Sanremo. Da qualche giorno, proprio all’inizio di via Isonzo, all’incrocio in vetta alla salita della Funivia, automobilisti, pedoni e residenti sono accolti da uno striscione scanzonato. Una scritta rossa e arancio apposta forse da un uomo scottato dal gentil sesso, da un promesso sposo titubante, o ancora da un mai-sposato con una squadra di figli e che ogni mese deve doverosamente passare gli alimenti all’ex compagna; forse o quasi sicuramente.
In ogni caso una frase spiritosa, per qualche femminista magari irriverente, che nasce dalla saggezza popolare russa: “Se le mogli fossero buone dio si sarebbe già sposato”.
Descrivere tra il serio e il faceto quella grande istituzione umana con cui due persone si giurano amore eterno? Oppure liberarsi, portandole in piazza, delle lune che accompagnano tutte le donne? Quale intenzione avrà mai mosso il nostro scribacchino?
Certo è che per alludere a quell’entità onnipresente e onnisciente che secondo la religione governa ogni cosa, alla sua unicità la cui sostanza non poggia sulla reciprocità tra maschio e femmina; alludere a una “non bontà” intrinseca a ogni donna, a tutte quelle 3,64 miliardi di ragazze, madri, lavoratrici, nonne, bisnonne che popolano il pianeta, avrà avuto – dando voce alla comprensione femminile – le sue motivazioni!
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