L'intervento

Covid, Nursing Up: «Pericolosa la proposta del presidente di Regione Liguria di assumere infermieri non laureati»

«Fuori dal mondo le dichiarazioni social di Giovanni Toti, solo un infermiere laureato può sostituire un altro infermiere nelle sue responsabilità quotidiane nel SSN»

coronavirus medici

Genova. «L’emergenza nelle corsie in Liguria, con il riesplodere dei contagi, ha toccato livelli oltre la norma. Le immagini delle barelle ammassate al pronto soccorso del San Martino di Genova, dei giorni scorsi, ci hanno lasciato sgomenti. Come se non bastasse a farci sobbalzare dalla sedia ci ha pensato nelle ultime ore il presidente di quella Regione, Giovanni Toti, con alcune dichiarazioni sui social che ci lasciano davvero l’amaro in bocca».

Così Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, commenta le recenti esternazioni del Governatore della Liguria in merito a un piano strategico per fronteggiare l’emergenza pandemia, non soltanto nel suo territorio di competenza.

«Se Toti pensa di contrastare l’emorragia di infermieri e di personale sanitario, che affligge in particolare le aree Covid, reclutando ragazzini, giovani al terzo anno non ancora laureati e quindi non in possesso di alcuna abitazione per interagire con il malato, noi vorremmo chiedergli se in un frangente tanto delicato, lui affiderebbe mai la sua vita o quella di un suo stretto parente nelle mani di un “quasi infermiere”, una persona in ogni caso non abilitata.

Ma “i colpi di genio” del presidente Toti non finiscono qui. Il Governatore ipotizza che le funzioni degli infermieri possano anche essere delegate in parte ad altri operatori sanitari. Caro Toti, è così che pensi di snellire le nostre responsabilità? E’ così che pensi di agevolarci? Vorremmo ricordarti che la nostra mission è delicatissima, che le funzioni che possono svolgere gli operatori sanitari in genere sono già regolamentate e soprattutto che tra questi il ruolo dell’infermiere è unico, particolarissimo, e solo un infermiere laureato può sostituire un altro infermiere nelle sue responsabilità quotidiane nel SSN.

Mi sento di rispondere prima di tutto come infermiere, ed avendo speso una parte della mia carriera professionale in un reparto di rianimazione vorrei chiederti, a nome di tutti i colleghi italiani se conosci, ma solo per citare un caso ad esempio, cosa significa, effettuare una delicata bronco-aspirazione. Sto parlando di una manovra di competenza infermieristica, caro Presidente, di norma rischiosa per il paziente, perché comporta una fase di ipossia, un’alterazione dei parametri vitali e, se è sveglio, provoca anche considerevole fastidio e/o dolore; ma è anche rischiosa per il rischio di stimoli vagali, che possono portare addirittura all’arresto cardiaco e anche per la grande dispersione di droplets e quindi ad elevato rischio di contagio per l’operatore che la va ad eseguire.

Mi fermo qui, caro Presidente, e non perché possa considerarsi esaurito l’alveo dei rischi che il paziente corre e, conseguentemente la responsabilità che l’infermiere si assume sulle sue proprie spalle esercitando la propria professione, ma perché ritengo che questo, tra i tanti altri esempi selezionabili, renda bene il senso dell’enorme responsabilità che pesa sulle spalle di ogni infermiere.

Caro presidente, la guerra contro il “mostro Covid”, una battaglia così delicata e dall’esito incerto, appena ricominciata e riesplosa con veemenza, non è affatto uno scherzo. Parlare seduto su una sedia, pensando di risolvere i problemi della tua Regione con questi “colpi di genio”, non è certo una soluzione. Ma questo discorso vale per tutti i componenti della nostra classe politica» – afferma De Palma.

«Adesso, uscite dalle vostre stanze ed andate nei reparti degli ospedali – dice De Palma con determinazione –rendetevi conto dello sforzo immane, dei rischi che vivono sulla loro pelle, gli infermieri italiani. Quelli che mi contattano tutti i giorni perché in Lombardia sono costretti a essere dirottati da un reparto all’altro con turni massacranti, quelli che in Campania affrontano il “mostro in agguato” con un contratto a tempo, parliamo di precari che smetteranno di lavorare il prossimo mese di dicembre, quelli che in Sardegna non hanno nemmeno il tempo di andare in bagno e decidono gioco forza di indossare un pannolone».

«Senza dimenticare che tutti, indistintamente, invece di spendere parole a vuoto, a qualunque livello, dovreste sostenerci nel puntare all’unico e solo obiettivo che conta in questa emergenza: la tutela della salute pubblica del cittadino» – conclude De Palma.

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