In difesa della sanità pubblica

Fondi europei e Ospedale Unico per la provincia di Imperia, la riflessione di Rifondazione Comunista

Circolo Sanremo-Taggia Valeria Faraldi Partito della Rifondazione Comunista e Federazione Provinciale Partito della Rifondazione comunista: «Le ragioni del no a questo sciagurato e costosissimo progetto»

Soccorso ospedale generica
- Foto d'Archivio

Imperia. «La Giunta Regionale guarda, con sempre più interesse, ai fondi europei del Recovery Found (230 milioni di euro) in vista di una accelerazione del progetto di Ospedale Unico per la provincia di Imperia da costruirsi a Taggia. Evidentemente è la prova che le altre tipologie di finanziamento rincorse affannosamente a partire dal 2007 e cioè il Project Financing, l’alienazione di tutti gli attuali presidi ospedalieri compresa Villa Spinola e infine l’investimento Inail sono falliti. Ma ciò che soprattutto è fallita è l’idea di costruire un unico ospedale con la chiusura e svendita dei presidi di Sanremo e Imperia con il presidio di Bordighera attualmente ridotto ad un semplice PPI (Punto di primo intervento) ceduto ai privati.

Ma vediamo di contestualizzare le ragioni del no a questo sciagurato e costosissimo progetto. Meno posti letto per acuti e insufficienti posti letto per la riabilitazione, un solo Pronto Soccorso fra Olivetta San Michele e Albenga ( quest’ultimo già declassato a PPI) con i grandi problemi di viabilità e collegamento tra costa ed entroterra. Il sito di costruzione in zona a rischio esondazione accanto al torrente Argentina, con ulteriore cementificazione e impermeabilizzazione del terreno; un mancato sviluppo della sanità territoriale per avvicinare le cure al domicilio specie per una popolazione che è tra le più anziane in Italia; il Palasalute a Sanremo privo di parcheggi e tutt’ora inutilizzato; il Palasalute di Imperia che chiude ogni volta che viene dichiarata “allerta gialla” per rischio allagamento visto che è stato costruito sul torrente Caramagna, incremento delle privatizzazioni vedi il S.Charles di Bordighera, il Padiglione Barellai a Costarainera e ora da parte dell’amministrazione matuziana la vendita della propria RSSA ( Residenza socio sanitaria per anziani) Casa Serena, la cessione ai privati di parte delle attività di laboratorio analisi e di radiologia.

Le lunghe liste di attesa per esami strumentali, visite specialistiche e interventi chirurgici in elezione oppure le tante ore di attesa nei pronto Soccorso o la difficoltà di trovare posti letto di riabilitazione dopo la degenza in ospedale sono le vere criticità della nostra provincia che non sarebbero assolutamente risolte dalla costruzione di un ospedale unico. Quell’importante somma di denaro pubblico (poco meno di 300 mln di euro) dovrebbe essere investita nell’assunzione di personale sanitario per potenziare le attività territoriali e di medicina preventiva, per abbattere le liste di attesa, per evitare le fughe di pazienti fuori asl o fuori regione, per la formazione professionale.

L’Agenzia Regionale Alisa ha intenzione di imitare il sistema sanitario lombardo e il suo modello ospedalocentrico, con tutte le inadeguatezze che ha mostrato nella gestione del Covid-19. La sanità pubblica deve avere come unico scopo la salute dei propri cittadini, evitando che si generino sproporzionati profitti sulla gestione dei malati.

Privatizzare la sanità significa ammettere da parte degli amministratori pubblici la loro incapacità ad organizzare e far funzionare servizi sanitari di qualità, significa dover pagare di più in convenzione e dipendere sempre di più dal privato per un qualunque servizio. La privatizzazione significa anche sfruttare il personale con contratti capestro ed a tempo determinato senza la tutela di un contratto unitario nazionale.

Ogni cittadino che paga le tasse ha il diritto di ricevere in cambio il servizio per cui ha pagato e dall’istituto a cui ha pagato. Solo in Italia le aziende private che operano nella sanità hanno margini di profitto del 15% contro il 7 % in Germania, senza obbligo di reinvestire in tecnologia o in personale e senza l’obbligo di gestire i Pronto Soccorso o reparti come Chirurgia e Traumatologia d’urgenza. Per questi motivi Rifondazione Comunista da sempre è in difesa della sanità pubblica»affermano il Circolo Sanremo-Taggia Valeria Faraldi Partito della Rifondazione Comunista e la Federazione Provinciale Partito della Rifondazione comunista.

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