Primo sopralluogo

Arma di Taggia possibile location per il film-documentario sullo scrittore Tommaso Landolfi

La visita preliminare dello staff della troupe è stata effettuata nei giorni scorsi visto il sorprendente parallelo tra un testo scritto da Landolfi e la toponomastica cittadina

Taggia. Una settimana fa primo sopralluogo di alcuni membri di una produzione cinematografica ad Arma di Taggia in vista di girare un film – documentario sullo scrittore campano Tommaso Landolfi, considerato uno dei importanti scrittori del novecento italiano, e dal critico americano Harold Bloom uno dei maggiori a livello mondiale, in compagnia, tra gli altri, di Italo Calvino (unici due italiani), che dopo la morte del narratore ha curato il pregevole volume: “Le più belle pagine di Tommaso Landolfi”.

La visita preliminare dello staff è stata effettuata sotto la guida e consulenza dell’autore in versi e presidente dell’associazione Mondo Fluttuante (sede in Sanremo) Lamberto Garzia – tornato a vivere più o meno stabilmente ad Arma di Taggia, dopo i soggiorni romani e abruzzesi – che, dopo tre anni di ricerca documentaristico letteraria (compulsando più di 10.000 pagine tra quelle narrative, poetiche, saggistiche, manoscritti originali e critiche negli scritti indispensabili di Carlo Bo, Edoardo Sanguineti, Andrea Cortellessa etc.) ha ricostruito un sorprendente parallelo tra non pochi lacerti di testo e la toponomastica cittadina, aiutato in quest’ultima dal sarto ottantaquattrenne Beppe Manco, che ebbe anche modo di averlo come cliente.

In esempio, nello splendido racconto “La muta”, in un passaggio scrive: “Ora, non lungi di lì era un piccolo campo di
tennis col lato minore protetto da stuoie”. E nella realtà degli anni 60 nei pressi di Piazza Marinella, e lui viveva nel palazzo Marinella – scala B, vi era realmente un piccolo campo da tennis, in estate adibito a sala da ballo, dove ora vi è un giardino pubblico, proprio di fronte al bar Piccolo Jolly. Altro è l’ultimo esempio estrapolato dal racconto “Sguardi”: “Andava verso un sottopassaggio della ferrovia, molto basso, ha dovuto chinarsi per riuscire di là, e lo ha fatto senza scomporsi, ossia senza scompaginarsi, in più mostrando nell’atto vezzi insospettati”. E
qui fa riferimento a quelle moderne “forche caudine armasche”, il pontino in Vicolo Romano, dove una volta transitavano i treni, ora raggiungibile attraversando la ciclabile…”.

Nato Pico, in provincia di Caserta nel 1908 e morto vicino a Roma nel 1978. Nel 2008, in occasione del centenario della sua nascita, le Poste Italiane lo hanno onorato con un francobollo commemorativo, preferendolo a Giuseppe Ungaretti. Dopo che sono state rese pubbliche le sue carte private, ora consultabili presso la “Sala Idolina e Tommaso Landolfi” della prestigiosa Università di Siena, è stata confermata, senza alcun dubbio, la sua presenza assidua ad Arma di Taggia negli anni 60, luogo nel quale ha composto le seguenti opere:

DES MOIS * Diario: novembre 1963 – aprile 1964.
UN AMORE DEL NOSTRO TEMPO
VIOLA DI MORTE (Poesie)
IL FAUST 1967 (Teatro)
TRE RACCONTI (Narrativa)
UN PANIERE DI CHIOCCIOLE (Racconti brevi * Elzeviri apparsi sul Corriere della Sera)

Il tutto è pienamente riscontrabile nei suoi manoscritti originali, dove al termine di ogni lavoro vi è la sua firma con tanto di data precisa: in esempio, «Arma, primi di giugno 63», racconto Sguardi.

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