Giornata mondiale delle api

Autoctona, forte e a rischio: l’Ape Nera del Ponente ligure nuovo Presidio Slow Food

Nel corso della sua storia è stata in grado di vivere in sintonia con la flora locale e il microclima aspro del luogo, ma a causa dell’introduzione di altre sottospecie potrebbe scomparire

Imperia. Simbolo della biodiversità, originaria del territorio, capace di adattarsi e resistere alle minacce esterne. Sono queste le caratteristiche che hanno consentito all’Ape Nera di diventare nuovo Presidio Slow Food, rendendo così omaggio a questo incredibile insetto nella Giornata mondiale delle api, che cade oggi, giovedì 20 maggio.

«Per noi questo è il riconoscimento di un lungo e silenzioso percorso che continua tuttora, fatto da apicoltori e ricercatori insieme. Quest’ape esiste a differenza di quello che credono alcuni ed è possibile affermarlo grazie alle ricerche che sono state fatte, alcune ancora in corso, che ci consentono oggi di parlarne e definirla la più adatta al territorio», spiega l’apicoltore, consigliere e tecnico di Apiliguria Fabrizio Zagni, 51 anni.

Autoctona del Ponente ligure, l’Ape Nera nel corso della sua storia è stata in grado di vivere in sintonia con la flora locale e il microclima aspro e duro del luogo, tra mare e montagna, una peculiarità che ha spinto alcuni apicoltori locali ad allevarla nel tentativo di tutelarla.

«L’Ape Nera è un ecotipo molto resistente, direi quasi rustico, in grado di tenere testa a minacce come l’acaro Varroa destructor, causa principale di tutti i mali degli apicoltori – spiega Zagni – . Agli inizi degli anni Duemila abbiamo cominciato ad osservare colonie selvatiche di api nere della zona, notando come spesso riuscissero a sopravvivere a questo acaro senza alcuna cura o intervento da parte dell’apicoltore. Per questo motivo crediamo e investiamo in pratiche apistiche che consentano alle api di trovare nelle proprie risorse genetiche le risposte alle sempre più difficili sfide ambientali», prosegue.

Forte, ma al tempo stesso a rischio, l’Ape Nera rischia però di scomparire a causa dell’introduzione reiterata di altre sottospecie o di ibridi commerciali da parte dell’uomo: «Il rischio è che l’ape regina venga fecondata da fuchi di altre sottospecie e che così si disperda il lavoro di selezione e l’adattamento fatto dalla natura. Per questo motivo lo scopo di questo progetto non è quello di proteggere un prodotto, ovvero il miele, ma l’insetto stesso», prosegue l’apicoltore.

«Delle mie api mi considero più un custode che un proprietario – racconta ancora Fabrizio, appassionato di questa specie da circa due decenni – . Allevare un insetto del quale dipende gran parte dell’impollinazione e il benessere comune è una grande responsabilità».

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