Da ieri ad oggi

Tra luci e ombre “buon compleanno” alla nuova stazione ferroviaria di Sanremo

Il 27 settembre di quindici anni fa, esattamente alle 5.37, un treno faceva per la prima volta il suo ingresso nella nuova stazione ferroviaria

stazione ferroviaria sanremo

Sanremo. Il 27 settembre di quindici anni fa, esattamente alle 5.37, un treno faceva per la prima volta il suo ingresso nella nuova stazione ferroviaria della Città dei Fiori. Era l’Intercity 603 Ventimiglia-Milano e arrivava con 25 minuti di ritardo. Sulla banchina, ad attenderlo, circa sessanta di persone: Sandro Biasotti, l’allora Presidente della Regione Liguria, il suo seguito, gli agenti della Polizia Ferroviaria, una ventina di passeggeri e una folla di curiosi e giornalisti. I quotidiani dell’epoca strillano all’evento come a un cambiamento epocale, a una svolta nel settore trasporti oltre le difficoltà costituite dalla complessa orografia territoriale che impediva il raddoppiamento della tanto amata ferroviaria costiera.

Il “Mazzini”, qual’era soprannominato quel primo treno, inaugurava infatti la costruzione di una ferrovia a binario doppio, sviluppata prevalentemente in galleria e lungo il tratto Ospedaletti-San Lorenzo al Mare. Un progetto e una struttura al tempo concepiti e da tutti ammirati come futuristici. Perché al di là della nuova linea che portò alla soppressione di alcune stazioni (Ospedaletti, Santo Stefano-Riva Ligure, San Lorenzo-Cipressa) e  alla creazione di nuove (Taggia-Arma spostata all’estrema periferia del paese), a Sanremo debuttava una stazione dalle forme avveniristiche. Immense vetrate riflettenti, una porta scorrevole automatica, un lunghissimo corridoio da percorrere su altrettanti lunghissimi tapis-roulant in entrambe le direzioni. Erano i primi anni 2000 e attraversare quella stazione significava proiettarsi in un cinematografico viaggio nello spazio.

Sembrava, perché le problematiche, diversamente da quel treno numero uno, non tardarono ad arrivare palesandosi in tutta la loro insuperabile criticità ancora oggi. Basti pensare all’architettura interna ed esterna da molti considerata come fatiscente, brutta e triste. Un luogo che obbliga ad attraversare un tunnel di 400 metri maleodorante, grigio, scarsamente sicuro e dove i tapis roulant sempre più spesso non funzionanti, costringono a presentarsi con ingente anticipo o addirittura a corse affannose. Uno spreco di denaro pubblico, un disastroso biglietto da visita per il nostro turismo.

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