L'analisi

Bordighera, Mara Lorenzi: «Che cosa ci aspettiamo dalla sanità per entrare con fiducia nella fase 2»

«Sarà una fase di equilibrio fragile tra due obiettivi: riaprire e far funzionare la società ed evitare una nuova ondata di contagi ed emergenze»

Mara Lorenzi
- Foto d'Archivio

Bordighera. «La Fase 2 di risposta al Coronavirus sarà il “convivere” con il virus nella società riaperta. Ci entreremo quando la curva dei contagi continuerà a scendere per un determinato periodo di tempo. Sarà una fase di equilibrio fragile tra due obiettivi (i) riaprire e far funzionare la società, e (ii) evitare una nuova ondata di contagi ed emergenze, anche facilitate dalla riapertura. Dovremo tutti mantenere comportamenti prudenti, ma vorremo anche avere alcune certezze di protezione da una sanità capace di reagire alla tragica esperienza della fase 1» – commenta Mara Lorenzi.

«La Regione Liguria e l’Asl si sono prodigati molto in questo periodo per gestire l’ondata di Covid-19. Ma i numeri della Liguria non sono numeri incoraggianti. Oggi, 9 aprile 2020, in Liguria il tasso di letalità per Covid-19 (numero delle persone decedute diviso per il totale di chi ha contratto l’infezione) e’ 13.3%, anche più alto della media Italiana (12.6%), che è la più alta tra tutti i paesi della pandemia.

Gli standard di riferimento per la gestione dell’epidemia a cui oggi tanti esperti guardano sono la Corea del Sud e la Germania, grandi stati democratici che registrano pur nel pieno dell’epidemia un tasso di letalità da Covid-19 al di sotto del 2%. Gli stessi esperti attribuiscono un ruolo chiave all’ingente numero di tamponi effettuati nei due paesi fin dall’inizio dell’epidemia, tamponi che hanno avuto il grande beneficio di identificare casi in fase iniziale, tracciare subito i contatti, isolarli, e trattarli. Inoltre la Germania aveva già in partenza un numero di letti di terapia intensiva 3 volte più alto dell’Italia, e non ha perso un momento nell’ampliare tale numero.

Nel muoverci verso la Fase 2, vorremmo essere rassicurati che la Regione e l’ASL stanno migliorando percorsi e strumenti per centrarne l’obiettivo, convivere con il virus, perciò intercettare il contagio e minimizzare la letalità. A livello ospedaliero auspichiamo un consolidamento di quanto già fatto in questo periodo epidemico: ospedali selezionati per ricevere e trattare malati Covid-19, e in tali ospedali una dotazione di letti di terapia intensiva e di personale sanitario che offra un margine molto ampio di accettazione in caso di una non improbabile recrudescenza del contagio.

A livello di territorio, auspichiamo percorsi ben definiti. Il medico di famiglia – dotato di tutte le necessarie protezioni personali – intercetta attivamente i casi sospetti e ordina tamponi per i sospetti e i loro contatti a rischio. I risultati dei tamponi devono essere velocizzati: più di una ditta sta ottenendo le necessarie autorizzazioni per tecnologie che identificano l’RNA del virus in 45 minuti. Le persone positive che non richiedono ospedalizzazione vengono isolate, ospitandole in strutture dedicate fino a guarigione avvenuta. Evitare il contagio quasi certo di interi nuclei familiari risparmia dal contagio anche un largo raggio di società fuori di casa.

La necessità di tali “strutture di isolamento” diminuirà quando saranno disponibili uno o più farmaci antivirali capaci di ridurre la durata e severità di Covid-19 e di prevenire il contagio (abbiamo farmaci di questo tipo contro i virus dell’influenza). Entro poche settimane conosceremo i risultati di una decina di trials clinici randomizzati e controllati, l’unico modo di far emergere farmaci efficaci che giustificano i rischi di effetti collaterali.

In parallelo è necessario lo screening sierologico nei comuni. Magari a campione, testando un numero di persone in zone che definiscono ambienti diversi nella città, cosi da ottenere una mappatura di zone “vergini” al virus dove le persone non hanno sviluppato anticorpi, e zone in parte immunizzate. Le prime saranno da proteggere in modo particolare, nelle seconde si potranno far ripartire più speditamente attività a largo raggio.

Intanto, con gli stessi test si intercetteranno anche nuovi casi da isolare. La Regione ha iniziato a fare i test sierologici sul personale sanitario, e l’Università di Genova sta lanciando l’indagine sulla popolazione ligure. Già da diverse settimane ho dato la mia disponibilità ad aiutare nella nostra zona per accelerare i tempi.

La chiave per la Fase 2 è avere un sistema, e non trincerarsi più dietro la “novità” da affrontare: oggi sappiamo piuttosto bene che cosa SARS-CoV-2 può fare se lasciato libero di correre; per poter tornare a vivere e produrre dobbiamo organizzarci per intercettarlo appena si muove» – afferma Mara Lorenzi.

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