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Bordighera, “Resistenza, simbolo della fiducia per la giustizia”: il discorso per il 25 aprile affidato all’ex sindaco Renata Olivo fotogallery

Citato il giurista Calamandrei: "Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, lì è nata la nostra Costituzione”

Bordighera. “In occasioni diverse il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato: “Fare memoria è opera irrinunciabile”, e ancora: “La memoria è ricchezza morale”. Oggi noi siamo qui proprio per questa ragione: fare memoria”. Ha esordito così, davanti al cippo dei caduti in pineta, l’ex sindaco Renata Olivo, scelta dalle associazioni di partigiani per tenere un discorso nella ricorrenza della Liberazione.

Renata Olivo, maestra in pensione e sorella di un partigiano, Giovanni, trucidato dai nazisti a Pieve di Teco, ha aggiunto: “Sono trascorsi 73 anni da quando si concludeva un’epoca tristissima della storia nazionale e se ne apriva un’altra da costruirsi secondo le indicazioni di coloro che avevano sacrificato la loro giovane vita affinché il nostro paese potesse godere di un’autentica democrazia. Siamo certamente consapevoli di come oggi paiano inadeguate, diverse e anche contraddittorie queste nostre riflessioni. Ci chiediamo se sia sempre valido il messaggio della Resistenza, se abbia tutt’ora senso appellarci a quegli ideali di libertà per i quali un popolo intero lottò, soffrì, seppe morire, quando sembra che tutto questo per molti sia da relegare tra i ricordi o peggio ancora da considerare memoria nostalgica di un passato che sotto certi aspetti non si vorrebbe citare neppure nei libri di scuola. Ma nonostante il passare del tempo ancora molti fra di noi portano nel corpo e nel cuore l’impronta incancellabile della stagione resistenziale con tutto il suo patrimonio di valori, di speranze e di dolore. E la Resistenza prosegue oltre i tradimenti, le dimenticanze e le manipolazioni, quale singolare, irripetibile, patrimonio ideale che il popolo italiano nelle più diverse e critiche circostanze ha saputo realizzare. Patrimonio dal quale sono scaturiti i principi fondanti della costituzione repubblicana: sintesi preziosa delle sofferenze, delle aspirazioni e degli ideali di chi ha combattuto e si è immolato per la libertà e per un’autentica democrazia. E il popolo italiano ha dimostrato di averlo ben compreso. 
Le passioni che travagliarono gli italiani di allora paiono quasi estranee al nostro attuale modo di pensare. La democrazia è consolidata, certo, ma è una nuova coscienza di democrazia che siamo chiamati a promuovere continuamente nel vivere e nell’operare di ogni giorno, su basi morali tali da costituire una vera rivoluzione etica. Questo non significa chiedere agli uomini di essere diversi da ciò che sono, ma porre alla base della vita pubblica ideali ben determinati che non cessano di costituire anche oggi, nonostante il mondo viaggi sui binari della telematica e di internet, la struttura portante per ogni società che voglia dirsi civile”.

Il discorso del sindaco Giacomo Pallanca

“Quando le idee scendono nella vita pratica, quando dominano la raffigurazione dei concreti rapporti quotidiani, quando si traducono in normali scelte di vita allora possono diventare l’anima della politica, dell’economia, della cultura, il fermento vivo delle cose nuove che fanno la storia”, ha continuato l’ex sindaco. “E per rafforzare quanto ho appena enunciato, mi piace ricordare la prosa altissima dell’insigne giurista Piero Calamandrei: “Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne, dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

“Parlare di Resistenza alle giovani generazioni non è anacronistico perché gli ideali che hanno generato quel fenomeno sono gli stessi che ai nostri giorni animano ovunque i fermenti di libertà”, ha aggiunto, “Ecco perché le Resistenza non solo non ha perduto il suo valore, ma oggi più che mai costituisce il parametro di confronto, chiaro e luminoso, per ogni autentica lotta ideale e per una vita degna di essere vissuta. In un mondo che denuncia apertamente le proprie contraddizioni, in un’Europa che pare arretrare da quella unità che era speranza e sogno dei primi europeisti, che rinuncia a ritrovarsi in una umanità indivisa, che non accoglie e non riconosce nel diverso bisognoso il molteplice dell’unica matrice, la Resistenza resta simbolo della fiducia che gli uomini devono sempre della fiducia che gli uomini devono sempre nutrire in un universale spirito di giustizia, superando ogni egoismo e riparando sempre agli errori compiuti”.

La Olivo ha poi ricordato, brevemente, la figura del fratello ucciso dai tedeschi: “Sulla tomba di mio fratello Giovanni, studente universitario, partigiano, fucilato a 21 anni dai nazisti a Pieve di Teco, il cui nome è fra gli altri martiri qui elencati che ora onoriamo, è scritta una frase: “Immolò se stesso perché gli altri avessero la vita”. Il bene prezioso della vita che oggi, in ogni luogo di pace, è possibile conservare con armi non convenzionali, quelle dell’impegno, della partecipazione e della responsabilità dei giovani, degli uomini di cultura, dei politici, dei governanti cui compete maggiormente misurarsi con i problemi del nostro tempo. Solo così il sacrificio di tante vite non sarà stato inutile, solo così avrà un senso ritrovarci qui, ogni anno, convinti che si ha ragione sempre quando si lascia la coscienza libera dentro di noi perché possa dettare la sua legge di giustizia e di libertà. Viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva l’Italia”.

Alla ricorrenza hanno partecipato autorità civili e militari, oltre ad alcuni alunni delle scuole di Bordighera. Dopo il corteo partito dal Palazzo del Parco e dopo la deposizione delle corone dall’oro ai monumenti ai caduti, la cerimonia è terminata a Bordighera Alta, con la messa solenne celebrata dal parroco don Luca Salomone nella chiesa di Santa Maria Maddalena.

 

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