La lettera

“20 shoes against racism”, le Sardine Ponentine chiedono a Conte abrogazione del Decreto Salvini e approvazione di Ius Soli e Ius Culturae

Tra i firmatari Libera Contro le Mafie, Amnesty International, Anpi, Arci, Unione Sindacale di Base, Aifo, Rete Sanremo Solidale, Pigna Mon Amour, Popoli in Arte, Penelope, Non Una di Meno, Mappamondo

riviera24 - Assemblea generale delle Sardine Ponentine

Sanremo. In seguito al flashmob “20 shoes against racism“, che si terrà il 20 giugno, le Sardine Ponentine invieranno al presidente Giuseppe Conte una lettera in cui si richiede l’abrogazione del Decreto Salvini e l’approvazione di Ius Soli e Ius Culturae.

«Facciamo appello a tutte le associazioni locali, nazionali e internazionali di unirsi alla lista dei firmatari che hanno sottoscritto il documento, in modo tale da conferire maggior peso alla richiesta. Chi fosse interessato, ci contatti via mail a: 6000sardineponentine@gmail.com. Tra i firmatari che hanno già aderito:

Libera Contro le Mafie, Amnesty International, Anpi, Arci, Unione Sindacale di Base, Aifo, Rete Sanremo Solidale, Pigna Mon Amour, Popoli in Arte, Penelope, Non Una di Meno, Mappamondo e molte altre che si stanno progressivamente unendo»

Il testo della lettera: «Al fine di intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti, e contribuire alla pace e alla sicurezza dei rifugiati, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto di celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato il 20 giugno di ogni anno, con la Risoluzione n. 55/76 adottata durante l’81a riunione plenaria del 04 dicembre 2000, per commemorare l’approvazione, avvenuta nel 1951, della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

La ricorrenza venne quindi celebrata per la prima volta il 20 giugno 2001, e da allora ogni anno successivo.
Quest’anno cade in un periodo del tutto particolare ed imprevisto, caratterizzato dalla prima pandemia che si sviluppa dopo un secolo dall’ultima manifestatasi, ed al termine di un periodo in cui credevamo che il progresso della scienza sarebbe stato inarrestabile, allungando e migliorando indefinitivamente tanto la speranza, quanto la qualità della vita umana.

Ma questo progresso, così come lo abbiamo concepito finora, si è arrestato, e tanto il nostro pianeta, quanto noi stessi, mostriamo sintomi sempre più evidenti di sofferenza, tanto personale, quanto sociale ed economica.
In questa situazione, la condizione di chi è costretto a lasciare il proprio Paese a causa di guerre, conflitti etnici e/o religiosi, carestie, o comunque impossibilità di potersi costruire un futuro confacente alle proprie aspettative, se possibile, diventa ancora più penosa ed insostenibile.

Abbiamo tutti negli occhi le immagini che giornalmente vengono proposte in televisione, di respingimenti, vessazioni, egoismi, ipocrisie che si giocano sulla pelle dei più deboli ed indifesi degli esseri umani, ovvero coloro che sono abbandonati a sè stessi in mezzo al mare, nel guado di un fiume, attaccati ad un filo spinato, ma anche sfruttati nei campi e sulle strade, quando credevano aver raggiunto la terra promessa. Quando il migrante, nostro fratello, è una risorsa anche per noi che lo riceviamo, con la sua carica di umanità, la sua storia, le sue capacità, la sua voglia di fare e di realizzarsi.

Invece di utilizzare al meglio queste nuove risorse, e costruire insieme un futuro condiviso per un Paese, il nostro, che naturalmente e storicamente rappresenta un ponte tra le varie civiltà, l’Italia in questi ultimi anni ha compiuto delle scelte opposte, chiudendosi in sè stesso ed alzando muri ideali, ma che risultano addirittura essere più solidi di quelli reali – che almeno si possono scavalcare – perchè costruiti all’interno delle nostre menti e nel corpo delle nostre leggi, e che se da una parte costringono all’inferno coloro che dall’inferno cercano di fuggire, dall’altro spingono anche noi nell’inferno dell’odio, della discriminazione e dell’incomprensione, spingendoci in definitiva a dividerci al nostro stesso interno, e non riuscire neppure a dialogare tra di noi.

Consapevoli di quali rischi stia correndo la società italiana sotto questi aspetti, fin dal loro primo apparire, con gli originari sei punti programmatici, le Sardine si sono chiaramente ed inequivocabilmente espresse per la abrogazione del c.d. “Decreto Salvini” (Decreto Legge 4 ottobre 2018 n. 113, convertito con modificazioni dalla L. 1 dicembre 2018 n. 132), normativa che presenta ampi profili di incostituzionalità – basti pensare laddove elimina dalla legislazione preesistente l’espressione “per motivi umanitari”, sostituendola con espressioni ben più limitative dei diritti dei migranti, laddove il dettato della nostra Carta Costituzionale, specialmente agli articoli 2 e 10, consente di ritenere che la “protezione umanitaria” possa coprire le situazioni, non identificabili con quelle rientranti nelle ipotesi di rifugio o protezione sussidiaria, ove sia necessario offrire tutela ai diritti fondamentali della persona, garantiti dalla Costituzione, dalle carte sovranazionali e dai trattati internazionali – e che comunque appare in netto contrasto con i superiori principi morali che non devono mai essere disattesi allorquando ci si rivolge ad un altro essere umano.
Richiediamo quindi espressamente che Governo e Parlamento giungano nei tempi più brevi all’abrogazione di questa iniqua normativa.

Un altro appello che le Sardine rivolgono al Governo italiano in questa giornata è rappresentato dalla approvazione di una legge sullo “Ius soli”, e sullo “Ius culturae”, che finalmente riconosca i diritti di cittadinanza in favore di chi nasce in Italia, o comunque in Italia riceve un’educazione: si tratta di bambini, ragazzi, giovani, che nascono in Italia, crescono in Italia, studiano nelle scuole e università italiane, spesso fanno da ponte tra la loro famiglia e la società italiana, e si immettono nella vita adulta con un potenziale di entusiasmo e voglia di fare, contribuendo attivamente alla rinascita morale e materiale del nostro Paese in ogni ambito, sociale, economico ed anche sportivo, ma sono costretti a permanere in uno stato di cortocircuito identitario, tra percezione di sé e status giuridico effettivo.

Non comprendiamo quindi come i relativi disegni di legge non trovino il necessario riscontro da parte del mondo politico più attento alle necessità di sviluppo di un Paese in cui il declino anche anagrafico – cui si aggiunge un’emigrazione, il più delle volte definitiva, di giovani italiani una volta completato il percorso di istruzione – ha raggiunto ormai dimensioni imponenti, e concretamente inarrestabili, a meno che non si vogliano rimettere in discussione tutte le conquiste effettuate, in campo sociale, economico e di eliminazione delle differenze di genere, nel nostro Paese dall’ultimo dopoguerra ad oggi.

Richiediamo quindi altrettanto espressamente che Governo e Parlamento provvedano a dotare anche il nostro Paese di una normativa riconoscente la cittadinanza in base ai principi dello “Ius soli” e dello “Ius culturae”.

Compito delle istituzioni di un Paese civilmente maturo è quello di saperne individuare le necessità future, e perseguirle anche prevenendo la stessa formazione di una maggioranza a tal riguardo in seno all’opinione pubblica.
E’ grazie a questa particolare sensibilità che anche in Italia si è ottenuto – solo per citare alcuni esempi – il suffragio universale tanto maschile quanto femminile, l’adozione delle leggi sul divorzio e sulla riforma del diritto di famiglia, la riforma del diritto del lavoro, e più recentemente, sebbene risultino per certi versi tutt’ora riforme da completare, le leggi sulle unioni civili e sul fine vita.

Le Sardine chiedono quindi oggi allo Stato Italiano di riprendere con nuovo vigore la strada delle riforme sociali, per far sì che anche il nostro Paese entri adeguatamente nel terzo millennio, uno dei cui caratteri sarà inequivocabilmente la definitiva affermazione della totale uguaglianza tra tutti gli esseri umani, senza distinzione alcuna, e correlativa libertà di spostamento e stabilimento».

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