Il caso

Ritorno della zona gialla, il deputato Di Muro (Lega) porta il “caso” Ponente Ligure al Governo

«Le aperture per il Ponente Ligure rischiano di essere molto limitative in termini di beneficio per gli attori economici del territorio»

Roma. «In queste ore c’è un estenuante dibattito sul nuovo decreto che accompagna le riaperture nel nostro Paese. Sicuramente ci sono tanti pro: il ritorno della zona gialla, la riapertura dei ristoranti per la cena, la mobilità tra le regioni. Ci sono anche dei contro, che puntualmente Matteo Salvini e la Lega hanno rilevato: il coprifuoco che resta alle 22; o mancate risposte a talune imprese o categorie di lavoratori. Io qui pongo una ulteriore questione, che magari alla politica nazionale interessa poco ma che ci tengo che sia messa nell’agenda di governo e riguarda quei territori di confine, cioè quelle realtà territoriali poste sulla fascia di confine dell’Italia che vivono una situazione particolare, perché ci sono ulteriori normative che non sono state al momento modificate dal governo, vuoi per dati scientifici, vuoi per ragioni politiche, non lo so: io pongo qui la questione, perché se riapriamo per dare una speranza di sviluppo economico alle imprese delle zone di confine, dobbiamo ben tener presente, e parlo ad esempio della mia realtà del Ponente Ligure, che i clienti francesi, quindi il turismo di prossimità dei francesi, è un valore per queste imprese, però con questo decreto evidentemente non si mette mano alle restrizioni che chi arriva da paese estero, come la Francia, si trova a sostenere per entrare sul nostro territorio».

Lo ha dichiarato ieri alla Camera dei Deputati, l’onorevole Flavio Di Muro (Lega) per portare all’attenzione del Governo il problema di chi, come Ventimiglia e le città limitrofi, vive al confine di un altro stato e sopravvive, economicamente, anche grazie allo scambio economico con l’altro paese. A preoccupare Di Muro, è il fatto che, stando all’ultimo decreto legge del Governo Draghi, non ci sono aperture per chi proviene dall’estero: per cui, i clienti francesi, che vivono a pochi chilometri da Ventimiglia, non possono recarsi in Italia se non a particolari condizioni.

Aggiunge Di Muro: «Potrei lanciare diverse idee, vedendo anche cosa fanno gli atri paesi: i 20 chilometri all’interno dei quali, per esempio, ci si può muovere per fare acquisti; rivedere la normativa in materia di tamponi molecolari. Voglio fare un esempio per essere molto chiaro e sintetico: cosa succede se dalla prossima settimana la Liguria verrà posta in zona gialla e anche la vicina Francia, la regione francese confinante, viene analogamente posta in zona gialla? Permane l’obbligo dei tamponi anche se il virus è a livello di aria e non di confine fisico».

«Bisogna, a mio avviso, mettere mano a questa situazione – conclude il deputato – Perché altrimenti le aperture per il Ponente Ligure rischiano di essere molto limitative in termini di beneficio per gli attori economici nel territorio. Io confido molto nel sottosegretario Costa, che mi sta ascoltando, perché come me arriva dalla Liguria. Sono certo che il governo mi ascolterà e con particolare attenzione questa volta perché chi vive nelle zone di frontiera nell’ultimo periodo vive male, perché le zone di frontiera sono diventate un problema per la gestione dell’immigrazione, per code e disagi che riguardano i nostri lavoratori frontalieri, problemi sulle targhe estere e le relative sanzioni. Una volta vivere in una zona di frontiera era piacevole per questioni di sviluppo economico, di interscambio commerciale e di turismo. Lavoriamo tutti insieme perché si possano rivivere quei bei momenti».

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