Il colloquio

Emergenza idrica nel Dianese. Pilati: «Basta promesse elettorali. Il problema va risolto entro l’anno»

Solo nel pomeriggio di ieri, dopo due giorni di fuoco, gli albergatori hanno finalmente tirato un sospiro di sollievo

americo pilati

Diano Marina. «Il problema deve essere risolto, definitivamente, entro la prossima estate. Non è più il tempo di passeggiate elettorali e promesse: servono certezze». Americo Pilati, presidente regionale di Federalberghi, è perentorio: la situazione dell’acquedotto colabrodo che ogni stagione lascia a secco i rubinetti del Golfo Dianese (e non solo) deve essere risolta, una volta per tutte.

Solo nel pomeriggio di ieri, dopo due giorni di fuoco, gli albergatori hanno finalmente tirato un sospiro di sollievo, con l’acqua che è tornata a scorrere regolarmente nelle strutture, ancora piene di turisti nonostante i problemi legati all’emergenza Covid-19.  «Sono pochi i turisti che hanno lasciato le strutture per l’emergenza idrica – ha detto Pilati -. La maggioranza degli ospiti ha sofferto con noi, capendo che abbiamo fatto il possibile per eliminare i disagi. Ma se al cliente che per la prima volta visita la nostra provincia si può dire che si è trattato di un’emergenza improvvisa, la stessa cosa non vale a chi trascorre ogni estate le vacanze in Riviera. Mi ha fatto molto male sentire i commenti dei clienti abituali che hanno detto: “Qui le cose non cambiano mai”. E’ una sconfitta, e sta a significare che la prossima volta, magari, andranno altrove».

La rottura di circa dieci metri di conduttura dell’acquedotto Roja, avvenuta all’1,40 di martedì 8 ottobre, ha lasciato senz’acqua mezza provincia: da San Lorenzo al Mare fino alla frazione Rollo di Andora. Ci è voluto un giorno intero perché i tecnici di Amat, la municipalizzata che gestisce il servizio idrico nel capoluogo di provincia, riparassero la falla. Ma la situazione è stata pesante anche nei giorni successivi, soprattutto per il comune di San Bartolomeo al Mare. A causa dell’abbassamento della pressione, nel pomeriggio di ieri si sono infatti bruciate le pompe in Area Camper, grazie alle quali l’acqua viene portata alle frazioni di Poiolo e Chiappa. I tecnici di Rivieracqua si sono messi subito al lavoro, ma sono occorse diverse ore per stabilizzare la situazione. Nel frattempo, cittadini, albergatori e turisti sono andati avanti e indietro a riempire secchi dalle autobotti, come in tempo di guerra.

Una situazione non più tollerabile, specie in un Ponente che vive di turismo. «Non sopporto più tutte le parole di questa campagna elettorale: sentire che un candidato va lì e poi là, e incontra Tizio e l’altro Tizio è controproducente, in primis per il candidato stesso – dichiara Pilati -. L’unica cosa che voglio sentir dire è che per il prossimo anno il problema è risolto: questo, e solo questo, è parlare di turismo».

Non manca un “mea culpa” da parte del rappresentate dell’associazione di categoria: «La colpa più grave è la nostra – afferma Pilati – Abbiamo accettato supini questa situazione. Alcuni hanno anche provato a far notare queste cose, senza successo. Non c’è niente di più importante dell’acqua: sembra un’affermazione ovvia, ma qui da noi non lo è. In Ruanda ci sono i pozzi, noi non abbiamo neanche quelli: siamo il terzo mondo assoluto».

Non sono mancate steccate, da parte del presidente di Federalberghi, contro i politici del territorio che con le loro dichiarazioni sul tema acquedotto hanno riempito le pagine dei giornali. In primis, l’attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola che si è scagliato contro Rivieracqua, ricevendo “picche” dai commissari della società pubblica. Senza mai averlo nominato, Pilati ha lasciato intendere che la colpa della situazione attuale (e passata) è pure dell’ex ministro e di tanti altri: «Basta proclami, basta paginate sui giornali che sono semplicemente vergognose – conclude Americo Pilati – E’ solo un modo per farsi pubblicità, ma la gente non è carne da macello, la gente sa che quelle persone hanno governato la provincia di Imperia per anni, sa a chi dare le colpe». 

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