Ventimiglia. Hanno lavorato per circa sei ore, i carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma, giunti nella città di confine per compiere analisi sul furgone sequestrato dai militari della compagnia di Ventimiglia, che si sospetta sia stato utilizzato per trasportare il corpo di Joseph Fedele, 60 anni, di Mentone: il pregiudicato per reati di stupefacenti ucciso con due colpi di arma da fuoco alla testa e alla nuca, il cui corpo è stato rinvenuto lo scorso 21 ottobre in una scarpata di frazione Calvo, a Ventimiglia. Delitto, per il quale si trova tutt’ora in carcere, con l’accusa di omicidio aggravato dallo stile mafioso, Domenico Pellegrino, 23 anni, di Bordighera. Gli esperti del Ris hanno analizzato anche la casetta di campagna a Bevera di proprietà della famiglia Pellegrino, dove gli accertamenti si sono concentrati soprattutto nel bagno.
Entrambi i sopralluoghi, in cui gli esperti hanno utilizzato le tecniche dello Stub e del Luminol, si sono svolti alla presenza dell’avvocato Luca Ritzu, difensore di Pellegrino.
In particolare all’interno del furgone, di proprietà della compagna di Girolamo Condoluci, 44 anni, di Bordighera, finito agli arresti domiciliari nell’ambito della stessa inchiesta, con l’accusa di favoreggiamento, sono emerse tracce di sangue. Servirà l’esame del dna per confermare il sospetto degli inquirenti: secondo la ricostruzione dei carabinieri, quel sangue appartiene a Joseph Fedele, ucciso e poi trasportato, già cadavere, fino a Calvo, dove il corpo è stato ritrovato in evidente stato di decomposizione.
L’avvocato Luca Ritzu ha nominato per conto del proprio assistito il professore di chimica Angelo Brandone dell’Università di Pavia, che prenderà parte alle analisi di laboratorio sul materiale repertato, che serviranno per scoprire eventuali tracce di sangue (o attribuire quelle esistenti) e di polvere da sparo.
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