L'intervista

Dalla Serie D alla Prima Categoria, Fabrizio Cadenazzi racconta la sua carriera calcistica: “Una bella esperienza”

Gli esordi, il percorso passato e gli obiettivi futuri del difensore dell'Ospedaletti Calcio

Sanremo. Fabrizio Cadenazzi, difensore dell’Ospedaletti Calcio, è stato ospite nel “salottino” di Riviera24sport.it per parlarci della sua carriera.

Originario di Albenga, classe ’82, ci racconta come si è appassionato al calcio: “Mio padre è sempre andato in giro nei vari campi della zona, perciò la passione del genitore si è trasmessa al figlio. Ho iniziato da piccolissimo e poi un giorno, verso i 15-16 anni, ero nella rappresentativa della Liguria e lì c’erano gli osservatori del Genova, tra i quali Onofri, che mi ha notato e così il mese successivo mi ha preso il Genova, dove sono rimasto per tre anni, poi sono andato al Cuneo Calcio e dopo ho girato un po’”.

Mai sopra le righe, né in campo, né fuori, Fabrizio ha giocato ad altissimi livelli sia da esterno che da centrale. Dal 2000 ha giocato in Serie D nel Cuneo Calcio fino al 2004, poi per un anno è passato al F.C. Canavese, a seguire nel Sestri Levante fino ad arrivare in Serie C2 con la Carrarese, sulla quale sorridendo ci confida un ricordo in particolare: “Ci sono tanti aneddoti di quel periodo che porto nel cuore, la cosa che mi ricordo di più è stata però la preparazione con Orrico alla Carrarese: alle sette del mattino dovevamo essere in piedi sulla bilancia per essere pesati così poi potevamo iniziare l’allenamento, manate sulla schiena tirava se qualcuno era un chilo sopra perché aveva mangiato troppo”.

Dopo ha continuato a giocare in Serie D fino al 2013 passando per il Calangianus, la Sestrese, il Borgorosso Arenzano, il Pro Imperia e l’Imperia 1923. “E’ stata una bella esperienza. Ci sono state tante partite belle, una bella cornice di pubblico che fa piacere avere quando si gioca. Quello che cerco di far capire ai ragazzi è che uno fa una quindicina di anni a buoni livelli però non va a lavorare, si mantiene giovane, fa due ore di allenamenti, non è semplice inculcargliela nella testa” – afferma.

La sua carriera è continuata nel Ventimiglia Calcio dove era considerato un “eclettico difensore con l’hobby del gol” ed era uno dei punti di forza della squadra, in campo ma anche nello spogliatoio: “Ci sono stato tre anni, dove ho fatto Promozione e poi Eccellenza per due anni. Adesso con il bambino e il lavoro arrivare fino a Ventimiglia era troppo impegnativo e così ho iniziato nell’Ospedaletti” – spiega FabrizioCol Ventimiglia ha giocato 78 partite realizzando 8 reti. Attualmente gioca nell’Ospedaletti Calcio, la squadra con la quale aveva iniziato da ragazzo.

“Seguo un po’ meno il calcio adesso. Seguo poco l’Argentina o la Sanremese – dice Cadenazzi parlando del calcio locale – So che hanno fatto delle squadre diverse l’una dall’altra, nel senso che una ha fatto più una politica di giovani per poter cercare di fruire dei contributi della Lega, mentre l’altra era partita con diverse ambizioni e ora invece si ritrova quasi a metà classifica, in un limbo”.

Sul “duello” in Prima Categoria con la Dianase&Golfo afferma: “E’ una buona squadra. Fino alle ultime tre partite, visto che eravamo a pari punti, ce la siamo giocata. Adesso ha perso qualche punto però poi alla fine, se dovessimo arrivare ai play off la partita che conta è quella lì”.

Il 34enne ha alle spalle una lunga e soddisfacente carriera, che continua a livello locale: “Quando ho iniziato non avrei mai immaginato un percorso simile. Da quello che mi dicevano sinceramente speravo di fare qualcosa di più, però poi alla fine ognuno è autore del proprio destino. Non ho fatto una grande carriera, potevo fare un po’ di più, magari essere un po’ più fortunato, comunque sono soddisfatto”.

Tra gli obiettivi futuri in primis c’è quello di crescere al meglio il suo bambino, che ha appena compiuto un anno, e di stare vicino alla famiglia. “Poi se nei ritagli di tempo riesco ancora a giocare e a trovare uno spazio per restare più che altro nello spogliatoio ben venga. Alla fine quello che manca di più è l’amicizia con i compagni. Una volta erano più che altro colleghi di lavoro, perché quando fai il professionista se sei amico o non amico quando scendi in campo poi non ci pensi. Adesso invece fa anche piacere che ci sia un legame importante” – conclude Fabrizio.

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