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Donne e lavoro, il virus ferma la crescita. Consigliera di parità Amoretti: «Reinventiamoci»

Tra aprile e giugno 2020 si contano oltre 10mila imprese femminili in meno. Cresciuta anche la disoccupazione

Resilienti, tenaci, pronte anche più degli uomini a rimettersi in gioco, eppure sono quelle che hanno sofferto maggiormente la crisi pandemica. Sono le donne e le imprese al femminile, settore che di fronte all’emergenza sanitaria potrebbe pagare un conto altissimo.

Secondo il IV Rapporto sull’imprenditoria femminile di Unioncamere tra aprile e giugno 2020 le iscrizioni di nuove aziende guidate da donne sono oltre 10mila in meno rispetto allo stesso trimestre del 2019. Un calo pari al -42,3%, superiore di 7 punti percentuali a quello registrato dalle attività maschili (-35,2%). Per effetto di questo rallentamento, a fine giugno l’universo delle imprese femminili conta quasi 5mila unità in meno rispetto allo scorso anno.

Lo stesso quadro è dipinto dall’Istat. Nel Rapporto annuale 2020 stilato dall’Istituto nazionale di statistica, i dati sul mercato del lavoro mostrano un aumento della disoccupazione femminile dopo il lockdown: -0,7% contro -0,1% degli uomini, pari rispettivamente a -65mila e -19mila.

Come spiega a Mattino24 Laura Amoretti, consigliera di parità in Regione Liguria, «La pandemia ha pesato gravemente sulle spalle delle donne perché ancora una volta alle donne è stato relegato tutto il lavoro di cura». La chiusura a oltranza di nidi, asili e scuole, insieme all’impossibilità di appoggiarsi a baby sitter o nonni, «ha reso più difficile la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Il grande problema dell’occupazione femminile è il fatto che molte donne tra i 30 e i 40 anni, la fascia di età che coincide con il ruolo di lavoratrice e con quello di mamma, abbandonano il lavoro per problematiche di conciliazione. Quando poi si ripresenta l’esigenza di reinserirsi nel mercato del lavoro, la donna trova problematiche maggiori. Ma in questa fase sono anche solite fare quello che sanno fare meglio: il reinventarsi».

Per la consigliera di parità questa capacità ha permesso alle imprese femminili di crescere a ritmo triplo nell’ultimo quinquennio. «Come attesta Unioncamere – sottolinea – negli ultimi anni il numero delle aziende guidate da donne è cresciuto molto. Il covid-19 ha fermato tutto. Post emergenza molte imprese femminili non hanno riaperto o non sono nate. Io però non voglio pensare che noi donne ci siamo arrese, che l’imprenditoria si sia arresa. Questa è l’occasione di reinventarci ancora e ripartire più forti».

Come fare? «Credo sia necessario creare una progettualità concreta per supportare l’imprenditoria femminile, affinché questa possa continuare a vivere e tornare a rifiorire. Lo si può fare con contributi a fondo perduto e dando finanziamenti soltanto laddove ci sono terreni fertili». Naturalmente senza dimenticare le politiche sociali, che non sono mai abbastanza.

«E stato fatto tanto lavoro per favore il rapporto famiglia-figli e lavoro, – prosegue – ma secondo me il problema è un altro. Basta parlare di conciliazione, facciamo un cambiamento culturale e parliamo di condivisione dei ruoli: io-donna-madre-lavoratrice, tu-uomo-padre-lavoratore». Secondo Laura Amoretti è in questo equilibrio che risiede il successo di una donna, di un uomo, il successo di una famiglia.

In un’ottica territoriale, invece, la consigliera di parità della Liguria sta lavorando all’interno degli Stati Generali delle Donne per rilanciare l’impresa femminile della Liguria. «Qui l’opportunità per ripartire è legata al turismo. Stiamo lavorando a un progetto in collaborazione alle camere di commercio che metta in rete aziende femminili, prodotti e servizi. Il progetto coinvolgerà imprese agricole, B&B, agriturismi etc. e valorizzerà la loro offerta al di fuori della regione».

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