A torino

Processo d’appello per il Porto d’Imperia, il legale di Caltagirone pronto a smontare la tesi del pm Bassi

La sentenza sulla presunta truffa per la realizzazione dello scalo turistico potrebbe arrivare entro febbraio

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Imperia. Dopo le richieste della parte civile ora tocca alla difesa. Il processo d’appello per la vicenda del porto incompiuto di Imperia entra nel vivo. Domani toccherà a Nerio Diodà che difende il costruttore romano Francesco Bellavista Caltagirone a portare in aula la sua tesi e cercare di smontare quella del procuratore generale Giancarlo Avenati Basi che insiste sulla presunta truffa per la costruzione dello scalo.

La settimana scorsa erano state le parti civili, ovvero il Comune di Imperia e i proprietari dei posti barca, a presentare le loro istanze con richieste danni per oltre 30 milioni di euro. La sentenza del processo d’appello sotto la Mole potrebbe arrivare già a metà febbraio.

Il pubblico ministero, dopo l’assoluzione di tutti gli imputati nel primo grado di giudizio “perché il fatto non sussiste”, ha ribadito le richieste di condanna.  Ha chiesto sei anni di reclusione e 2000 euro di multa per l’imprenditore romano Francesco Bellavista Caltagirone; un anno e mezzo per Delia Merlonghi, già nel Cda di Acquamare, società di Caltagirone; 4 anni e 1.500 euro per Andrea Gotti Lega, anche lui amministratore di Acquamare e della porto di Imperia Spa; tre anni e mille euro per Carlo Conti, ex direttore e amministratore della Porto Spa; due anni e mezzo e mille euro per Stefano Degl’Innocenti, anche lui amministratore di Acquamare; un anno e 4 mesi e 800 euro per Paolo Calzia, che fu presidente della Porto Spa e direttore generale del Comune di Imperia; un anno per il progettista Emilio Morasso, accusato di falso.

Indicata invece la prescrizione per il dirigente comunale Ilvo Calzia, anche lui accusato di falso e per Domenico Gandolfo, ex amministratore della Spa del porto. Da sottolineare che Ilvo Calzia, così come nella prima fase processuale, è stato l’unico a voler intervenire in aula per ricostruire, soprattutto dal punto di vista tecnico, la complessa vicenda che ha interessato il porto. Calzia nella sua ricostruzione ancora una volta ha evidenziato la sua assoluta innocenza ed i suoi legali puntano a una piena assoluzione e non all’ottenimento della sola dichiarazione di prescrizione del reato. 

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