Il reportage

Nizza rivive l’incubo terrorismo, la storia di Emidio: il cameriere italiano scampato a due stragi

Parla un ristoratore: «E' arrivata la polizia e ci ha fatto chiudere, siamo piombati nel panico»

Nizza. A pochi metri dalla strage, per due volte. E’ la storia di un giovane cameriere italiano, Emidio, che come tanti da qualche tempo si è trasferito in Costa Azzurra per trovare lavoro. Quattro anni fa, nel ristorante di piazza Massena, ha visto arrivare di corsa persone terrorizzate: erano i superstiti dell’attentato del 14 luglio che ha sconvolto Nizza. «Eravamo al ristorante – racconta – Abbiamo saputo quello che era successo solo dopo, quando la gente ha iniziato a riversarsi all’interno del locale, terrorizzata, per trovare un rifugio».

Oggi la storia si ripete. Un altro lupo solitario, Brahim A., 21 anni, che ha colpito nel cuore della città. Tre le vittime: un uomo di 45 anni, il sagrestano della basilica di Notre Dame, decapitato. Una donna di circa 70 anni e una più giovane, di circa 40 anni, che ha cercato di salvarsi, correndo verso un bar davanti alla chiesa, ma è morta per le gravi ferite riportare. Tutte le vittime sarebbero state colpite con un’arma bianca, un coltello, mentre il giovane tunisino è stato fermato poco dopo dalla polizia che gli ha esploso addosso quattro colpi di pistola, senza però ucciderlo. L’attentatore è in prognosi riservata in ospedale, dove i medici lo hanno operato.

«Abito proprio sopra a dove è successo – racconta Emidio -. Ero uscito per fare un giro in bici intorno alle 7 del mattino, quando sono tornato la strada era chiusa dalla polizia. Non sono potuto rientrare a casa, non sapevo ancora nulla. Poi ho letto la notizia».

Anche Francesco, titolare del ristorante “Il Paesello”, a pochi metri dal luogo della strage, non si è accorto di nulla: «Ero dentro al locale con il cuoco – dice – Intorno alle 9 è arrivata la polizia, ci ha detto di chiuderci dentro e non uscire perché era successo un grave fatto. Non sapevamo nulla. Subito siamo andati nel panico, perché non capivamo cosa fosse accaduto, nessuno diceva nulla. Poi abbiamo capito che dentro al locale eravamo al sicuro». Quando dopo qualche ora il ristorante ha riaperto, la gente ha iniziato ad entrare, raccontando diverse versioni dell’accaduto: «C’era chi diceva che era stata trovata una borsa con dell’esplosivo», racconta Francesco. Ma sulle indagini al momento c’è il massimo riserbo. Quello che sembra certo è che Brahim A. era arrivato da poco a Nizza, dopo essere sbarcato a Lampedusa. A confermarlo è staro il deputato della regione di Nizza, Eric Ciotti, che ha chiesto di «sospendere qualsiasi flusso migratorio e qualsiasi procedura di asilo, in particolare alla frontiera italiana».

Il centro di Nizza è blindato. Presente anche l’esercito, con i militari che affiancano i colleghi della gendarmerie per chiudere le strade. Gli uomini della scientifica sono al lavoro da questa mattina: effettuano rilievi dentro la basilica e nelle vicinanze, per ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto.

«Siamo sconvolti. Sotto choc». I residenti del quartiere dove è avvenuto l’attentato non dicono altro. Ripetono meccanicamente poche parole: «Siamo sotto choc, non è possibile», mentre guardano verso Notre Dame, seguendo i movimenti della polizia. Null’altro da aggiungere, ogni commento è superfluo. E’ bastato un attimo per far ripiombare Nizza nel terrore. D’altronde lo stesso sindaco Christian Estrosi poco dopo la strage ha affermato: «Si è trattato di un attacco terroristico».

A Nizza è arrivato anche il presidente francese Emmanuel Macron, ha visitato la basilica, parlato con la polizia e con le autorità locali. «Ancora una volta il nostro paese è stato ferito da un attacco terroristico islamista», ha affermato prima di annunciare  il passaggio da 3mila a 7mila militari dell’operazione ‘Sentinellè, impegnati nella sorveglianza armata antiterrorismo.

Stando a quanto riportato da fonti degli apparati di sicurezza, il killer di Nizza sarebbe arrivato in Italia il 20 settembre e il successivo 9 ottobre sarebbe stato trasferito in un Centro per migranti a Bari, dopo la quarantena obbligatoria per tutti coloro che sbarcano. L’uomo ha poi lasciato il centro ed ha raggiunto la Francia, dove ha colpito.

 

 

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