L'episodio

Sanremo, droga e telefonini in carcere: l’allarme del Sappe

«Non si può contrastare questo fenomeno riducendo l’organico ed i controlli. L’amministrazione penitenziaria deve rendersi conto di come opera la polizia penitenziaria in Liguria»

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Sanremo. «Ancora una volta la polizia penitenziaria, quando gli è consentito, dimostra di saper fare bene il proprio lavoro  – annuncia il SAPPe, il maggiore sindacato di categoria per voce del segretario Lorenzo – è di questi giorni la notizia del ritrovamento di due micro telefonini in possesso di detenuti i quali avevamo ben pensato di nasconderli abilmente, ma durante una rara operazione di perquisizione straordinaria, il personale non ha avuto dubbi che in quella cella vi fosse qualcosa d’illecito ed intensificando il controllo ha ritrovato i due telefonini di ridotte dimensioni i quali possono essere stati introdotti nelle maniere più impensabili».

«Il possesso di telefonini da parte dei detenuti è vietato – continua il SAPPe – ma soprattutto pericoloso in quanto è un sistema di comunicazione con l’esterno che avviene senza controlli e potrebbe essere il metodo per organizzare o comunicare qualsiasi cosa che riguardi la sicurezza penitenziaria. Per questo, come SAPPe, siamo dell’idea che l’azione di polizia deve essere maggiormente incisiva all’interno delle carceri specialmente negli istituti di Sanremo e Genova Marassi dove la popolazione detenuta è ampiamente in sovrannumero il che significa un aumento di visite da parte dei loro famigliari, un maggiore volume di pacchi per entrano ed un maggiore numero di detenuti che, per vari motivi, possono accedere ai benefici come permessi premio o lavoro all’esterno. Elementi questi che potrebbero agevolare l’introduzione di oggetti e sostanze non consentite all’interno delle carceri liguri. Proprio nei controlli effettuati durante i colloqui con i famigliari, la polizia penitenziaria di Sanremo ha sequestrato una modica quantità di sostanza stupefacente (fumo) ad un famigliare che pensava di eludere i controlli per consegnarla al suo parente in carcere».

«Episodi questi – continua Lorenzo, segretario SAPPe – che non possono esse contrastati riducendo in Liguria, come sta accadendo, l’organico della polizia penitenziaria e se ancora nulla viene fatto per noi significa che il Ministro della Giustizia Bonafede, ed il Capo dipartimento Basentini, poco o nulla sanno di come si opera in Liguria perché se sapessero sicuramente avrebbero disposto accorgimenti migliorativi come, ad esempio, i cani antidroga o la dotazione di strumenti tecnologici per debellare il possesso dei telefonini».

«E’ vero che l’amministrazione penitenziaria, già nel 2018, ha investito circa 3,5 milioni di euro in acquisti in strumenti tecnologici per migliorare la sicurezza dei penitenziari ossia 90 apparecchi per il controllo radiografico del pacchi, 75 metal detector, 165 jammer che inibiscono le frequenze telefoniche, 200 rilevatori manuali di telefoni cellulari, 65 apparecchi di rilevazione del traffico fonia e dati, 150 black box per il monitoraggio a distanza degli automezzi, 2 apparecchi IMSI per la cattura di frequenze telefoniche. Ma di tutto questo in Liguria, non se ne vede traccia e si opera ancora con l’obsoleto sistema manuale e intuitivo, da qui la polemica del SAPPe Liguria che pone la domanda se i nostri “capi” conoscono la realtà delle carceri liguri dove ancora pesa l’assenza del carcere di Savona ormai chiuso da 5 anni e senza futuro» – conclude Lorenzo.

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