In aula

Imperia, la drammatica testimonianza del figlio di Mauro Feola: “Non pensavo che mio padre fosse morto”

Mauro Feola morì il 25 luglio 2015 dopo essersi gettato in acqua per salvare il figlio

Imperia. “Non pensavo che mio padre fosse morto. Credevo che fosse ancora vivo, che avesse perso i sensi. Ed è possibile che sia andata davvero così, almeno all’inizio. Ma i bagnini non hanno fatto niente. Osservavano e basta. Non ricordo che qualcuno abbia lanciato un salvagente. Non ho sentito segnali di allerta né visto la bandiera rossa quando sono entrato in acqua io e nemmeno quando si sono gettati gli altri. Ricordo solo il bagnino mentre mi diceva che mio padre era annegato”.
E’ la drammatica testimonianza di Alessandro Feola, figlio di Mauro, l’imprenditore vinicolo morto a 50 anni il 25 luglio 2015 nello specchio acqueo antistante lo stabilimento “Papeete”. L’uomo si era gettato in acqua per soccorre il figlio, all’epoca 15enne, che era in difficoltà mentre faceva il bagno con il mare agitato. L’imprenditore era riuscito a spingere il ragazzo fuori dall’acqua, ma era stato poi trascinato via dalla furia delle onde.

Per la morte di Mauro Feola sono finiti a processo i due ex bagnini dello stabilimento balneare, Aldo De Notaris, 67 anni, e Caterina Pandolfi, 21 anni, accusati di omicidio colposo in concorso per condotta omissiva.

Stamane, nell’aula Trifuoggi del tribunale di Imperia, il giudice monocratico Laura Russo ha ascoltato le parole del figlio della vittima, che ha raccontato quei tragici momenti di tre anni e mezzo fa, quando vide suo padre morire sotto i suoi occhi: “Ero disperato. E il bagnino mi ha detto: ‘Come ti è venuto in mente di entrare in acqua?’. Mi ha fatto sentire in colpa per la morte di mio padre. So che una parte della mia famiglia a lungo mi portato rancore, ritenendomi responsabile di quanto successo”.

Oltre al racconto del giovane, in tribunale sono state ascoltate altre persone, tra cui Nicola V., l’uomo che si lanciò in mare per recuperare il corpo di Feola, ormai privo di vita. “Ho sentito urla e confusione, sono andato a vedere e ho visto che al centro della baia c’era il corpo di un uomo che galleggiava a pancia in giù”, ha dichiarato il testimone, “Vedevo la sua schiena e niente di più perché le onde erano altissime. Quando ho visto che il corpo si avvicinava a riva ho deciso di buttarmi per provare a prenderlo. In acqua si è lanciato anche un altro ragazzo, che mi ha aiutato. La bagnina fischiava solo e invitava l’uomo a uscire dall’acqua”. E ancora: “C’era anche un altro bagnino, più anziano, che correva avanti e indietro per la spiaggia con un salvagente in mano. Ad un certo punto, quando eravamo già riusciti a prendere il corpo, ce lo ha lanciato e siamo tornati a riva”.

Sentita anche la testimonianza di un bagnante, Stefano C: “Mio figlio e Alessandro giocavano sulla battigia”, ha ricordato l’uomo, “Poi il mare si è ingrossato tutto d’un colpo. Mio figlio, che nonostante l’età era alto e robusto, è riuscito subito a uscire dall’acqua, mentre l’altro ragazzo è stato spinto indietro dalle onde e non riusciva più a tornare a riva. Abbiamo visto Feola che si lanciava in acqua per aiutare il figlio. Una volta raggiunto il ragazzo, ha chiesto aiuto. Il signor Feola è riuscito a spingere il figlio a riva, poi abbiamo visto le onde che crescevano e che lo sommergevano. Ricordo mio figlio e un altro bagnate andare al Papeete a cercare un salvagente. Poi due giovani, che non erano i bagnini, si sono buttati per recuperare quel corpo che ormai non si muoveva più”.

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