Le Sardine Ponentine cambiano il nome in “6000 Sardine Ponentine”

26 febbraio 2020 | 18:03
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Le Sardine Ponentine cambiano il nome in “6000 Sardine Ponentine”

«Non ci vogliamo sostituire ai partiti, ma, in quanto società civile vogliamo lo stesso, nel nostro piccolo, dare un messaggi»

Imperia. Da domenica, a seguito dell’incontro con Mattia Santori, il gruppo delle Sardine Ponentine sono confluite ufficialmente nel movimento nazionale di 6000Sardine e quindi  hanno cambiato il nome in 6000 Sardine Ponentine che, a sua volta, con gli altri gruppi liguri fanno parte del gruppo regionale 6000 Sardine Liguria.

«Se non ieri, quando? Un celebre libro di Primo Levi, citando il Pirké Avot (Talmud), intitolava “Se non ora quando?”. Il titolo voleva essere uno stimolo all’azione e al prendere in mano il proprio destino. È evidente che i dirigenti delle forze progressiste liguri non abbiano letto l’opera, poiché, a pochi mesi di distanza dalle elezioni, ancora non si sa chi sarà il candidato alla Presidenza.

Per fermare una coalizione oramai sempre più connotata come destra sovranista ed estrema (perdonateci se non chiamiamo centro-destra una coalizione con Lega e FdI) è importante poter contrapporre un’alleanza di forze le quali, pur nelle loro diversità, sappiano trovare convergenza su una figura unificatrice e un programma forte.
Sarebbe bene che questa figura fosse già emersa: il tempo stringe e neanche il miglior candidato del mondo può fare molto in pochi mesi. Verrebbe da chiederci “Se non ieri, quando?”. Se le forze progressiste non hanno ancora trovato un candidato comune, vogliamo appellarci a loro perché lo facciano il prima possibile.

Non ci vogliamo sostituire ai partiti, ma, in quanto società civile vogliamo lo stesso, nel nostro piccolo, dare un messaggio. Nell’attuale Consiglio Regionale, le donne sono meno del 20%. Anche il mondo dei giovani, nella regione più vecchia l’Italia, viene spesso trascurato dalla politica. Quanti dei nostri ragazzi emigrano, per studio o lavoro? Quali sono le politiche messe in campo per fermare questo lento declino?

Sarebbe un segnale importante, contro il sovranismo delle forze di estrema destra, se i progressisti trovassero spazio per donne giovani e ambientaliste, sensibili ai temi della giustizia sociale e saldamente ancorate nei valori europei, pronte a dare una visione alternativa alla chiusura sovranista e che sappiano portare al centro i dimenticati e le aree trascurate della Liguria.

Siamo convinti che con una squadra che possa rappresentare queste istanze e queste realtà ci sia ancora tempo per evitare altri 5 anni di destra al governo e per dare un nuovo futuro alla Liguria. D’altra parte, se non ora, quando?» – dicono.