In lutto

L’abbraccio di Ventimiglia a Simone Terrana “Terry”: “Sei l’angelo più bello”

Centinaia di persone ai funerali del giovane calciatore

Ventimiglia. Centinaia di persone hanno saluto per l’ultima volta Simone Terrana, morto a soli 20 anni dopo aver a lungo combattuto con grande coraggio contro un male che si è rivelato incurabile.
La bara bianca del giovane calciatore, portata a spalla da alcuni giovani, è stata accolta dall’applauso commosso di parenti e amici, all’interno della chiesa della Natività di Maria Santissima di Roverino.

Una bara bianca, ma colorata dalle decine di dediche di amici e familiari, che hanno scritto sul feretro messaggi di affetto nei confronti di Simone. “Le parole non bastano, parlano da sole le vostre lacrime, i vostri sguardi, i vostri ricordi
”, ha detto nella sua omelia don Rito Alvarez, parroco di Roverino, “Ma dobbiamo farci forza e dobbiamo continuare il nostro cammino. Pensavo che se noi dovessimo scrivere tutto quello che passa in questo momento nella nostra testa, le nostre domande, i nostri ricordi, tutte le parole di affetto, tutte le cose belle, non basterebbe una biblioteca per scrivere tutto quello che ognuno di noi vorrebbe mettere su carta per poter ricordare sempre Simone. Ma dobbiamo davvero farci coraggio e soprattutto dobbiamo dare forza ai genitori, alla sorella e a tutti i parenti perché questi momenti sono strazianti”. Più volte, nel corso della lunga predica, il sacerdote si è rivolto ai familiari di Simone, alla mamma Marina, al papà Rino, alla sorella Pamela. A piangere il giovane calciatore, insieme a centinaia di amici che hanno preparato per lui uno striscione con tante foto che lo ritraggono felice, anche i nonni, il cognato Alessio, la nipotina Alice e la fidanzata Lucia.

“Vorrei condividere con voi tre parole fondamentali”, ha aggiunto don Rito, “Perché sono tre parole che ci legheranno per sempre a Simone: l’amore, la speranza e la fede. Ci rendiamo conto che più amiamo, più amore abbiamo nei nostri cuori, più difficili diventano questi momenti. Ma l’amore è una forza e questa forza in questi momenti diventa talmente grande, diventa talmente solida che ci lega ancor di più alle persone che amiamo. E questa forza ci porta la speranza”.

“
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento più li toccherà”, ha ricordato il parroco, citando le parole del Vangelo, “La loro dipartita per noi è una sciagura, ma essi sono nella pace”.

Il parroco ha esortato i presenti, soprattutto i giovani, a continuare a portare Simone nel cuore, a vivere anche per lui: “Ci siamo incontrati perché vogliamo vivere un momento di fede, perché solo la fede ci può aiutare in questo momento di dolore in cui noi abbiamo tante domande e dal punto di vista umano non siamo capaci di trovare le risposte. Ma dobbiamo comunque dare un senso a questa vita: possiamo continuare a portare nel nostro cuore il ricordo di Simone, possiamo continuare a farlo vivere nella nostra vita. Mi rivolgo a voi, giovani: quando pensate che Simone voleva continuare a studiare, studiate voi, dite “voglio studiare per lui”. Magari immaginate che avrebbe avuto piacere a leggere un libro, leggetelo per lui. Gli avrebbe fatto piacere dare un abbraccio a qualcuno, fatelo voi. Continuate, continuiamo, a portare vivo il suo ricordo. 
In questo momento ci rendiamo conto di quanto siamo fragili e di quanto sia difficile la nostra vita, in questo modo possiamo darle un senso”.

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