Il video tra i venditori abusivi

Ventimiglia-Sanremo: venditori abusivi fuori controllo nonostante i blitz. Le immagini fotogallery video

Il lento passaggio della pattuglia scandisce il tempo: l'abusivo chiude il lenzuolo, compie un breve giro e riappare dietro la polizia. File interminabili di abusivi per i clienti francesi

Sanremo – Ventimiglia. “Hai passato quello che hai ripreso l’altra volta? Quello che hai fatto quando ci siamo visti lì.” E mi indica la scaletta di fronte al mercato, una postazione che offre una buona vista sul mercato ma è anche utile alle sentinelle degli spacciatori per avvistare la polizia in arrivo nel centro storico.

Siamo a Sanremo e io sto chiacchierando con Omar (nome di fantasia), uno dei tanti venditori abusivi presenti in pianta stabile al mercato ambulante di Sanremo. Ha cominciato lui a chiacchierare perchè ormai mi conosce: loro conoscono gli agenti di polizia, i carabinieri, i vigili e noi giornalisti che da anni seguiamo il fenomeno. In effetti l’avevo incontrato il sabato precedente mentre riprendevo il mercato, sperando di passare inosservato.

E allora sto al gioco: non sempre Omar e i suoi colleghi hanno voglia di chiacchierare, ma oggi ho la telecamera a tracolla, non la punto e allora si possono scambiare due parole, mentre dietro di lui una fila interminabile di venditori espone a terra la merce in vendita: borse, orologi, accessori, occhiali, capi di abbigliamento. Intanto giro qualche immagine con un telefonino per non causare la consueta fuga dei venditori davanti all’obbiettivo.

IO: No, quel filmato non è ancora passato, facevo immagini per l’archivio.

Omar sorride e scherza: “Allora tienilo lì dentro fino a settembre, non metterlo adesso!” mi dice indicando la telecamera. Il motivo è comprensibile: non alzare l’attenzione nel periodo di maggior afflusso di visitatori del mercato.

Ho capito, poi a fine estate andate in Africa dalla famiglia?

Omar: Andiamo a novembre, ma quest’anno non lo so perchè non si guadagna niente.

IO: non c’è lavoro neanche per voi?

Omar: “No, non riusciamo neanche a pagare l’affitto, ci sono molti che hanno problemi a restare qua.

Ma non vi viene voglia di fare un lavoro nel quale non siete costretti a scappare ogni momento?

Omar: “E dove trovo? Io ho lavorato a Parma anni fa ma la ditta è fallita e non trovo altro lavoro. Io non voglio rubare, faccio questo lavoro per vivere. Non mi piace fare queste cose, non mi piace correre davanti a nessuno ma devo farlo perchè altrimenti ho un grande problema. Forse italiani non sanno ma è dura questa vita.

La nostra chiacchierata si interrompe al passaggio di un altro venditore che sussurra qualche parola a Omar. La faccia si fa seria.

IO: Ti ha detto di non parlare con me?

Omar: No, no, ma c’è carabiniere che arriva.

In un attimo tutto il gruppo solleva la mercanzia e si sposta. Pochi metri, confusi tra le gente che affolla il mercato, nei passaggi laterali tra un banco e l’altro.

La pattuglia dei carabinieri passa molto lentamente, e gira in un’altra direzione. E’ passato meno di un minuto, i carabinieri si vedono ancora di spalle e i venditori sono di nuovo in posizione, con la merce già esposta. Guardo Omar e lui sorride: fa parte del gioco che tutti conosciamo bene. I suoi colleghi intanto invadono i nuovi dehors nella piazzetta caratterizzata dalla statua di Siro Carli.

La chiacchierata con Omar arriva a conclusione di tre giorni di riprese sui mercati ambulanti di Sanremo e Ventimiglia. La situazione nella città di confine è ancora più surreale di quella di Sanremo.

A Ventimiglia, venerdi 12 agosto dalle 12.30 alle 14.30 c’erano solo due agenti di polizia a pattugliare il mercato.

A quell’ora il gioco a nascondino con i venditori sembra ancora più tranquillo. Centinaia di metri della corsia di emergenza tra i banchi regolari sono occupati da una fila interminabile di venditori abusivi che espongono la merce sopra grandi lenzuola, in mezzo alla sporcizia del mercato.

L’avanti e indietro della pattuglia della polizia, un agente con la sua collega, scandisce il passare del tempo: in un attimo il venditore chiude la merce nel lenzuolo e lo solleva, ma non scappa lontano, la conformazione del mercato gli consente di spostarsi sul lungomare e fare un breve giro ritornando in un attimo alle spalle della polizia, che ovviamente non ha interesse a voltarsi. Se ne parlerà al ritorno. Il lenzuolo si riapre, riappare la merce e paradossalmente riappaiono anche i clienti la cui trattativa era stata interrotta dal passaggio della pattuglia.

Gli unici a lamentarsi sono i gestori dei numerosi ristoranti con dehors che si trovano proprio all’interno dell’area mercatale: i venditori più pigri infatti aggirano la polizia semplicemente percorrendo il corridoio tra ristorante e dehors, ovviamente disturbando la clientela e il lavoro dei ristoratori. Un disagio che forse sopportano volentieri: i clienti francesi arrivano attirati sopratutto dalla possibilità di comprare false griffe, e infatti la maggior parte delle trattative si svolgono proprio in francese.

Ventimiglia e Sanremo, quindi, accomunate dal medesimo problema che a livello locale può essere contenuto ma non sconfitto. Il problema sottolineato dalla Questura è che qualunque intervento delle forze dell’ordine scatenerebbe il caos con la fuga scomposta degli abusivi in mezzo a turisti e cittadini. Anche i periodici blitz con sequestro di materiale sembrano non sortire alcun effetto pratico sul giro di affari illegale, come pure le multe agli acquirenti. Le pattuglie hanno il solo scopo di garantire l’ordine pubblico in caso di problemi.

L’unica vera domanda è: possibile che non si riesca ad individuare la catena di rifornimento della filiera criminale? La risposta forse è in questo dato: sugli oltre due milioni di container all’anno che arrivano nel porto di Genova meno del 2% viene sottoposto al controllo reale del carico. Lo stesso dato vale probabilmente per gli altri porti commerciali. Lo spazio di manovra per le organizzazioni criminali è quindi molto ampio, e la lotta non si vincerà mai rincorrendo i venditori sul mercato o sequestrando qualche migliaio di pezzi.

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