La storia

Coronavirus, il racconto di Nico Martinetto: «Un essere piccolo piccolo che ti toglie il respiro»

Il presidente del Sestiere Ciassa e candidato consigliere alla passata tornata elettorale parla della sua terribile esperienza

covid 19

Ventimiglia. «Vi racconto una storia. La storia di un essere piccolo piccolo ma che può fare grossi danni. Lo stronzo è invisibile, arriva, ti sconvolge il tuo vivere normale e se sei fortunato sparisce come è arrivato. Noi lo abbiamo conosciuto il 6 gennaio, Sofia e Marika hanno un po’ di tosse. Dopo aver fatto tutte le feste in clausura vai a pensare che sia lui? Tampone: positive. Il giorno dopo tocca a noi….tutti positivi». Inizia così il racconto di Domenico “Nico” Martinetto, conosciutissimo a Ventimiglia dove ricopre numerose cariche: dalla presidenza del sestiere Ciassa a quella della fondazione “Ernesto Chiappori”, oltre ad essersi candidato consigliere con la sua “Ventimiglia nel Cuore” in appoggio alla colazione che ha portato sullo scranno di sindaco Gaetano Scullino.

«Chiudiamo porte e finestre, nessun contatto con il mondo esterno – continua Martinetto – Probabilmente mia mamma è stata con i bambini, tampone anche per lei. Sta benissimo ma è positiva e quindi per comodità si trasferisce da noi perché papà è negativo. Iniziano i sintomi. Febbre, tosse, male ad ogni singolo muscolo e osso, crampi, nausea, vomito, diarrea, brividi, mal di testa. Un giorno, due, tre, fortunatamente i bambini ne escono subito, nessun sintomo già dal 4°/5° giorno. Noi no, continuiamo con giorni buoni e giorno tutt’altro che buoni. Il piccolo bastardello non molla la presa e i giorni passano. Secondo tampone al 10° giorno, ancora tutti positivi, si prosegue. Per i bambini è un’agonia, stare bene e non poter uscire per loro non è comprensibile, facciamo uno strappo alle regole e tra PlayStation e Netflix riusciamo nel proseguo della clausura».

«Terzo tampone, Sofia è guarita, noi no…e si continua – prosegue – Quarto tampone, sono tutti negativi (per fortuna, il mio problema erano i bambini…) ma io no. Quindi loro possono tornare “alla vita di comunità” come recita la lettera dell’ASL, io invece devo continuare l’isolamento fino al 21° giorno e poiché non sto bene non mi crea alcun problema, se non il dover continuare la reclusione. Lo stronzo si fa sentire, e lo fa con la sua arma migliore, togliendoti il respiro. La sensazione più brutta in assoluto, la fame d’aria. E lo fa di notte, senza tregua. Ti svegli di soprassalto con la sensazione di soffocare, apri la finestra come fossi un ladro per non farti sentire e ti sforzi ad ingoiare aria fresca. Dormire diventa impossibile, per non rivivere quella sensazione e perché non si trova una posizione per farlo. Comunque alla fine il 21° giorno è arrivato, da mezzanotte anche io potrò uscire. La forma non è perfetta, probabilmente dovrò stare bravo per un po’ di tempo e fare una RX torace di controllo. Quindi vogliamo ringraziare tutti quelli che ci hanno aiutato in questo evento che sicuramente ricorderemo per molto tempo. Chi ci ha aiutato con la logistica, chi ci ha portato la spesa e le medicine, il personale sanitario e della sorveglianza che costantemente ci contattava per sapere come stavamo. I molti amici che con messaggi e telefonate si sono preoccupati per noi. Grazie di cuore a tutti»

«E tu, piccolo esserino, ti auguro di non incrociare più il nostro cammino – conclude Martinetto – Perché tanto con noi avrai sempre la peggio tu… anche perché siamo riusciti a sconfiggerti senza vedere un medico». 

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