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Tre condanne per la rapina degli uomini d’oro di San Bartolomeo

7 novembre 2017 | 10:14
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Tre condanne per la rapina degli uomini d’oro di San Bartolomeo

I banditi avevano assaltato la Carige, bottino 800 mila euro

Imperia. Siamo ai titoli di coda per il processo “Final Destination” ovvero la rapina alla Banca Carige del 27 febbraio 2012 a San Bartolomeo con l’arresto di tutta la banda. Oggi sono arrivate le condanne e sono pesanti.

Imputati in questa storia erano tre dei cinque uomini che si erano impossessati, dopo aver minacciato clienti e impiegati, quasi 800 mila euro: Salvatore Ciancio, Gaetano Di Mariano e Francesco Busicelli condannati a sei anni, sei anni e mezzo, cinque anni.

Il pm Paola Marrali, la volta scorsa, aveva chiesto quattro anni e sei mesi per Di Mariano e quattro anni e tre mesi per i suoi due complici. Gli altri due componenti del commando, appunto Carmelo Sole e Giuseppe Nicolaci erano già stati condannati a un anno e tre mesi di reclusione (patteggiamento) e 3 anni e 4 mesi (abbreviato).

Il collegio presieduto da Donatella Aschero ha anche deciso una provvisionale di 300 mila euro su una richiesta di risarcimento danni pari al bottino della rapina visto che la Banca Carige si era costituita parte civile.

In aula, davanti al collegio, sono stati ascoltati tutti i testimoni dell’assalto all’istituto di credito.
E in una udienza era stato ascoltato il bandito Carmelo Sole, ancora detenuto in carcere, che era stato accompagnato in aula dalla polizia penitenziaria. Aveva confessato di aver partecipato all’assalto perché si trovava in difficoltà economiche. “Mi sono autoaccusato di aver partecipato alla rapina. Se ho aggiunto all’epoca di aver scritto che c’erano altre persone l’avevo detto solo per avere una riduzione della pena. Tutti i nomi che il pm mi ha fatto non li conosco”. Nei suoi confronti è probabile che si procederà per calunnia.

LA RICOSTRUZIONE

Le indagini erano partite nel febbraio del 2012, quando cinque malviventi, travisati con passamontagna, avevano fatto irruzione all’interno dell’istituto di credito di San Bartolomeo, portando via contanti e preziosi custoditi nelle cassette di sicurezza del caveau per un valore complessivo di circa 800 mila euro. I malviventi agirono in modo fulmineo e organizzato, tanto da riuscire a perfezionare il colpo in pochi minuti. L’esame dei filmati e la ricostruzione della scena criminis aveva permesso di capire che si trattava di professionisti. Si era capito così che il primo rapinatore, entrato in banca in orario di apertura della stessa, si era messo in fila, presso una cassa e al momento del suo turno chiedere all’operatore di poter cambiare una banconota da 500 euro. Nel frattempo, il secondo rapinatore aveva suonato con insistenza alla porta della banca chiedendo di poter entrare.

Una volta dentro si era diretto verso la scrivania della direttrice e scavalcando l’arredo, inizia a urlare dicendo che si trattava di una rapina. Sotto la minaccia di un’arma aveva intimato all’impiegata di aprire la porta a bussola, per far entrare un terzo complice. Il primo rapinatore così, intento al cambio della banconota, aveva afferrato per il bavero della giacca l’impiegato, urlando ma allo stesso tempo invitando tutti i clienti presenti nella banca a stare calmi.

Ai tre soggetti, presto, se ne era unito un quarto, anch’egli completamente travisato ed entrato all’interno della banca con un trolley nel quale portava strumenti ed arnesi che di li a poco gli avrebbero consentito di spaccare ed aprire le cassette di sicurezza del caveau. I clienti insieme agli impiegati erano stati legati ai polsi con delle fascette in plastica e rinchiusi in uno stanzino interno della Filiale.

I rapinatori, a quel punto, avevano chiesto ai clienti terrorizzati se vi fossero persone ad attenderli fuori. Alla risposta affermativa di una signora , uno dei malviventi era uscito e con la scusa che la madre si sentiva male, aveva fatto entrare in filiale i figli della signora così da evitare che questi si insospettissero, non vedendo il genitore. Dopo aver immobilizzato tutti i presenti , i rapinatori avevano chiesto al personale della banca di aprire le casseforti temporizzate, ma questi avevano preso tempo, riuscendo a far si che le stesse non fossero accessibili.

I malviventi si erano fatti consegnare dalla direttrice della filiale la chiave del caveau e, mentre il quarto rapinatore era rimasto a sorvegliare i presenti, gli altri tre erano entrati al locale dove erano custodite le cassette di sicurezza. Prima di allontanarsi, i rapinatori avevano ordinato ai presenti di attendere e non dare l’allarme; solo dopo alcuni minuti gli impiegati con difficoltà erano a liberarsi delle fascette con le quali erano stati legati e quindi a dare l’allarme.