Un passato da raccontare

I draghi della Val Nervia, miti e leggende ancestrali nei monti del nostro entroterra

Sul Monte Toraggio c'è la Dragorina, la fonte del drago

Ventimiglia. Scrive Andrea Eremita di Archeonervia: «La toponomastica è la spia di un avvenimento che ha segnato il passato e il toponimo Dragorina ( fonte del drago ) attribuito ad una sorgente che si trova in prossimità della cima del monte Toraggio, è il lontano ricordo della crociata promossa dalla chiesa nel periodo medioevale per terrorizzare e impedire ai contadini e ai pastori di recarsi alla sorgente per pregare per la propria salute, compiere sacrifici, pratiche religiose di purificazione per guarire dalle malattie concepite come influsso malefico la dove preghiere e benedizioni da parte dei preti non avevano portato ad alcun rimedio. Una forma di religiosità ancestrale di origine pagana sopportata da un effetto placebo aspramente condannata dalla chiesa medievale mai sopita tra i pastori e i contadini poco permeabili al monoteismo della nuova religione cristiana,

Drago reclutato dai teologi dalle pagine delle bibbia che in breve tempo diventerà un grande protagonista dell’universo. medioevale rappresentato nei quadri e negli affreschi delle chiese, in contrapposizione alle rappresentazioni angeliche dei santi come una figura terrificante, uscito dalle nebbie del passato come parte integrante di un mito che in oriente viene riconosciuto come figura benefica, portatore di fortuna mentre nelle regole di ingaggio del cristianesimo medioevale, sintetizza l’incarnazione del male come il suo parente il diavolo.

Nella iconografia romanica medioevale religiosa il drago veniva descritto ricoperto di squame, cresta e protuberanze spinose, lunga coda, quattro zampe munite di artigli con una grande bocca sputa fuoco con un alito pestifero munita di grandi denti. Nei bestiari medioevali venivano descritti come animali immondi abitatori degli alpeggi in prossimità delle fonti dove si nascondevano dentro le grotte da dove uscivano per aggredire e uccidere pastori e animali.
Abitudini di vita dei draghi che calzavano perfettamente con il progetto della chiesa di collocarli negli alpeggi nei pressi delle sorgenti che per ragioni logistiche non potevano essere cristianizzate con l’erezione di un’ edicola oppure con una cappella dedicata alla Santa .Vergine Maria. Un modo per inibire i pastori e i contadini, sostenendo il pericolo della presenza del drago che poi ha dettato il toponimo Dragorina , di frequentare le sorgenti. oggetto di culto dove a credenze ancestrali venivano attribuiti poteri terapeutici e fecondanti.

In Val Nervia a testimoniare la ferrea volontà della chiesa di voler reprimere con tutti i mezzi i rigurgiti di paganesimo legato alle sorgenti , resta vitale il toponimo fonte Dargorina ( Fonte del Drago ) di Monte Toraggio, Monte Testa d’Alpe, fonte Dragunà nei pressi di Ciaixe comune di Camporosso, Lagu du Dragun e della Draghessa nel rio Merdanzo comune di Apricale e Dragonnière a Cap Martin nei pressi di Mentone».

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