L'appello

“Libertà per Patrick”, in Liguria presidi a Genova e a Sanremo

In via Matteotti all'angolo via Escoffier, il gruppo 73 di Amnesty International Liguria sarà presente con striscioni e cartelli per chiedere il rilascio e la liberazione dell'attivista egiziano, che frequenta un master all'Università di Bologna

riviera24 - Libertà per Patrick

Sanremo. Venerdì 21 febbraio in piazza De Ferrari a Genova a partire dalle 19 si terrà un presidio per la libertà di Patrick Zaky, il ricercatore e attivista egiziano arrestato all’areoporto del Cairo il 7 febbraio 2020 e tuttora in stato di detenzione preventiva. Il presidio è organizzato dagli attivisti genovesi di Amnesty International Liguria. Nello stesso giorno, sempre alle 19, a Sanremo in via Matteotti angolo via Escoffier, sarà presente il
gruppo 73 di Amnesty International Liguria, con striscioni e cartelli per chiedere il rilascio e la liberazione dell’attivista egiziano, che frequenta un master all’Università di Bologna.

Il governo egiziano ha fissato per il 22 febbraio l’udienza in tribunale per il suo caso. Amnesty International Italia ritiene che Patrick George Zaki sia un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media. Con una lettera all’ambasciatore egiziano a Roma, la sezione italiana di Amnesty International ha subito espresso le sue preoccupazioni per la situazione di Patrick.

Il testo dell’appello “Libertà per Patrick”, che si può firmare durante il presidio di venerdì 21 a Genova o sul sito www.amnesty.it, è il seguente:

«Patrick George Zaki, attivista e ricercatore egiziano di 27 anni, si trova dal 7 febbraio 2020 in detenzione preventiva. Funzionari dell’immigrazione lo hanno arrestato al suo arrivo all’aeroporto del Cairo alle 4:30 del mattino. Patrick era partito da Bologna, dove segue un programma di studi Erasmus, per trascorrere un periodo di vacanza nella sua città natale, al-Mansoura, in Egitto. I suoi avvocati ci hanno riferito che gli agenti dell’Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) hanno tenuto Patrick bendato e ammanettato durante il suo interrogatorio all’aeroporto durato 17 ore. Patrick è stato picchiato sulla pancia e sulla schiena e torturato con scosse elettriche. Gli agenti della NSA lo hanno interrogato sul suo lavoro in materia di diritti umani durante il suo soggiorno in Egitto e sullo scopo della sua residenza in Italia.Successivamente è stato trasferito in una struttura di detenzione della NSA non rivelata ad al-Mansoura. Il giorno seguente all’arresto, i pubblici ministeri di al-Mansoura hanno ordinato la sua detenzione per 15 giorni in attesa di indagini su accuse tra cui “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. I pubblici ministeri hanno affermato di fare riferimento a dieci post pubblicati su Facebook, ma non hanno permesso né a Patrick né al suo avvocato di esaminarli. Sabato 15 febbraio i giudici hanno confermato la detenzione preventiva. Patrick tornerà in tribunale il 22 febbraio. Resterà, poco lontano da al-Mansoura, a Talkha in un’altra struttura detentiva, e ha potuto vedere seppur per pochissimo la famiglia».

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