fatto a rischio la loro possibilità di accedere al credito nei prossimi 24 mesi. Questo alla luce del fatto che la dichiarazione sullo stato di difficoltà che viene fatta firmare non tiene conto della “causa Covid” allo stesso modo delle versioni precedenti» – dice Cna Imperia.

«In questi giorni abbiamo ricevuto numerose segnalazioni da parte dei nostri associati, dissuasi a non prorogare la moratoria dietro il paventato rischio di segnalazione alla centrale dei rischi con tutte le conseguenze che ne derivano – dichiara il segretario di CNA Imperia, Luciano Vazzano Riteniamo grave questo atteggiamento da parte degli Istituti di credito. Invece di considerare questa moratoria in continuità con la precedente, così come è evidente che sia, si fa dichiarare all’impresa uno stato di difficoltà generico, come se il Covid non continuasse a condizionare la vita di tutti, milioni di persone che stanno lottando per fare sopravvivere la propria attività, i propri dipendenti e le proprie famiglie».

Nei giorni scorsi un’indagine del Centro Studi CNA metteva in risalto il fatto che, in assenza di una proroga della moratoria, un’impresa su tre sarebbe stata a rischio di default e che nei prossimi mesi più della metà delle imprese avrebbe dovuto ricorrere ad ulteriori linee di credito per riassestare la situazione debitoria e rilanciare l’attività durante la ripresa. E si parla di grandi numeri. Come indicato in un comunicato di Banca d’Italia del 3 giugno, sulla base di dati preliminari riferiti al 21 maggio, sono ancora attive moratorie su prestiti del valore complessivo di circa 144 miliardi, pari a circa il 52% di tutte le moratorie accordate da marzo 2020 (circa 280 miliardi): si stima che tale importo faccia capo a circa 1,3 milioni di richiedenti, tra famiglie e imprese.

«In sintesi, le banche classificheranno le esposizioni in moratoria come “forborne”, ovvero come oggetto di concessioni», conclude Vazzano. «Stiamo informando le istituzioni competenti, chiedendo loro un chiarimento ed soprattutto un celere intervento, anche perché il termine della moratoria ad oggi scade il 15 giugno. A distanza di oltre un anno dall’inizio della pandemia, le imprese che sono state costrette a chiudere o a lavorare parzialmente, si ritrovano in grave difficoltà ed avranno probabilmente bisogno di ricorrere ad ulteriore credito bancario. La richiesta di questa moratoria potrebbe dunque avere ripercussioni anche molto negative per il loro accesso al credito e la richiesta di nuova finanza in quanto tale classificazione imporrebbe alla banca un’attività di monitoraggio serrato ed invasivo sulla loro posizione».

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