La protesta

I lavoratori del Casinò di Sanremo manifestano davanti alla casa da gioco: «Fateci riaprire» fotogallery

«Nel breve periodo di apertura da noi non si è contagiato nessuno»

Sanremo. “Il lavoro non è un gioco”; “232 giorni senza lavorare”; “Protocolli di sicurezza rispettati per clienti e dipendenti”. Sono alcune delle scritte comparse sugli striscioni dei lavoratori del Casinò di Sanremo. Una cinquantina circa, quelli che hanno manifestato nel pomeriggio davanti alla casa da gioco, rimasta chiusa per quasi un anno, tranne una piccola parentesi estiva, per motivi legati all’emergenza sanitaria da Coronavirus.

«Chiediamo a gran voce la riapertura del nostro posto di lavoro. La situazione è difficile – dichiara Dario Del Tufo, segretario Snalc dei lavoratori del Casinò -. Siamo rimasti aperti soltanto per i mesi estivi ed è grazie alle dotazioni sanitarie adottate dalla nostra azienda, se non si sono riscontrati contagi tra i dipendenti e i clienti. Abbiamo termoscanner all’ingresso, mascherine obbligatorie, gel igienizzanti e plexiglass sui tavoli da gioco». Del Tufo parla di circa trecento dipendenti in cassa integrazione, contando anche quelli dei servizi appaltanti. «Trecento famiglie che vivono un forte disagio. Visto che si vocifera circa una eventuale apertura di teatri e musei a fine marzo, saremo felici se potessero aprire ance le case da gioco». C’è, poi, Corrado Pagnini, che è da mesi in cassa integrazione: «Manifestiamo come lavoratori del gioco – dichiara – Per manifestare un disagio personale, economico e aziendale. Un gioco sicuro, sanificato e legale. Siamo in cassa integrazione dallo scorso 26 ottobre, dopo aver aperto a metà giugno del 2020. Ci hanno chiuso, malgrado non ci sia stato alcun contagio. La nostra riapertura potrebbe essere un deterrente anche contro il gioco illegale».

«Lavoro qui da quarant’anni e mezzo e purtroppo ci troviamo in questa situazione terribile per tutta l’Italia e anche per noi – afferma Valerio Nurra, sindacalista della Cgil ed ex consigliere di maggioranza della trascorsa Giunta Biancheri – Ora siamo davvero in una situazione disperata, con gente che non riesce più gente che non riesce più a riempire il frigo; persone che sono tornate con i genitori, perché non hanno i soldi per il mutuo o per l’affitto e persone separate che devono passare gli alimenti e non ci riescono. Nessuno lavoro, malgrado il Casinò abbia adottato tutte le misure di sicurezza possibili e immaginabili. Io sono stato operato al cuore, un anno fa; faccio avanti e indietro dagli ospedale per controlli e una sicurezza come trovo qui, non l’ho trovata neppure negli ospedali. Abbiamo fatto di tutto. Io sono capo ufficio e ho sempre controllato che tutti, clienti compresi, rispettassero le misure di sicurezza».

«Oggi qui ci sono sia dipendenti della gestione diretta del Casinò  che delle ditte appaltatrici – spiega Enzo Cioffi (Uilcom Uil) – La casa da gioco si avvia agli otto mesi di chiusura e ciò influisce pesantemente sia sui bilanci dell’azienda che sulle tasche dei lavoratori. La vice che auspichiamo arrivi è che la casa da gioco deve essere trattata come tutte quelle attività, che sono aperte, perché riescono a garantire livelli di sicurezza e standard contro il contagio». E conclude: «Abbiamo il timore, che un po’ tutto il comparto del gaming, come anche le sale scommesse, venga trattato con pregiudizio dal governo. Chiediamo di essere valutati sulla base delle nostre capacità di mettere in atto procedure di contenimento da contagio. Non è un caso, che la Rai abbia scelto proprio i nostri spazi, per allestire strutture di supporto al festival».

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