Il punto

Covid, Toti: «In Liguria sospeso l’uso di Astrazeneca agli under 60. Seconda dose con vaccino a Mrna»

«Riteniamo che la seconda vaccinazione debba avvenire 12 settimane dopo la somministrazione della prima dose»

Giovanni Toti

Genova. «Sospeso l’uso di Astrazeneca per tutti i cittadini al di sotto dei 60 anni. Coloro che sono prenotati nelle liste volontarie di Astrazeneca e hanno meno di 60 anni manterranno il loro primo appuntamento ma verranno vaccinati con vaccino a Mrna, ovvero Moderna o Pfizer. Chi, al di sotto dei 60 anni, era stato vaccinato con la prima dose di Astrazeneca, il Cts ha previsto che la seconda dose avvenga con un vaccino a Mrna, Pfizer o Moderna. Inoltre riteniamo che la seconda vaccinazione avvenga 12 settimane dopo la somministrazione della prima dose di Astrazeneca. Non cambia invece la campagna di vaccinazione per i cittadini al di sopra dei 60 anni per i quali resta raccomandato il vaccino Astrazeneca» – dice il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.

«Ribadisco che le raccomandazioni e la possibilità di utilizzare il vaccino Astrazeneca al di sotto dei 60 anni e fino agli anni 18 non è stata una libera iniziativa delle regioni ma una specifica indicazione. I servizi regionali hanno solo adottato le regole che venivano decise a Roma» – sottolinea il governatore ligure riferendosi alle polemiche nate successivamente al caso della 18enne di Sestri Levante deceduta dopo essere stata ricoverata domenica al San Martino di Genova a causa di una trombosi al seno cavernoso in seguito alla vaccinazione con AstraZeneca, il 25 maggio scorso nell’open day per gli over 18.

Filippo Ansaldi, sub commissario Alisa, afferma: «Il quadro epidemiologico mostra un’incidenza pari a 0,1 casi al giorno su 10.000 abitanti, ci stiamo infatti avvicinando alla cosiddetta zona verde, secondo lo standard europeo che prevede che le regioni a bassissimo rischio siano caratterizzate da meno del 4% dei tamponi positivi e da una incidenza, ogni 14 giorni, inferiore a 25 casi su 100mila abitanti. Nell’ultimo report ministeriale la Liguria ha un’incidenza di 33 casi su 100mila e una proporzione di test positivi inferiore a 2%. Il parametro RT è decisamente ottimale e pari a 0.64. Per quanto riguarda l’aderenza alla vaccinazione nella popolazione più a rischio abbiamo valori superiori al 95%. Riguardo alle raccomandazioni del vaccino Astrazeneca, sono cambiate frequentemente: nell’ultima circolare del 4 giugno questo prodotto è stato raccomandato ai soggetti con età superiore ai 18 anni».

Barbara Rebesco, responsabile politiche del farmaco Alisa, dichiara: «Continua l’ottima performance della Liguria nella proporzione tra vaccini somministrati e consegnati, con 1.6 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale; è cresciuta inoltre la percentuale di utilizzo del vaccino di Johnson e diminuita la percentuale di utilizzo del vaccino Astrazeneca. In aumento la media di dosi giornaliere somministrate che sono passate da 12.000 a 17.000 negli ultimi giorni. Secondo uno studio de Il Sole 24 Ore, mantenendo questo ritmo, ci vorrebbero due mesi e 17 giorni per coprire l’80% della popolazione, quindi la Liguria raggiungerebbe l’obiettivo il 27 agosto, prima della previsione del governo fissata per fine settembre».

Angelo Gratarola, responsabile Diar Emergenza-Urgenza e direttore dell’Unità Operativa Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova, sottolinea: «Si chiude una settimana che, per ciò che attiene al Covid, è stata di bassa pressione. Gli ospedali si stanno svuotando, le terapie intensive hanno meno di 20 pazienti, ormai quasi tutti long Covid negativizzati, cioè pazienti ormai cronicizzati con altre patologie in cui il Covid è stato semplicemente l’innesco. Il vero problema in questi giorni è la grande pressione che sta riprendendo sui pronto soccorso, soprattutto della città di Genova. Si assiste ad un ritorno massiccio delle patologie tradizionali e questo richiede uno sforzo importante non soltanto degli ospedali e dei pronto soccorso in sé, ma anche di tutto il sistema di emergenza territoriale pre ospedaliera, cioè il nostro 118, che deve fare un lavoro di rimodulazione dei flussi diretti, a seconda delle ore e delle necessità, verso i vari pronto soccorso, sempre tenendo conto dei criteri di centralizzazione, ovvero delle necessità che alcuni malati debbano raggiungere determinati ospedali per le competenze in essere. Direi che questo è un segnale di ritorno alla normalità, cioè al periodo pre-Covid, molto diverso rispetto a quanto era accaduto alla fine della prima ondata, a maggio dell’anno scorso, quando non eravamo mai saliti sopra i 150-160 accessi giornalieri nel pronto soccorso più grande della città. Oggi abbiamo superato ampiamente i 200 passaggi al giorno, e questo è un cambiamento sostanziale. Credo che la campagna vaccinale abbia dato un colpo veramente importante alla circolazione virale».

Matteo Bassetti, coordinatore Diar Malattie Infettive e direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova, aggiunge: «Ieri sera è stato dimesso l’ultimo paziente Covid dal reparto di Malattie Infettive, dove è stato ricoverato il primo paziente Covid della Liguria. Il reparto delle Malattie Infettive, che ha visto il primo ingresso nel febbraio del 2020, si è scaricato di pazienti Covid il 4 di luglio 2020. Il 5 agosto è nuovamente entrato un paziente Covid e quindi sono esattamente 11 mesi che il reparto era costantemente pieno di pazienti Covid. In questa terza ondata sono transitati dal reparto 900 pazienti ricoverati e 200 pazienti, che hanno fatto anticorpi monoclonali: se aggiungiamo i 700 pazienti della prima ondata e i 500 pazienti che abbiamo seguito insieme ai Medici di Medicina Generale, saliamo a circa 2.500 pazienti Covid seguiti dalla Clinica Malattie Infettive del San Martino. Sono qui stasera per ringraziare tutti i sanitari che hanno fatto parte della squadra delle Malattie Infettive, che hanno lavorato incessantemente in questi oltre 11 mesi. Stasera è un momento importante e speriamo che il reparto rimanga vuoto di pazienti Covid».

L’ultima notazione è relativa agli anticorpi monoclonali: «Non avendo pazienti o avendone molto pochi Covid positivi, si è ridotto drasticamente il loro utilizzo. Nonostante siamo a bassissima incidenza, forse una delle regioni con la più bassa incidenza in Italia, comunque manteniamo un utilizzo superiore alle altre regioni: la Liguria oggi è il modello italiano per l’utilizzo degli anticorpi monoclonali. Molte regioni si stanno rivolgendo ad Alisa, alla dottoressa Rebesco e al sottoscritto per cercare di portarsi a casa il nostro modello. Credo sia un bel riconoscimento per la nostra regione. A questo proposito, abbiamo preparato un documento dove dimostriamo come l’uso dei monoclonali sia più efficace se somministrati entro i primi 5 giorni dall’esordio dei sintomi»conclude Bassetti.

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