Il messaggio

“Noi, l’Italia, nel tempo del coronavirus”: la riflessione di Donato Di Ponziano di Civiltà Liberale

«Oggi siamo un Paese in difficoltà, ma sorretto da un grande popolo. Grazie ai medici, agli infermieri, ai volontari, a chi è in prima linea e a chi si impegna senza farsi notare», afferma il presidente dell'associazione

Riviera24- Donato Di Ponziano

Sanremo. La riflessione del presidente dell’associazione Civiltà Liberale, Donato Di Ponziano, in merito all’emergenza coronavirus; un messaggio di speranza lanciato ai cittadini, ma anche un ringraziamento a chi è in prima linea per sconfiggere il Covid-19:

«Noi, l’Italia, nel tempo del coronavirus. É proprio un luogo comune quello che gli italiani si pongano in antitesi alle regole, alle direttive, alla disciplina. É da sempre il giudizio di chi crede sbagliando di conoscerci, di chi ha raccolto di noi gli stereotipi narrati dalle barzellette, dal cinema o dalla letteratura.

Invece, oggi, in barba a coloro che ci guardavano persino come untori del mondo occidentale di un virus di cui nessuno conosceva perfettamente i connotati, stiamo dimostrando tutto il buon senso possibile, l’educazione, la conoscenza e la perfetta consapevolezza della difficoltà del momento. Proprio così amici, noi italiani stiamo dando una lezione al mondo di civiltà e serietà.

Il coronavirus, con tutta la sua crudeltà e con il prezzo altissimo che ci sta chiamando a pagare, ci ha posti in cima alla scala dell’esempio. Lo sappiamo, lo vediamo: siamo oggi un Paese in estrema difficoltà, ma sorretto da un grande popolo. Il nostro plauso va ai medici e agli infermieri, ai volontari che sono tantissimi e rispondono sempre puntualmente al bisogno, a chi è in prima linea in corsia e a chi senza farsi notare si impegna con abnegazione.

Il nostro ringraziamento deve comprendere anche coloro che lavorando con enormi difficoltà, garantiscono quotidianamente lo svolgimento dei servizi essenziali dei Paese. Il nostro grazie va a tutte le forze dell’ordine e ai volontari della protezione civile. Ma anche alle persone che hanno scoperto di essere stati in contatto con il virus o che sono positivi, ai loro cari che insieme combattono contro un nemico forte e invisibile. A tutti coloro che in solitudine vivono questo dramma inaspettato e profondo.

Tutto il mondo ha visto le immagini in televisione degli italiani che sui balconi cantano l’inno nazionale, la nostra stupenda filosofia e la nostra cultura di vita espressa nei modi più belli e caratteristici, in un momento di estrema
difficoltà. Non è facile guardare avanti nella burrasca. Sono stati tanti i periodi bui che nel tempo noi italiani abbiamo dovuto sopportare e superare. L’Italia è grande e lo sta ancora una volta dimostrando.

Non è il momento delle polemiche, i conti si faranno alla fine, con tutti: con chi nel nostro sistema ha dimostrato incapacità ed inefficienza; con quei politici poveri di preparazione ed idee che noi abbiamo pagato e paghiamo decine di migliaia di euro al mese; con l’Europa, un disastro, assente, lenta e sempre lontanissima dalle nostre problematiche.

Con la francese Christine Lagarde, inadatta presidentessa della BCE e le sue quantomeno imbecilli, nefaste, volute o non volute (non so dire cosa possa essere peggio) dichiarazioni indirette sulla riduzione dello spread italiano, dichiarazioni che ci hanno fatto perdere a spanne un centinaio di miliardi di euro, schiacciandoci ancor di più in ginocchio; con quelli che ci hanno sbeffeggiato all’estero in un momento di sofferenza, prendendo persino le distanze come fossimo appestati; con chi, anche nel nostro territorio ligure, è stato responsabile di scelte sbagliate e posizioni nocive allo sviluppo dei nostri servizi primari, come l’assistenza sanitaria che oggi riscopriamo di primaria importanza.

Sarà necessario che gli enormi sacrifici che stiamo facendo, servano davvero quando la macchina/Paese dovrà di nuovo mettersi in moto, quando dovremo recuperare il tantissimo perduto e guardare avanti verso la crescita, verso il
futuro. Lo dobbiamo ai nostri nonni, ai nostri padri che tanto hanno lavorato per far crescere la democrazia, per portarci sin qui in una condizione di benessere e civiltà, ai nostri figli e ai nostri nipoti che hanno il diritto di vivere in una nazione che offra opportunità per poter esprimere il loro talento.

Rimandiamo indietro a chi è ignorante i luoghi comuni sugli italiani, perché noi la civiltà l’abbiamo creata, l’abbiamo esportata ed ancora una volta dimostriamo al mondo di averne da vendere. Ce la faremo ancora una volta, viva l’Italia e viva la nostra Sanremo».

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