La storia

“Quando Bussana divenne patria del cono gelato”, i ricordi di Ivo Pizzo

Fino agli anni Novanta a serbare qualche traccia di quel fervido passato esisteva un piccolo museo, oggi solo la memoria dei più anziani

Sanremo. Forse non tutti sanno che Bussana è la patria del cono gelato, una patria purtroppo dimenticata. Fino agli anni Novanta, a serbare qualche traccia di quel fervido passato esisteva un piccolo museo allestito presto lo storico bar-gelateria “Gildo”, oggi non esiste più nulla, salvo qualche labile ricordo custodito nella memoria dei più anziani. Come Ivo Pizzo, un simpatico bussanese di 93anni che con la moglie Anna ci ha accolto nella sua casa per ripercorre insieme la storia di quelle prime cialde di pasta farinosa la cui paternità è rivendicata da molti.

Da ragazzino – racconta Pizzo – lavoravo nell’azienda della famiglia di mia madre, i Ceriolo, che produceva coni e gelati. Erano i primi decenni del Novecento, un’epoca in cui gran parte degli uomini si dedicava a tale settore, in Liguria come nel resto d’Italia e del mondo. Anche se i primi a inventare la cialda furono proprio i bussanesi”, i tre fratelli Torre.*

Come ricostruì il professore Nilo Calvini, i Torre nel 1875 appresero a Marsiglia i segreti della preparazione di un dolce chiamato gelato. Il più giovane e intraprendente dei tre, Giovanni soprannominato “Il merlo”, intuì che avrebbe potuto commerciare quel dolce sconosciuto anche in Liguria, in particolare a Genova. Un’idea geniale. Infatti nell’arco di poco tempo gli affari crebbero così tanto che anche gli altri due, Pasquale e Santino, lo seguirono. Riuniti nella città della Lanterna, i fratelli Torre si fecero notare con il carrettino “Maison Michel” e insieme fecero affari d’oro. Ma lo spirito di iniziativa dei Torre non si arrestò, soprattutto quello di Giovanni. Perché qualche anno dopo trovò la ricetta giusta per rendere il gelato ancora più denso e gustoso. Come tale, però, non poteva più essere semplicemente venduto nei bicchieri di metallo o di vetro utilizzato fino a quel momento ma era necessario un nuovo “contenitore” che ne esaltasse la dolcezza. Pensò allora di inserirlo all’interno di un recipiente di pasta, ovvero una cialda che poteva essere mangiata con il sorbetto. “Il merlo” si lanciò così anche nella produzione delle cialde e proprio a Bussana installò il primo forno, unico in tutto il mondo, atto alla loro cottura. Un’invenzione che presto riscontrò un grande successo, approdando all’esposizione di Torino del 1919, ricevendo premi e menzioni a Parigi, Londra e Roma, e sbarcando anche oltreoceano, negli Stati Uniti.

Di fatto era nato il gelato da passeggio, vera rivoluzione nel consumo dei dolci artigianali, la cui scoperta è attribuita a tanti: da Italo Marchioni, italiano residente a New York che ne ricevette il brevetto nel 1903, a un gelataio ospite della Fiera mondiale di St. Louis che avendo terminato i contenitori in cui proponeva i suoi gelati, ricorse a dei wafer venduti da un banchetto lì vicino. Addirittura alcuni sostengono che fu Caterina de’ Medici a introdurre i gelati muniti di ostie di pane nel Rinascimento. Chi sia davvero l’inventore del cono gelato non è dunque ancora stabilito con certezza. Quel che è sicuro, è che i bussanesi furono tra i primi venditori itineranti in Liguria, Lombardia e Piemonte. A ricordarlo è anche lo stesso Ivo Pizzo che, dopo l’esperienza presso l’azienda familiare, ne avviò una medesima attiva fino agli anni Settanta. Oltre a produrre le cialde a cui davamo forme differenti come l’ostia o il ventaglio, ci preoccupavamo anche di vendere i nostri prodotti. Come era in uso anche fra chi commerciava fiori, con il treno ci recavamo nelle diverse città e con il caratteristico carretto giravamo i quartieri richiamando i passanti. Per tenere il gelato bello fresco inventammo anche delle botte che riempivamo di ghiaccio”.

 

* Nella video-intervista in apertura di articolo Ivo Pizzo confonde i cognomi

 

 

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