Poveri di casa nostra

Tanti imperiesi bussano alla Caritas parrocchiale, un centinaio i fantasmi che vivono a Oneglia

Sono 46 le famiglie aiutate dai volontari per un totale di un centinaio di persone; presto arriveranno anche gli studenti ad aiutarli

Imperia. C’è la badante peruviana che ha perso il lavoro dopo che l’anziano che accudiva è deceduto e deve aiutare il marito disoccupato a crescere i figli, c’è anche l’imperiese diventato povero che non riesce a pagare l’affitto e non ha i soldi per pagarsi da mangiare. E poi c’è chi è riconoscente verso chi lo ha aiutato ad uscire da uno stato di povertà e che porta dona ai figli dei volontari. La Caritas parrocchiale, attenta alla vita e alle esigenze dei poveri e radicata in un territorio così complesso come Imperia, continua la sua opera di assistenza verso quelle persone che vivono come “fantasmi” in città. Persone che hanno continuamente bisogno di assistenza. La crisi morde ancora ed ha messo in ginocchio anche famiglie che hanno perso lavoro e casa e vivono in condizioni di estrema indigenza.

“Ogni ultimo giovedì del mese, alle 21, c’è la fila di persone che ha bisogno di un aiuto – dice Alberto Botta, da sette anni responsabile del servizio seguito passo passo da monsignor Mario Ruffino allestito nel nuovo complesso delle opere parrocchiali – Siamo una dozzina di volontari, ma abbiamo sempre bisogno di nuove leve. Tra l’altro, entro breve tempo, arriveranno tre ragazzi del liceo. Nel progetto di alternanza scuola-lavoro contribuiranno nel nostro prezioso servizio”.

Quarantasei le famiglie seguite dalla Caritas parrocchiale, 100 le persone che chiedono aiuto. “Per lo più sono persone sudamericane, ma ci sono anche gli imperiesi che ci segnalano altri parrocchiani oppure che cerchiamo qui sul territorio di Oneglia – sottolinea Botta – La crisi morde anche tra persone che non eri abituato a veder chiedere aiuto”.

La Caritas ha il compito della conoscenza concreta, puntuale e coraggiosa delle condizioni di difficoltà e di bisogno esistenti all’interno della vita della comunità. “L’intento non è un semplice monitoraggio dei bisogni da assistere, ma lo sforzo di comprendere le persone con problemi, l’esame dei fenomeni di emarginazione ed esclusione e le relative cause, le sfide socioculturali, i meccanismi di insensibilità ed egoismo individuale e collettivo, sono i nostri obiettivi”, dice Botta. “In altri termini, con lo sguardo di Cristo che si incarna nella nostra vita e ci rende figli di Dio, la Caritas parrocchiale ha il compito di rileggere le situazioni e il valore della vita delle persone”, aggiunge monsignor Ruffino.
Oggi la Caritas parrocchiale di Oneglia promuove iniziative, interventi, opere e servizi segno di cui si ravvisi la necessità, ma ha bisogno a sua volta di aiuto: “Se gli imperiesi di buon cuore ci portassero generi alimentari a lunga conservazione sarebbe un bel regalo per poter continuare il nostro servizio – dice Alberto Botta – In cambio riceveranno il sorriso dei volontari e un cuore gonfio sapendo che un pacco di pasta e gli omogeneizzati finiranno nelle mani giuste, di persone che hanno davvero necessità e urgenza per far sopravvivere anche i loro figli”.

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