L'intervista

Migranti a Ventimiglia, il sindaco Gaetano Scullino fa il punto della situazione

Il 6 novembre Scullino verrà ascoltato in videoconferenza dalla Commissione affari istituzionali nell'ambito della formulazione di un decreto legge sull'immigrazione

Gaetano Scullino

Ventimiglia. Venerdì 6 novembre, il sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino verrà ascoltato in videoconferenza dalla Commissione Affari istituzionali che si riunirà a Roma per un decreto legge inerente, tra le altre cose, l’immigrazione. In veste di primo cittadino di una città di confine, Scullino dovrà relazionare i parlamentari sulla situazione che Ventimiglia ha attraversato e sta attraversando.

Sindaco, qual è la situazione a Ventimiglia dal punto di vista dell’immigrazione?
«Da quando, a fine luglio scorso, è stato chiuso il campo di transito al Parco Roja, la situazione è rimasta invariata. In città continuano ad esserci oltre 300 migranti e questo comporta diversi problemi di ordine pubblico».

Quali sono le principali criticità?
«Innanzitutto la percezione di insicurezza, che fa sì che le donne abbiano paura ad uscire di casa da sole quando inizia ad imbrunire. Poi il degrado, l’assoluta mancanza di senso civico da parte di alcuni stranieri, la sporcizia in alcune zone della città nonostante gli sforzi costanti da parte delle maestranze comunali di mantenere tutto pulito e nonostante l’installazione di bagni pubblici nei punti strategici della città».

Lei è spesso tra la gente, quali sono le segnalazioni più ricorrenti da parte di cittadini e commercianti?
«Mi segnalano in continuazione degrado e insicurezza, sono stanchi e preoccupati per tutto ciò e io, come sindaco, devo tutelare i miei concittadini. Poi ci sono episodi più gravi: mi hanno raccontato, ad esempio, che qualche giorno fa un migrante ha tirato uno schiaffo ad una ragazza in via Hanbury. Un altro ha lanciato una bottiglia dalle scale della stazione che danno sull’area pedonale. Insomma, sono episodi che non dobbiamo e non possiamo minimizzare: fortunatamente, per ora, non si sono registrati fatti più gravi. Ma dobbiamo tenere alta la guardia. Inoltre, tra le segnalazioni che ricevo spesso ci sono diversi casi di occupazione abusiva di edifici e ingresso in abitazioni private, specie nelle zone di frontiera».

Di denunce in merito, però, non ce ne sono…
«E’ vero. La gente non denuncia. I commercianti hanno bisogno di lavorare, specie in questo periodo in cui hanno dovuto rimettersi in piedi dopo l’esondazione del Roja, che ha causato ingenti danni al tessuto economico cittadino, e i vari provvedimenti legati alla pandemia di Covid-19. Per questo, credo, chi assiste ad episodi di danneggiamento o altro evita di fare denuncia: pensa di perdere del tempo, di dover poi andare a testimoniare in tribunale e allora preferisce non fare nulla. La stessa cosa pensano i cittadini».

Cosa potrebbe aiutare Ventimiglia?«Siamo una città particolare, me ne rendo conto. Abbiamo cinque valichi di frontiera ed è dunque naturale essere un passaggio, una zona di transito. Basta recarsi a Camporosso, Vallecrosia e Bordighera, a pochi chilometri da qui, e la situazione è completamente diversa. Accompagnare nei centri appositi i migranti respinti dalla Francia già sarebbe una prima soluzione: far loro un foglio di via che impone a chi non è regolare di lasciare il paese in quindici giorni è praticamente inutile. 
Sappiamo bene come funziona: i migranti sbarcano a Lampedusa e in un paio di giorni sono a Ventimiglia, cercano di passare il confine per andare in Francia o altrove. Ma non possiamo essere noi gli unici a pagarne le conseguenze. L’Europa deve intervenire: o chiudendo le frontiere, non facendo più arrivare nessuno, oppure attraverso un accordo generale per l’accoglienza in tutti gli stati europei di chi è arrivato fin qua».

Servono più forze dell’ordine? 
«Noi lo chiediamo sempre, ma finché le forze dell’ordine continuano ad avere le mani legate una presenza maggiore non è sufficiente. Polizia e carabinieri non hanno strumenti adeguati per agire e non possono fare nulla in determinate situazioni perché rischiano di finire loro sotto accusa. A mio avviso, dunque, un incremento di forze dell’ordine non basta se prima non cambiano le leggi sull’immigrazione e le conseguenze che può avere chi non le rispetta».

Il Comune di Ventimiglia è sempre stato, e continua ad esserlo, solidale con le persone più fragili. Anche questo deve cambiare?
«Assolutamente no. E’ giusto e doveroso restare umani e aiutare le persone che hanno realmente bisogno. In circa un anno, insieme ai volontari e alle parrocchie presenti a Ventimiglia, abbiamo aiutato più di cento famiglie di migranti: si tratta soprattutto di nuclei familiari siriani, curdi, pakistani e afghani. 
La nostra città è solidale e sono contento che lo sia: mi fa onore, da sindaco, far parte di una società che sa accogliere e convivere con persone che provengono da realtà diverse. Sono molti, negli anni, gli stranieri che si sono perfettamente integrati nel tessuto cittadino, apportando un grande contributo culturale, umano e lavorativo. Ora però è necessario fare dei distinguo».

Che genere di distinzioni?
«Come dicevo prima, un conto sono le famiglie che arrivano e necessitano di aiuto. Un altro sono i migranti economici che risultano irregolari. Molti di loro scappano da situazioni difficili, non lo metto in dubbio, e sono in cerca di un futuro migliore. Ma non possiamo essere noi a pagarne le conseguenze. Quella che stiamo vivendo, ormai, è un’invasione: chi ha davvero bisogno è – lo dicono i rapporti stilati dalle istituzioni preposte – il 20 per cento di chi arriva. Non possiamo continuare a lasciare che Ventimiglia sia l’ultima tappa, il collo di un imbuto».

Se si dovesse decidere di aprire un centro di accoglienza a Ventimiglia sarebbe d’accordo? «Sono assolutamente contrario e mi batterò perché questo non accada, come ho detto nell’incontro che abbiamo avuto a fine settembre con il Capo del Dipartimento delle Libertà civili e dell’Immigrazione Michele di Bari e con il prefetto Alberto Intini. Ventimiglia ha già dato tanto, troppo. Il campo di transito si era trasformato in una sorta di albergo, dove i migranti restavano per mesi: aveva dunque smesso di svolgere la funzione per cui era stato istituito ed è per questo che la Prefettura ha deciso di chiuderlo. In quell’occasione, con il Prefetto di Bari, che si è dimostrato molto disponibile e attento alle nostre problematiche, abbiamo anche parlato di ripristinare il servizio di respingimenti con i pullman verso altri CAR in Italia così come c’era fino a 3 anni fa con la Riviera Trasporti. La presenza di migranti nella città è sempre piuttosto alta e Ventimiglia non può continuare a pagare questo prezzo».

 

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