Reportage

Ospedaletti, l’incompiuta d’Italia che nessuno vuole. Parla il comitato contro il porto: «La cittadinanza dovrebbe chiedere i danni»

Amministrazione soddisfatta della recente sentenza del Consiglio di Stato, ma il futuro dell'area resta un'incognita

Ospedaletti. Dei 390 posti barca per imbarcazioni fino ai 33 metri di lunghezza non c’è l’ombra. Quello che resta è, invece, sotto gli occhi di tutti: un ammasso di scogli artificiali e grovigli di ferro arrugginiti che lo Stato non ha interesse a incamerare. Il sogno del porto di Marina di Baiaverde, che avrebbe dovuto contenere, tra gli altri, moderni servizi di rimessaggio e cantieristica, oltre alla stazione di rifornimento carburanti e un centro sub con camera iperbarica sembra sempre più lontano e l’ultima sentenza pronunciata dal Consiglio di Stato non risolve una complicata questione che si trascina da anni. 

Checché ne dica l’amministrazione comunale, che – si legge in una nota – si ritiene «soddisfatta da questa sentenza, in quanto ora risulta chiaro che la rimessione in pristino dell’area è a totale carico dell’ex concessionario» e ora, alla luce della sentenza «confida in una più rapida soluzione della causa civile tra il fallimento e le parti coinvolte, nell’interesse di tutta la collettività», Ospedaletti rischia di dover convivere per anni e anni con quello che è lo spettro di un porto, nel quale nessuno, in primis lo Stato, attraverso il Demanio che pure sarebbe il proprietario dell’area, ha intenzione di investire nel porto fallito.

E se, in sostanza, la quarta sezione del Consiglio di Stato ha accolto l’appello degli enti pubblici contro il Fallimento S.r.l. Fin.Im, società guidata dal geometra Mauro Mannini, ritenendo legittimo il proprio provvedimento di “non incameramento delle opere” e condannando altresì la società Fin.Im. Srl a rifondere le spese di lite, l’interrogativo che resta è sempre lo stesso: di chi è il porto? Chi darà un futuro a quell’area sottratta alla natura?

«Siamo moderatamente soddisfatti – dichiara Elga Bianchi Cova del comitato Baiaverde -. Noi come comitato già nel 2003 avevamo fatto delle segnalazione sia in Regione che in Comune, segnalando tutte le varie irregolarità che c’erano nel procedimento e che essendo, un’area sic per la presenza di praterie di poseidonia, non si sarebbe potuto realizzare nessun porto. Queste stesse osservazioni sono state poi recepite nella sentenza del Consiglio di Stato del 2013 e quindi i lavori non sarebbero neanche dovuti cominciare».

Ma i lavori sono ugualmente iniziati e, sottolinea Bianchi Cova, «è stata assegnata una concessione ad una Srl con 10mila euro di capitale, la Fin.Im, e con una fideiussione a garanzia del completamento dei lavori a una fiduciaria sconosciuta che, di lì a poco, è fallita». «Ospedaletti ha avuto soltanto dei danni da questa operazione – aggiunge la rappresentante del comitato Baiaverde – Sono più di dieci anni che l’opera giace abbandonata. Quindi siamo moderatamente soddisfatti perché la sentenza dovrebbe abbassare la richiesta di danni da parte della Fin.Im che inizialmente aveva chiesto a Comune e Regione 150milioni di euro». 

Il futuro, però, è incerto: «Se si troverà un accordo con la Fin.Im – spiega Elga Bianchi Cova – Si dovrebbe procedere con un bando ad evidenza pubblica, perché il grande errore iniziale è stato quello di seguire il progetto di un privato». Poi naufragato. «La vera incognita – aggiunge – E’ riuscire a trovare un investitore interessato a completare questa operazione con la crisi economica attuale». 

L’incompiuta a Ospedaletti «ha portato solo danni – conclude la donna – E’ evidente che con questo scempio tanti turisti non sono più venuti a trascorrere le proprie vacanze, quindi credo che avremmo dovuto chiedere noi, come Comune di Ospedaletti, alla Fin.Im i danni di immagine e all’economia cittadina». 

Cronistoria:

  • 1996: il Comune di Ospedaletti vara una modifica al proprio piano regolatore per “bonificare” l’ex discarica Cogefar, deposito di inerti creato con i residui degli scavi per il tunnel ferroviario;
  • 2003: il Comune delibera la realizzazione di due porti turistici: la Marina di Baia Verde e la Base Nautica delle Porrine;
  • Il progetto iniziale di Baia Verde prevede la costruzione di tre complessi di tre piani e mezzo fuori terra per 102mila metri cubi di volumetria e di due alberghi di quattro piani fuoriterra. La baia e il verde pubblico vengono inghiottiti dal cemento;
  • Affidamento diretto dell’intera operazione dell’allora sindaco di Ospedaletti, Flavio Parrini, alla Fin.Imm. Srl;
  • Novembre 2003: il sindaco Parrini viene arrestato per tangenti a pochi giorni dalla conferenza dei servizi in sede deliberante che avrebbe dovuto dare l’ultimo via libera al progetto;
  • Il comitato civico Baiaverde, rappresentato da Elga Bianchi Cova, il 7 ottobre 2003 invia le proprie osservazioni alla Soprintendenza beni ambientali evidenziando come l’ente, nel 2000, avesse dato parere negativo all’opera: «Sussistono dubbi sulla tutela dei fondali – scriveva la Soprintendenza – Sussistono dubbi sulla effettiva necessità di una struttura portale a Ospedaletti essendo il tratto di mare corrispondente compreso tra il porto di Bordighera di cui si prevede un ampliamento ed i due porti di Sanremo»;
  • 2006: con le Conferenze dei Servizi, l’opera viene approvata con leggere modifiche alle volumetrie previste volute dalla nuova giunta del sindaco Eraldo Crespi;
  • Il mese successivo all’approvazione, la Commissione Europea dichiara la zona dei porti Sito di Interesse Comunitario (S.i.c.) per «la massiccia presenza di prateria di posidonia», protetta da una legge comunitaria. Il progetto è però ormai stato approvato;
  • 2007: iniziano i lavori del porto;
  • 2009: i lavori vengono sospesi per un contenzioso interno alla stazione appaltatrice;
  • 23 ottobre 2013: sentenza del Consiglio di Stato che afferma l’illegittimità del provvedimento regionale di approvazione della variante al Piano regolatore del Comune «per violazione della disciplina paesistica»; l’illegittimità del progetto definitivo in quanto «non conforme al Piano territoriale della Costa»; la mancanza di motivazioni «sostanziali e l’irragionevolezza e la sproporzione delle volumetrie turistico-ricettive programmate»; ribadisce che «nel luogo non vi erano né degrado, né edifici abbandonati» e dunque non vi era alcuna «evidente urgenza di interventi riqualificativi»; e , in ultimo, sostiene che l’affidamento dei lavori di realizzazione dell’opera doveva avvenire tramite gara a evidenza pubblica e non con affidamento diretto;
  • La sentenza precedente fa decadere ogni titolo, annullando anche la concessione affidata a Fin.Im.
  • 8 luglio 2015: viene dichiarato il fallimento della Fin.Im. Srl;
  • settembre 2015: il sindaco Paolo Blancardi firma un’ordinanza che obbliga la Fin.Im. Srl a togliere dal cantiere abbandonato, fusti e bidoni d’olio, macchinari e auto abbandonate, oltre ai prefabbricati un tempo utilizzati per gli uffici di cantiere. Ancora oggi, il materiale è in parte presente nel cantiere: auto abbandonata compresa;
  • Gennaio 2018: il Comune di Ospedaletti presenta una variante al Piano regolatore con alcune modifiche al progetto iniziale del porto: le volumetrie vengono abbattute a 30.000 metri cubi circa contro i 100.000 del primo progetto; la destinazione d’uso delle opere a terra sarà tutta votata al turistico ricettivo (Rta o alberghiero) e servizi, in stile Portosole; residenziale a zero e soprattutto vietata la costruzione di centri commerciali.
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