L'incontro

«Ristori per il mondo dell’associazionismo»: la richiesta di Arci Imperia al viceprefetto Corvatta

In occasione della Giornata di mobilitazione organizzata da Arci Liguria in tutte le provincie

Arci Imperia

Imperia. Oggi, venerdì 5 marzo, una delegazione di Arci Imperia APS è stata ricevuta dal viceprefetto Gerardo Corvatta, per rilanciare la necessità di adeguati ristori per il mondo dell’Associazionismo ad oggi non pervenuti e per ribadire la disponibilità già comunicata e manifestata alla Regione Liguria e alle ASL competenti di mettere a disposizione il sistema dei circoli per la campagna di somministrazione del vaccino anti-Covid.

«I circoli ricreativi e culturali del terzo settore sono chiusi ormai da fine ottobre. Se l’alternarsi di zone gialle e arancioni ha dato un po’ di respiro a ristoratori ed esercizi commerciali, questo non è successo per i circoli associativi, che inoltre in questo anno di pandemia non hanno avuto nessun tipo di “ristoro” ne di tipo nazionale che regionale.

La mancata equiparazione alle attività commerciali costringe anche i circoli dotati di cucina e bar a restare con le serrande abbassate. Il blocco delle attività ha portato a un crollo nei numeri delle tessere staccate: solo in Liguria si è passati dai 42 mila soci a 18mila e hanno chiuso circa la metà dei 295 circoli.

Siamo tutti consapevoli della situazione drammatica che stiamo vivendo sul piano sanitario. Moltissimi di noi sono stati colpiti negli affetti e nessuno può permettersi di sottovalutare alcunché. Ma il silenzio che accompagna le scelte di contenimento della pandemia, l’assenza di una programmazione, la totale mancanza di spiegazioni logiche relativamente a regole assurde stanno provocando reazioni, anche dure, che non possono essere più ignorate e trattate con paternalismo. E neppure con la sufficienza del “siamo in emergenza”.

È un anno che questo Paese, insieme al mondo, vive nell’emergenza; è un anno che questo Paese si comporta di conseguenza, ma un anno non può più essere considerato emergenza, neppure con tutta la buona volontà. Valeva prima sui tamponi, vale oggi sui vaccini. E se emergenza deve ancora essere, le scelte conseguenti vanno per lo meno spiegate e vanno colte tutte le energie civiche e sociali per superarla, una volta per tutte.

A noi dell’Arci, ad esempio, si deve la spiegazione del perché siamo ritenuti più pericolosi dei bar. Si deve una risposta alla nostra disponibilità per facilitare la vaccinazione offrendo gratuitamente le nostre strutture in tutta la Regione. Per questo protestiamo e protesteremo ancora, anche con azioni di disobbedienza civile almeno per tutto il mese di marzo. È in ballo non tanto e non solo l’apertura dei circoli ma la nostra stessa comunità, la nostra esistenza come cittadinanza collettiva dopo la pandemia a cui nessuno pensa perché “siamo in emergenza”.

Non intendiamo accettare acriticamente società, comunità, quartieri, paesi, senza prossimità, senza socialità e dunque umanità. Abbiamo l’occasione di rilanciare un’idea del mondo e delle nostre comunità. Cogliamola. Da parte nostra, non smetteremo di far sentire la nostra voce e rivendicare e difendere la nostra idea di futuro» – dice Arci.

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