Il caso

Vendita delle azioni della società di promozione dell’università di Imperia, Sanremo pronta a riprovarci

Si cercano prospettive per il polo formativo. Il tema dovrebbe trovare spazio nel vertice di venerdì tra sindaci e presidente Toti

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Sanremo. Cessione delle quote della Società di Promozione dell’Università di Imperia, Palazzo Bellevue pronto a riprovarci. Passerà presto all’attenzione della giunta comunale la cessione delle 388 azioni detenute dal Comune nel polo imperiese, del volare totale di oltre 20 mila euro. La pratica, rinviata la scorsa settimana per l’assenza dell’assessore al bilancio Massimo Rossano, è un atto dovuto in base al piano di razionalizzazione periodica che sono tenuti ad aggiornare le amministrazioni comunali ogni anno.

La Spu, costituita per promuovere l’università, è da tre anni sotto la spada di Damocle del decreto Madia che impone a tutti gli enti locali di disfarsi delle partecipazioni detenute nelle società che si occupano di materie escluse dalla loro competenza. Tra queste, vi ricade la formazione universitaria, le cui recenti riforme ne hanno circoscritto l’autorità alla Regione e allo Stato.

Sanremo, come gli altri dodici municipi della Riviera che sono azionisti dell’università, condividono con la Provincia  le quote che per legge dovrebbero essere liquidate. Peccato che gli unici che potrebbero essere interessati ad acquistarle sono la stessa università di Genova o Regione Liguria, mentre è più difficile un coinvolgimento di privati. Gli enti pubblici, tuttavia, finora si sono limitati alle promesse. Il rischio per i i Comuni e per la Provincia, la quale è proprietaria del 50 per cento delle azioni, è di rimanere con un pugno di mosche in mano: obbligati a vendere azioni che con il tempo diventano sempre meno appetibili, in mancanza di una forte volontà di rilanciare l’istituto.

La questione dovrebbe trovare un suo spazio nell’incontro previsto nel capoluogo per questo fine settimana con il presidente Giovanni Toti, in trasferta a Imperia per cercare soluzioni alla crisi idrica che attanaglia in particolare il Golfo Dianese e ai problemi del gestore Rivieracqua. In linea di principio tutti gli enti sono concordi nel voler mantenere in vita il polo che ha dato lustro all’intera provincia, contribuendo in maniera decisiva alla formazione di tanti giovani che hanno preferito rimanere a studiare in loco. E’ sul piano pratico che non si intravedono grandi prospettive.

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