Il duomo

«Salviamo la parrocchia abbandonata di Badalucco», l’appello corre sui social

Dalla chiesa piovono calcinacci, e il nuovo parrocco sta già per andare via

Badalucco. «Salviamo la parrocchia e i parrocchiani, soprattutto. Diversi pezzi di calcinacci si sono staccati dalla parte alta della facciata del Duomo nei giorni scorsi, senza far danni a persone o cose. Davanti al portone della grande chiesa Baücôgna, desolatamente chiusa senza un perché e in modo troppo veloce, restano tracce visibili ma non preoccuparti quanto quelle inerenti l’organizzazione ecclesiastica. Il parroco, infatti, l’ultimo della serie, dopo pochi mesi di permanenza, si prepara alla fuga per il prossimo 15 agosto. Questo abbandono procura sì dei danni, molto più dei detriti. Non ce ne voglia don Rosario, del cui arrivo e partenza da Badalucco nessuno s’è accorto e nessuno s’accorgerà, ma questo andirivieni di preti, a cui Egli partecipa come gli altri, ferisce davvero la parrocchia e il paese intero».

A scriverlo, sulla pagina Facebook Badalucco & i Baucogni è Giso Orengo.

«La chiesa di Badalucco perde i pezzi, letteralmente – aggiunge -. Per i calcinacci esterni, presto (si spera) i ponteggi necessari ad aggiustare e mettere in sicurezza la facciata del nostro magnifico Duomo verranno issati; per quelli “interni”, determinati dalla mancanza di una guida spirituale, chissà se, quando e come, verranno fatti interventi risolutivi al fine di nominare un prete consono alla storia e alla tradizione di Badalucco. Stante la situazione è come se un cumulo di macerie fosse stato lasciato in mezzo alla navata centrale del Duomo, o ai piedi dell’altare maggiore».

E ancora: «L’andirivieni di parroci che si alternano senza pause in sacrestia non fa bene alla comunità religiosa, e manco a quella che religiosa non è. Si dice siano tempi difficili per la Chiesa, ma se ad alti livelli il Papa si fa distrarre da ogni questione sindacale e ambientalista e dimentica di fare ciò che gli compete, ad esempio diffondere il (nostro) Credo, e difendere la Cristianità laddove ve n’è la necessità (vedere il caso di santa Sofia in Turchia), le difficoltà di cui sopra sono del tutto giustificate e spiegabili. Non di meno ai piani inferiori, altre difficoltà, ma non meno importanti, agitano la Diocesi di Ventimiglia, di cui Badalucco fa parte, perché stenta a trovare un assetto giusto, evidentemente, equilibrato e funzionale ad ogni parrocchia. Comprendere certe dinamiche ecclesiastiche non è sempre facile, per questo ci limitiamo alla cronaca che evidenzia almeno quattro dati di fatto che riguardano Badalucco e non solo. Il primo, questo tourbillon di tonache (tuttora in corso) è iniziato con l’insediamento del nuovo vescovo, Sua Eccellenza Antonio Suetta, che ha sconvolto e rivoluzionato la titolarità di ogni parrocchia imperiese in concomitanza a certi accadimenti politici italiani. Il secondo, questo grande avvicendamento collettivo ha prodotto stupore e un senso di abbandono, altrettanto collettivo, che in Badalucco pare evidente più che altrove. Il terzo, all’interno della nostra parrocchia Baücôgna una pedina è sempre rimasta al suo posto: il prete africano, che doveva essere soltanto di passaggio. Il quarto, le mosse dei nuovi preti assegnati a Badalucco sono equiparabili a quelle di un elefante in una cristalleria».

«Fino qua la cronaca che genera domande: perché lasciare una Comunità senza una guida spirituale degna di questo nome? Considerate le tre precedenti nomine andate a vuoto, perché ostinatamente vengono propinati preti poco affini alla storia e alla tradizione del paese? Perché questo “balletto” continuo che toglie l’opportunità e il tempo di apprezzarsi reciprocamente? Perché, poi, penalizzare l’intera Valle Argentina? Negli ultimi anni il prete di Badalucco “copriva” l’intera vallata con notevole dispendio di tempo e di forze, con un aggravio di responsabilità. Cosi è stato per don Antonio Robu e per don Antonio Garibaldi, detto “Nuccio”; ma dopo? Già, chi si è poi occupato della Valle? L’incertezza regna nell’intera Valle Argentina, e ciò destabilizza: perché lo si vuole? Un’idea ce la siamo fatta ma, al momento, tergiversiamo (al momento)».

«Non sappiamo se il Vescovo sia a conoscenza della storia di Badalucco imperniata sulla Fede ed un profondo sentimento religioso, crediamo di sì: di sicuro si sarà fatto un’idea entrando nel nostro Duomo in occasione della festività del nostro Santo Patrono, San Giorgio, (23 aprile); crediamo abbia intuito che le mura che lo hanno ospitato, seppur bisognose di una rinfrescata, trasudino storia, sacrifici, spese e lavori dei tanti Baücôgni che si sono alternati in secoli e secoli lungo questi carruggi: ligi e attenti alle esigenze della Chiesa fin da tempi remoti. Tanta abnegazione verso la Fede e i valori che la sorreggono, tanto spirito di sacrificio non possono oggi essere dimenticati o scartati come se nulla fosse. Badalucco merita di meglio della situazione attuale, merita un prete adatto e consono alla sua storia (che poi è quella della Chiesa)».

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