Il caso

Taggia, da quarant’anni non pagano l’acqua: giro di vite dell’Amaie

Per via di una disposizione aziendale degli anni '60, un centinaio di utenze di via San Francesco non hanno mai versato un euro

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Taggia. Quando si dice dare un dito e prendersi il braccio. E’ questa la morale dell’ennesima storia all’italiana che vede protagonisti alcuni residenti di via San Francesco.

In virtù di una disposizione aziendale degl’anni ’60 con la quale l’Amaie – municipalizzata del Comune di Sanremo – concedeva l’acqua gratuitamente ai coltivatori della zona, per compensarli del pozzo costruito vicino ad una vena dell’Argentina e che ne aveva prosciugata buona parte dell’acqua, un centinaio di cittadini non paga le bollette del servizio idrico da quarant’anni.

Dal dopoguerra ad oggi le cose sono cambiate nel quartiere e quella che era una giusta agevolazione si è trasformata ben presto in un privilegio. Il boom edilizio non ha risparmiato l’ex area agricola, diventata poi sede di centinaia di case. Buona norma avrebbe voluto che i cittadini si dotassero di un contatore e iniziassero a pagare per il servizio. Invece niente.

Oltre al danno, come di solito capita in questi casi, è arrivata anche la beffa. Sì perché senza una forma di controllo non sono arrivati al Comune, in tutti questi anni, nemmeno i canoni della depurazione.

Da alcune settimane l’Amaie però ha deciso di dare un giro di vite. A chi ancora non si è messo in regola è stato intimato di farlo entro dieci giorni. Risultato: molti non ne vogliono sapere e hanno pensato bene di andare per avvocati. In fondo l’acqua è un diritto, meglio ancora se a pagarlo sono gli altri.

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