La protesta

Pescatori sul piede di guerra, da Imperia tornano a Roma: “No alla 154. Se volete le tasse fateci lavorare” fotogallery

Prosegue lo sciopero contro le direttive introdotte dall’Unione europea. In provincia pescherie chiuse e ristoratori senza pesce fresco

Imperia. Continuano le proteste dei pescatori dell’imperiese contro le direttive introdotte dall’Unione europea e l’applicazione della legge 154/2016. Una delegazione è ripartita nella notte alla volta di Roma per dare supporto ai colleghi di tutta Italia manifestanti in piazza Montecitorio. 

Francesco De Bella, Rocco De Bella, Salvatore Stabile, Natale Iannì, Samuele Distinto, Nino Gianorso, Lele Sangregorio e Luigi Maccarone: questi i nomi dei pescatori che, a bordo di tre auto, si sono diretti nella capitale. Oggi, supportati dall’avvocato Carola Matta, cercheranno di incontrare il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina. “Quello che chiediamo – dichiara Simona Ariete della pescheria “Luna Rossa” di Bordighera – è che ci lascino lavorare. Vogliamo solo questo: poter lavorare”.

Altri pescatori della provincia di Imperia, invece, si sono recati al mercato ittico di Savona con l’intento di bloccare l’ingresso di pescato proveniente dall’estero. “Lo sciopero continuerà ad oltranza – ha dichiarato il giovane pescatore Marco De Bella. Vogliamo solo poter lavorare senza rischiare continuamente sanzioni”. Multe salatissime, comminate per pochi grammi di pescato fuori misura, quelle previste dal decreto: “Per 300 grammi di frittura di taglia inferiore a quella prevista – spiega De Bella, “la multa prevista è di 4mila euro”. Uno sproposito se si pensa che lo stesso pesce viene venduto per circa 5 euro al chilogrammo. Per la pesca del tonno, considerato specie a rischio nonostante popoli il nostro mare, le multe arrivano a 150mila euro.

Questa mattina i pescherecci del porto di Bordighera sono tutti in sciopero. I pescatori, per manifestare le loro richieste, hanno appeso striscioni alle imbarcazioni. “Sciopero pesca: se volete le tasse fateci lavorare. No alla 154”, si legge. E poi ancora: “No alle sanzioni vessatorie, pescatori di Bordighera in sciopero”. “A rimetterci non siamo solo noi famiglie di pescatori – ha aggiunto Simona Ariete -, ma è tutto l’indotto: ristoranti e pescherie che vivono del pesce locale e sono rimaste senza. E’ brutto dover spiegare ai clienti che di pesce non ce n’è perché siamo in sciopero, ma dobbiamo farlo per difendere la nostra categoria e il futuro di chi vive praticando questo mestiere”.

Stesso clima a Sanremo, dove tra fumogeni e striscioni, un acceso gruppo di pescatori si è ritrovato sul molo del Porto Vecchio con un solo obiettivo: far valere i propri diritti. “Siamo stanchi – dice Alfonso Di Gerlando, 65 anni e “marinaio” da 13 –, non siamo tutelati, tutto il settore è a rischio. Hanno introdotto delle leggi troppo repressive che ci impediscono di esercitare il nostro mestiere legalmente. Il risultato sarà la morte di un intera categoria composta da padri di famiglia che hanno portato avanti la professione iniziata anni e anni addietro dai loro padri. E insieme morirà il mare: perché senza il pescatore, il mare e le sue creature non avrebbero più ragione di esistere”.

 

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