Le dichiarazioni

Ministero dell’Interno dismette servizio elisoccorso in Liguria, Ardenti (Lega): «Pronti a sostenere colleghi Pd e M5S per fare cambiare idea al Governo»

«Scorretto dire inesattezze sostenendo che rompere la convenzione con i Vigili del Fuoco sia una scelta di Regione Liguria»

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Genova. «Se Pd e M5S in Liguria ritengono che nella nostra regione debba continuare il servizio di elisoccorso dei Vigili, vadano a bussare alla porta del Ministro dell’Interno e convincano il loro Governo a non dismettere il servizio. Sono pronto a sostenerli e con me tutti i consiglieri di maggioranza. E’ inutile che, scorrettamente, perseverino a dire inesattezze sostenendo che rompere la convenzione con i Vigili del Fuoco sia una scelta di Regione Liguria». Lo ha dichiarato oggi il vice capogruppo regionale Paolo Ardenti (Lega) che in tal senso oggi in consiglio ha presentato un’interrogazione.

«Ricordo – ha spiegato Ardenti – che il 6 agosto 2018 il Dipartimento Vigili del Fuoco ha comunicato a Regione Liguria la decisione di non consentire più il rinnovo della convenzione per il servizio di elisoccorso. Grazie ai vari incontri con Alisa e l’assessore Sonia Viale, impegnati a non lasciare la Liguria senza tale servizio, il dipartimento ha quindi consentito di farlo proseguire fino a fine 2019. Il 10 Gennaio 2020 lo stesso dipartimento ha poi deciso un ulteriore rinnovo, ma solo fino al 30 giugno 2020».

«Appare evidente – aggiunge – l’intenzione di Regione Liguria, Alisa e 118 Liguria di voler proseguire il rapporto con i Vigili del Fuoco, che tuttavia risulta impossibile per decisione del ministero dell’Interno. Inoltre, ricordo anche che i rappresentanti di Usb Liguria dei VVF avevano denunciato a mezzo stampa che il 28 febbraio scorso si era verificata l’interruzione del servizio di elisoccorso per i giorni 29 febbraio e 1° marzo. La mancanza del pilota nei giorni sopra citati si era creata quando il ministero dell’Interno il 26 febbraio era intervenuto per annullare la missione (autorizzata il 24) di un pilota proveniente da Como. Il fatto grave è che la decisione era stata motivata con riferimento all’ordinanza numero 6 della presidenza del Consiglio dei ministri ‘Misure urgenti nel contenimento del contagio nei Comuni delle Regioni Lombardia e Veneto’ emessa il 23 febbraio. Un’ordinanza che riguardava però le sole zone rosse, mentre Como non risultava in zona rossa».

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