Il viaggio

10mila chilometri lontano da casa per un anno: l’esperienza di vita all’estero di due giovani bordigotti fotogallery

Veronica Conte e Samuele Viale raccontano il loro anno ai Caraibi e in Costa Rica: là dove la povertà insegna ad essere felici

Bordighera. Si chiamano Veronica Conte e Samuele Viale e sono due giovanissimi studenti che, da agosto 2015 a luglio 2016, hanno vissuto e studiato lontano da casa dopo aver vinto una borsa di studio dell’Intercultura AFS: una Onlus che costruisce il dialogo interculturale attraverso gli scambi scolastici.

Li abbiamo incontrati pochi giorni dopo il loro ritorno a casa, per farci raccontare la loro incredibile esperienza. Con ancora il sole negli occhi, Veronica Conte ha parlato di Las Matas De Farfàn: una piccola cittadina a quattro ore di distanza da Santo Domingo, capitale della Repubblica Dominicana, nel cuore dei Caraibi. E’ lì che la neo-diciottenne ha trascorso l’ultimo anno della sua vita. In una cittadina molto povera dove ha imparato a divertirsi con nulla, o quasi, senza dover rinunciare alla cosa più importante: l’amicizia. “Ero ospite nella casa di una dottoressa”, racconta Veronica, “Una famiglia che rispetto alle altre era abbastanza benestante. Infatti la casa aveva un tetto e il pavimento: molte altre abitazioni, invece, non ce l’hanno perché laggiù, il problema è avere da mangiare per tutto il mese, non di certo pensare a tinteggiare le pareti o abbellire la casa”.

“Sono partita dopo un veloce corso di spagnolo”, continua, “Giusto per conoscerne le basi. Ma alla fine è quasi come se fossi partita da zero perché il dominicano è diverso. Ci ho messo circa un mese per arrivare a capirlo del tutto. E due mesi per parlarlo correntemente”. Ma Veronica non è andata là solo per imparare una lingua: “Il progetto è nato per insegnare ai giovani a confrontarsi con altre culture, diverse dalla propria. Imparare a vivere in un altro paese, con usi e costumi differenti”. E così la 18enne, che quest’anno terminerà il suo percorso scolastico frequentando il quinto anno del liceo Aprosio, dove è iscritta al classico, è stata catapultata in un mondo completamente diverso, “dove c’è tanta povertà ma la gente è felice perché non pensa a quello che non ha, ma cerca di divertirsi e stare bene con il poco che possiede”.

Un paese diverso, dove non esiste stress, dove a scuola gli studenti sono contenti di andare perché è un modo di stare insieme. Dove ai professori si dà del lei, ma questa sembra essere l’unica formalità, perché poi i docenti sono sempre presenti, anche al di fuori dalla scuola e aiutano i ragazzi. Un mondo dove ai giovani, tra le materie classiche studiate presenti anche in Italia, viene insegnata anche la “morale”, intesa come il modo di vivere in un paese.

Oltre a Veronica, nella scuola pubblica frequentata da altri duecento studenti, era presente un’altra ragazza italiana proveniente da Torino e una tedesca: anche loro avevano partecipato al concorso dell’Intercultura AFS.

Il ricordo più bello, per la giovane bordigotta, non sono i pomeriggi con gli amici, né le gite nella capitale o i bagni al mare, ma il sorriso e la gioia di una bimba di cinque anni, Isabella, alla quale ha regalato la sua prima e unica barbie: “E’ la figlia della donna delle pulizie della casa in cui ero ospite”, racconta Veronica, mostrando la foto della bambina, “E’ dolcissima. Quando le ho dato la barbie non riusciva a credere che fosse davvero per lei. Sono rimasta molto amica della mamma, una ragazza di 24 anni, ci sentiamo spesso. La mia famiglia dominicana? La chiamo tutti i giorni”.

Veronica Conte dai Caraibi è tornata con due sogni: studiare Scienze Diplomatiche in Inghilterra e poi tornare in un paese di lingua spagnola, magari proprio a Las Matas De Farfàn “o in un altro paese povero per aiutare le persone, diventando un diplomatico”.

Ancora non sa cosa farà da grande, ma certo è che ripartirebbe subito per la Costa Rica, Samuele Viale. Studente del Montale di Bordighera, dove frequenta il corso di Marketing, il 17enne ha vissuto un anno a Moravia, una città grossa più o meno come Sanremo a dieci minuti dalla capitale San José. “Lo chiamano il paese più felice del mondo“, racconta Samuele, “Ed è così. Non esiste lo stress”. Anche qui, di soldi ce ne sono ben pochi e i ragazzi, che la sera non escono nemmeno se non per andare a casa di amici perché per strada è pericoloso, si divertono con poco: “Non ci sono cinema, nei bar se sei minorenne non puoi entrare”, racconta il giovane, “Per andare al cinema bisogna recarsi nella capitale, ma è difficile… Molti ragazzi non hanno neanche i soldi per il biglietto. E allora si sta a casa, si fanno giochi di società, ci si inventa qualcosa”. E si è felici. “Un altro modo di divertirsi”, aggiunge Samuele, “E’ andare al parco e passare il pomeriggio a giocare a calcio. Là è un passatempo comune: giocano anche le ragazze”.

Samuele a Moravia ha frequentato una scuola molto grande, ma povera: “Era una scuola pubblica con circa 1200 studenti. Nelle scuole pubbliche vanno le persone meno abbienti. Sono davvero contento che mi abbiano mandato là. Ho imparato tanto”. Anche lui, come Veronica, ha studiato materie che in Italia non esistono: morale, ad esempio, e arti plastiche per sviluppare la manualità.

A settembre ricomincerà il Montale, frequentando la quarta. Ma vorrebbe poter studiare di nuovo all’estero, frequentando l’università in Spagna.

Tornati in Italia, Veronica e Samuele sono rimasti amici: avranno sempre nel cuore un’esperienza impossibile da dimenticare.

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