Il reportage

Fase 2, l’estremo Ponente si prepara a ripartire tra dubbi, incertezze e paure

Bar, ristoranti, negozi di commercio al dettaglio: attività in fermento ma senza certezze

Ventimiglia. Aprire sì, ma solo se ci saranno le indicazioni precise per farlo con sicurezza. E’ questo il pensiero dei tanti ristoratori e negozianti dell’estremo ponente ligure che, stando a quanto annunciato dal governatore Giovanni Toti, dovrebbero riaprire il 18 maggio: lunedì prossimo.

Oltre a bar, ristoranti e negozi di commercio al dettaglio e spiagge, ad attendere le linee guida emanate dal Governo, ci sono anche parrucchieri ed estetiste. Mentre per il comparto della ristorazione e del settore balneare, l’Inail ha realizzato, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, un documento tecnico contenente alcuni criteri guida, gli altri settori brancolano nel buio e in molti si chiedono cosa dovranno fare per prepararsi ad accogliere i clienti.

Tornando a locali come bar e ristoranti, la paura principale degli intervistati è quella di non riuscire a mantenere i dipendenti a causa della diminuzione drastica dei posti a sedere. Mentre prima in un locale lo spazio per ogni cliente era di circa 1,2 metri quadrati, stando a quanto previsto dai criteri guida dell’Inail, per ogni persona i metri quadrati dovranno essere 4. Calcolatrice alla mano, la riduzione dei coperti sarà almeno del 70 per cento.

«Non posso di certo chiedere ai clienti lo stato di famiglia». A dirlo è la co-titolare del Bar Home di via Roma a Ventimiglia. Come lei i suoi colleghi, preoccupati di dover chiedere l’autocertificazione alle famiglie. Secondo le previsioni, infatti, potranno sedere allo stesso tavolo soltanto persone che appartengono allo stesso nucleo familiare. «Sta al buon senso delle persone – dichiara la titolare della centralissima gelatiera Coco’s di Bordighera – Noi non possiamo chiedere nulla. Se non arriveranno linee guida entro il weekend, continueremo con il take away: è indispensabile salvaguardare la salute dei clienti e anche tutelare la nostra». 

A essersi attrezzati per il take away sono stati anche il Caffe Mondino di via Vittorio Emanuele a Bordighera e il Sir Thomas di via Hanbury a Ventimiglia. Mentre i gestori attendono di sapere quanti posti a sedere potranno mantenere all’interno dei locali, la preoccupazione maggiore è per i dipendenti in cassa integrazione che soltanto pochi giorni fa hanno visto arrivare dallo Stato il bonifico per il mese di marzo.

Pulizia approfondita e sanificazione in corso anche in via Ruffini, a Ventimiglia, nel negozio Farina Calzature. «Abbiamo pulito dal marciapiede ai singoli ripiani con diversi prodotti specifici – racconta la titolare – Ci stiamo attrezzando. Ho acquistato decine di paia di calzini che poi laveremo a 40 o 50 gradi la sera per riutilizzarli il giorno dopo. Abbiamo anche mascherine e guanti da fornire ai clienti che ne fossero sprovvisti e disinfettanti per mani». Quasi tre mesi di chiusura hanno inciso non poco anche su attività di vendita al dettaglio: «I 600 euro mi sono arrivati – aggiunge la titolare del negozio -. Ma li ho spesi subito per pagare una fattura. Alla mia collaboratrice, che ho dovuto mettere in cassa integrazione, non è arrivato ancora nulla. Qualcosa le ho anticipato io».

Fiducioso l’assessore comunale al Commercio Matteo De Villa: «Ventimiglia è pronta a ripartire – dice -. Come amministrazione abbiamo istituito un tavolo tecnico insieme con i rappresentanti di categoria e i sindacati per conoscere le esigenze effettive degli esercenti e dei cittadini prima di adottare provvedimenti per aiutare il tessuto commerciale».

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