Il commiato

Giuseppe Lodeserto lascia Imperia per dirigere la Squadra Mobile di Livorno

A sostituirlo il collega Giovanni Franco, con il quale Lodeserto ha collaborato alla Mobile

riviera24 - Giuseppe Lodeserto

Imperia. Il dirigente della Squadra Mobile, Giuseppe Lodeserto, lascia dopo sei anni la Questura di Imperia per dirigere la Squadra Mobile di Livorno. Ad annunciarlo è lo stesso Lodeserto, che ha affidato alla propria pagina Facebook un lungo messaggio di saluto ai colleghi, agli amici, e alla città di Imperia dove ha portato a termine numerose attività investigative. A sostituire il dirigente sarà il collega Giovanni Franco.

«Dopo oltre 6 anni, è giunto il momento di salutare questa meravigliosa terra, che mi ha fatto diventare marito e padre, uomo “maturo” (quando sono arrivato ero “sbarbatello”, ora ho barba e capelli bianchi) e poliziotto più “strutturato” – scrive Lodeserto -. In un certo senso, per me sarà un “tornare a casa”, in Toscana, la regione in cui sono nato e mi sono poi formato professionalmente: dal prossimo 1° settembre, infatti, con grande soddisfazione – accompagnata inevitabilmente dalla “nostalgia” per ciò che lascio nella provincia di Imperia – assumerò l’incarico di dirigente della Squadra Mobile a Livorno».

I ricordi. «Questi anni in terra ligure sono stati intensi, ricchi di gioie e soddisfazioni ma anche, talvolta, di dolori, preoccupazioni, amarezze e delusioni… alti e bassi… è la vita, del resto… ma i ricordi delle esperienze e delle persone stupende che mi hanno accompagnato in questa avventura sono certamente prevalenti rispetto a quelli dei momenti “bui”: amicizie profonde che si sono instaurate e consolidate, nate sia nella “vita privata” che nei contesti professionali in cui ho operato; rapporti, con le persone con cui sono venuto a contatto in ragione del mio lavoro, che ho sempre cercato di creare in modo “positivo”, basati su correttezza, cordialità, spirito di collaborazione e parallelamente su costanti attenzione all’equilibrio ed impegno ad essere – ed anche apparire – un irreprensibile “servitore dello Stato” ed in definitiva degli abitanti di questa provincia, alcuni dei quali mi hanno “seguito” e sostenuto con i loro apprezzamenti finanche inviandomi, a conclusione di alcune operazioni di polizia giudiziaria, sentite lettere di ringraziamento, addirittura manoscritte, che porterò con me e conserverò gelosamente. È soprattutto a loro che chiedo scusa se non sempre sono stato all’altezza della situazione, è principalmente per loro che gioisco per i successi ottenuti. Grazie anche a quegli operatori della comunicazione che hanno fatto il proprio lavoro con la massima professionalità, rispettando i “ruoli” e comprendendo che la mia “parsimonia” nel comunicare le informazioni è stata dettata dalla prioritaria necessità di non violare il segreto d’indagine a cui sono tenuto e che ho sempre doverosamente messo in primo piano, pur di fronte alla “tentazione” – peraltro legittima – di valorizzare anche mediaticamente il lavoro della Polizia di Stato, specie quando, dopo mesi e mesi di duro lavoro, è stata portata a termine qualche “bella” indagine».

La squadra. «Non è questa la sede per ricordare le operazioni di polizia giudiziaria concluse positivamente, ma i momenti più “esaltanti” li ho vissuti proprio in occasione di queste attività, insieme ai “miei” uomini: passando ininterrottamente giorni e notti a lavorare in ufficio, magari a “interrogare” qualcuno e a scrivere verbali; nei servizi “per strada”, in attesa di “mettere le manette” a qualche trafficante di droga o di esseri umani o davanti a qualche edificio o veicolo dato alle fiamme; sdraiato tra l’erba, nei campi, col binocolo in mano a coordinare un “blitz”; girando per i peggiori quartieri di Marsiglia accompagnato dai reparti speciali francesi armati della qualsiasi; nelle riunioni all’estero, a contatto con vertici di polizie e magistrature di varie parti del mondo, e nei momenti conviviali “connessi”, dalla bistecca nel ristorante argentino di Amsterdam al creme caramel gigante sulla “Rue Massena” di Nizza, fino alle “pizzate” coi colleghi – anche di altri uffici – al termine di operazioni di polizia che spesso di protraevano fino a tarda notte. Sono stati anni intensi anche nelle attività diverse dalla polizia giudiziaria e che mi hanno portato a contatto con altre istituzioni (in primis, la Prefettura), enti ed associazioni, con cui si sono instaurati rapporti di collaborazione proficui ed improntati alla risoluzione delle problematiche (talvolta complicate) di volta in volta emergenti e/o alla predisposizione di iniziative ed eventi di pubblico interesse».

Dal Festival all’emergenza migranti. «Né potrò dimenticare i peculiari servizi di ordine pubblico in occasione del Festival di Sanremo e per la gestione della c.d. “emergenza migranti” a Ventimiglia… esperienze uniche che porterò sempre nella mia memoria e nel mio cuore».

Il grazie. «Un forte ringraziamento lo devo ai magistrati ed ai colleghi (“graduati” e non) delle altre forze dell’ordine, con la stragrande maggioranza dei quali i rapporti sono sempre stati eccellenti sia dal punto di vista professionale che sotto l’aspetto umano; con alcuni di loro si sono creati, nel tempo, rapporti di vera e propria amicizia che certamente la distanza non scalfirà.
Non posso poi non ringraziare i Questori che in questi anni si sono succeduti – da ciascuno dei quali ho imparato qualcosa che ha contribuito alla mia formazione professionale nel senso più completo del termine – ed i miei colleghi funzionari, che hanno condiviso con me “gioie e dolori” del nostro quotidiano servizio alla collettività e dei quali ho sempre potuto verificare l’onestà e l’impegno a concorrere, lavorando con passione, al bene comune. Un sentito ringraziamento per quello che ha fatto in questi anni – e fa quotidianamente – va poi a tutto il personale della Polizia di Stato della provincia: della Questura, dei Commissariati di Sanremo e Ventimiglia, degli uffici delle specialità e del C.C.P.D.; senza dimenticare l’Associazione Nazionale Polizia di Stato, sempre presente e costante punto di riferimento non solo nelle occasioni “istituzionali”, ma anche in momenti conviviali nel corso dei quali ho potuto ammirare la concreta manifestazione di valori di amicizia e “senso delle istituzioni” che ho sempre cercato di tenere a mente quale insegnamento da far mio e trasmettere ai “miei” uomini. Senza voler togliere nulla a nessuno, il più profondo ringraziamento sento di rivolgerlo proprio a questi ultimi, alle Donne e agli Uomini della Squadra Mobile (anche quelli ormai “pensionati”), con cui in questi anni ho passato certamente – e di gran lunga – più tempo che con la mia famiglia: al di là delle simpatie personali e delle affinità caratteriali, ciascuno, nei limiti delle proprie capacità, mi ha dimostrato di considerare l’appartenenza alla Squadra un onore ed un privilegio, fornendo disponibilità h 24 e 7 giorni su 7, spesso sottraendo prezioso tempo alla vita privata ed alle famiglie. Anche con molti di loro, il rapporto non è stato solo “professionale”, ma si sono creati legami che difficilmente il tempo e la distanza potranno incrinare. Ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa, che porterò con me nella mia vita. Ho considerato la Squadra Mobile una vera e propria famiglia, in cui, certo, ogni tanto si può discutere e magari anche litigare, ma sempre ricordando di essere fortemente legati l’un l’altro, senza rancori e sempre per finalità condivise. Credo davvero che i “miei” uomini abbiano inteso allo stesso modo l’appartenenza alla Squadra e sarò loro sempre riconoscente.
Lascio il mio posto al collega e caro amico Giovanni Franco, al quale mi sento legato da un particolare “affetto professionale”, considerato che è stato il mio primo “funzionario addetto” proprio alla Squadra Mobile di Imperia, dove ora torna da “Capo”; a lui faccio un grosso in bocca al lupo per il nuovo incarico, certo che saprà fare molto bene, con l’aiuto dei “suoi” uomini, al servizio di questa comunità! Ad Imperia dico “grazie e a presto!”; ci verrò spesso “da turista” con la mia amata famiglia e sono sicuro che saprò apprezzarla ancora di più e sempre di più!».

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