Resilienza

Apricale, per servire la cena la porta in albergo: l’escamotage del ristorante “Da Bacì” per sopravvivere al Covid fotogallery

Una cena tête-à-tête in buona compagnia per regalarsi un momento di relax senza rinunciare al piacere della buona cucina

Apricale. L’unione di forze, la collaborazione, come arma per resistere, stare a galla. Tentare di sopravvivere mettendoci tutto l’entusiasmo, la passione, la professionalità e l’amore per il proprio lavoro e per il proprio paese. E’ quanto ha fatto Alessandro Telli, titolare e chef del ristorante “Da Bacì“, che sorge nel cuore del borgo medievale di Apricale, in val Nervia.

Per resistere a quanto disposto dall’ultimo dpcm del premier Giuseppe Conte, che impone lo stop alle 18 del servizio ai tavoli per ristoranti e bar, condannando di fatto i locali a perdere gli introiti delle cene, il ristoratore ha studiato un escamotage del tutto legale, mettendo in rete la sua prelibata cucina con l’albergo diffuso “Munta e Cara” di Manuela Pilone ad Apricale: una quarantina di camere splendidamente arredate in cui i camerieri serviranno agli ospiti i piatti dello chef, tra cui non può mancare il famoso zabaglione con le pansarole, dolce tipico del paese. «Visto che siamo anche il ristorante dell’albergo – spiega Telli – Abbiamo deciso di unire le forze offrendo ai clienti un pacchetto che comprende una notte in albergo, per due persone, con cena e colazione in camera la mattina successiva: il tutto nel rispetto di quanto previsto dal decreto governativo».

Il “coprifuoco” per bar, ristoranti e pasticcerie alle 18 colpisce prevalentemente i ristoratori dell’entroterra: piccoli borghi con poche centinaia di abitanti, quasi tutti anziani, che di certo non costituiscono la clientela abituale. «Noi viviamo di turismo – racconta il ristoratore – Senza quello siamo morti. E lo dimostra oggi la piazza: l’avete mai vista così vuota? E’ desolante». Se la vita non è certamente semplice per un locale di una cittadina costiera, almeno c’è la speranza di avere qualche cliente a pranzo e la possibilità di vendere pietanze da asporto: possibilità che, tra gli splendidi carruggi di Apricale, è praticamente inesistente. Difficile pensare che qualcuno macini chilometri, la sera, per acquistare un piatto che poi dovrà portare a casa, ormai freddo, prima di poterlo assaporare.

Imperativo, è allora, sopravvivere. «Nei mesi della chiusura pensavo a come poter affrontare le spese, a come aiutare i miei dipendenti, i miei ragazzi, che per me sono una famiglia e che della cassa integrazione hanno ricevuto poco e niente – dice Telli -. Abbiamo riaperto, a luglio c’è stato pochissimo, quasi niente, ad agosto abbiamo lavorato tanto e questo mi è servito per pagare le spese che si erano accumulate con la chiusura. Ora un’altra batosta. Non posso stare con le mani in mano e così ho pensato a come sopravvivere: noi ci proviamo, dobbiamo farlo per non far morire Apricale».

E così anche per il cliente l’esperienza di una cena fuori potrà trasformarsi in un’avventura romantica: una cena tête-à-tête, nell’intimità di una stanza dalle pareti in pietra, con finestre che affacciano sul borgo o direttamente sui monti che lo circondano, e per i più esigenti la possibilità di un bagno con vasca idromassaggio per un relax assicurato. Un modo per fuggire alla quotidianità, evadere dallo stress del lavoro e, perché no, per dimenticare, come in una bolla sospesa nel tempo, le difficoltà che tutto il mondo sta vivendo a causa del Covid-19. Il tutto senza rinunciare a una buona cena in dolce compagnia. Insomma, gli ingredienti per sopravvivere ci sono tutti. Anzi. Grazie all’inventiva e alla tenacia di un imprenditore che non vuole gettare la spugna, i clienti-avventori potranno anche assaporare il piacere del vivere.

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