In fondo al mar

Alla scoperta del relitto romano di Imperia: immersioni e conferenza venerdì al museo navale

Per la prima volta l'antica nave romana verrà "trasportata" a terra in un viaggio affascinante lungo 2000 anni di storia

Imperia. Un carico di anfore, per la maggior parte ancora intatte, tra cui vivono pesci e specie marine protette. Un relitto romano, unico nel suo genere, immerso a cinquanta metri di profondità ad un miglio e mezzo dalla costa di Imperia che, per la prima volta, verrà aperto ai subacquei. Alla scoperta dell’affascinante relitto lungo 15 metri e largo sei, rimasto per circa 2000 anni sul fondale sabbioso del mar Ligure – e di cui si è appresa l’esistenza soltanto nel 2013, durante alcune ricerche legate ad una inchiesta giudiziaria – potranno andare tutti, non solo i sub professionisti.

Alle 21,00 di venerdì 10 agosto, infatti, all’auditorium del Museo Navale di Imperia, avrà luogo la conferenza “La nave romana di Imperia: aspetti archeologici e biologici di un relitto di oltre 2000 anni”. Prenderanno la parola gli archeologi Simon Luca Trigona, Frida Occelli e Daniela Gandolfi, la biologa marina Monica Previati e il sub Davide Mottola per quanto riguarda gli aspetti tecnici legati all’immersione.

A presentare il progetto, per il Comune di Imperia, è l’assessore alla Cultura Marcella Roggero: “Inizio il mio mandato valorizzando il territorio a partire dal mare, anzi da sott’acqua”, ha esordito l’assessore, “E con qualcosa di estremamente interessante. E’ un mondo antico che, grazie allo sforzo dell’associazione Informare, all’Istituto di Studi Liguri e del Nautilus diving center di Santo Stefano al Mare viene portato a terra”.

Non solo storia. “La nave è patrimonio biologico incredibile”, ha spiegato la biologa marina Monica Previati, referente dell’associazione Informare, “Dove troviamo anche specie protette considerate rare, presenti anche in abbondanza nei pressi di questo relitto che costituisce, nell’ambito di una piana desertica sabbiosa quale è il fondale marino, una sorta di oasi nel deserto”. Qui si trovano spugne, ricci anche rari come il “longi spinus”, gronghi, murene e altre specie di pesci.

Un’avventura per sub esperti. Raggiungere i cinquanta metri di profondità dove si trova il relitto non è semplice. Per farlo, i sub esperti potranno affidarsi al Nautilus Diving Center di Santo Stefano al Mare. “Siamo al limite dell’immersione con aria”, ha spiegato il subacqueo Fabio Rossetto, tra i primi a vedere il relitto, “Il diving ha strumentazioni anche per immersioni “tecniche” ovvero con altri gas, e staff che monitora le stazioni di decompressione e dà supporto ai sub durante la risalita”.

In relitto ancora senza un nome. A studiare il relitto e il carico che trasportava è il dottor Simon Luca Trigona, responsabile dell’archeologia subacquea per la Regione liguria. L’esperto sta studiando, in particolare, i tappi delle anfore i cui sigilli, impressi nella ceramica, potrebbero portare il nome del mercante che viaggiava per il Mediterraneo con i prodotto da commerciare, o quello della fornace da cui provengono le anfore, contribuendo a datare, con esattezza, l’imbarcazione, ricostruirne la storia e sceglierne il nome più appropriato.

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