Giudiziaria

Imperia, mancata sospensione della patente a marito ex procuratore: provvedimento notificato il giorno dell’esame di revisione

In aula tra i testimoni anche il colonnello Zarbano

tribunale imperia

Imperia. Sono sfilati stamani, davanti al collegio giudicante presieduto dal giudice Donatella Aschero i testi dell’accusa nel processo a carico di Gianfranco Cabiddu, marito dell’ex procuratore capo della Repubblica di Imperia Giuseppa Geremia e di David Egidi, ex maggiore dei carabinieri all’epoca dei fatti in servizio a Imperia. I due sono accusati rispettivamente di falso e abuso d’ufficio in relazione alla vicenda della sospensione della patente a carico di Cabiddu.

A rispondere per primo alle domande del pubblico ministero, il procuratore capo Alberto Lari, è stato il colonnello Paolo Palazzo, della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Torino. Palazzo ha spiegato come le indagini siano nate da una intercettazione telefonica della Guardia di Finanza del 1 luglio 2015 riguardante una telefonata intercorsa tra la dottoressa Simona Del Vecchio, all’epoca dirigente della struttura complessa di medicina legale dell’Asl 1, e la dottoressa Maria Curcio in cui le due donne parlavano della vicenda relativa alla patente di Cabiddu.

Gli investigatori hanno poi ricostruito tutta la vicenda: «Il 4 luglio 2013 la motorizzazione di Cagliari ha emesso un provvedimento per la revisione della patente di Cabiddu a seguito dell’azzeramento punti dovuto a molteplici sanzioni ricevute – ha spiegato il colonnello Palazzo – Visto che Cabiddu non ha ottemperato al primo provvedimento, il 25 novembre dello stesso anno, la motorizzazione ne ha emesso uno di sospensione a tempo indeterminato della patente di guida che è stato inviato ai carabinieri di Lunamatrona, in provincia di Oristano». Da qui ha inizio l’iter che ha portato sul banco degli imputati il marito dell’ex procuratore di Imperia, l’ex comandante della compagnia dei carabinieri di Imperia e anche l’ex comandante provinciale, il colonnello Luciano Zarbano, condannato in primo grado e poi assolto in appello.

Risulta dalle indagini, che il provvedimento non viene notificato né il nome di Cabiddu inserito nel Sistema di Interscambio (SdI) in uso alle forze di polizia che avrebbero così potuto fermarlo in qualsiasi città se lo avessero trovato alla guida. I carabinieri di Lunamatrona, infatti, tengono la busta della motorizzazione fino al 12 febbraio 2014 quando la pratica viene spedita a Imperia, città in cui vive Cabiddu. «Quando la busta arriva non viene registrata – sottolinea il colonnello – E questo costituisce un’altra anomalia». Come dichiarato da un altro teste, il maresciallo Paolo Gianoli, il suo superiore, il maggiore Egidi, lo aveva avvisato dell’arrivo del pacco dalla Sardegna, dicendogli «di non aprirlo, non fare nulla, e portarlo direttamente al suo ufficio perché se ne sarebbe occupato personalmente».
A Cabiddu il provvedimento verrà finalmente notificato il 9 ottobre del 2014, il giorno stesso in cui sostiene l’esame per la revisione della patente di guida. Un caso?

Il 20 ottobre del 2014, poi, il plico viene rispedito alla motorizzazione di Cagliari in quanto ormai privo di significato, dato che Gianfranco Cabiddu aveva superato l’esame e poteva tornare a guidare.
Nel frattempo, Cabiddu viene sottoposto a due interventi per curare la cataratta: nel dicembre del 2013 e nel maggio del 2014. Dalle indagini è emerso anche che l’uomo ha un problema di glicemia, tanto che il colonnello Palazzo ha inviato una nota alla motorizzazione di Cagliari esprimendo un dubbio sulla idoneità alla guida del marito dell’ex procuratore di Imperia.

Nell’attività di indagine, inoltre, sono stati acquisiti i tabulati telefonici delle due utenze intestate a Cabiddu. Da questi si evince che il 12 febbraio, giorno in cui il provvedimento venne inviato da Lunamatrona a Imperia, l’imputato telefonò a diverse persone, tra cui l’appuntato dei carabinieri del comune sardo Massimo Andrea Masala, il medico Luigi Muscio e il colonnello Luciano Zarbano.


Lo stesso Zarbano è comparso oggi come testimone nell’aula Trifuoggi del tribunale di Imperia. Il colonnello ha spiegato come Cabiddu si fosse presentato nel suo ufficio un giorno di febbraio del 2014 preannunciando che sarebbe arrivato ai carabinieri di Imperia un provvedimento che lo riguardava. «Mi chiese che non venisse informata la moglie – ha dichiarato l’ufficiale dell’Arma – Essendo una richiesta legittima, acconsentii. Per questo gli dissi che il provvedimento sarebbe stato inoltrato con le cautele del caso. Poi io sono partito per una vacanza negli Stati Uniti e non ho più sentito parlare di questo fino a quando non ho letto la notizia sui giornali e non mi è arrivato l’avviso di garanzia». Alla domanda su che rapporti avesse con il procuratore Giuseppa Geremia, Zarbano ha risposto: «Fin dall’inizio abbiamo avuto qualche divergenza, poi i rapporti si deteriorano, anche se non avevo nulla personalmente contro di lei». E con il maggiore Egidi? «Rapporti normali. Io ero il suo comandante, lui uno dei miei collaboratori». Il colonnello ricorda di essersi arrabbiato il giorno in cui trovò la notizia sui giornali: «Avevo chiesto riservatezza, invece lo avevo letto dai media». Con la Geremia, invece, Zarbano ha dichiarato di non aver mai fatto cenno della vicenda.

Oltre a Palazzo, Zarbano e Gianoli, sono stati sentiti oggi anche Massimo Andrea Masala, l’appuntato dei carabinieri di Lunamatrona che si era occupato del provvedimento, l’istruttore di scuola guida Francesco Bascianelli, il funzionario della motorizzazione Papalia, il medico legale Claude Orengo Maglione e Simona Del Vecchio.

Il processo è stato rinviato al prossimo 10 ottobre.

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