Bollino rosso

Nuovi centri commerciali, a Sanremo la Regione dice “no”

La giunta regionale ha varato oggi il nuovo piano di programmazione commerciale che contiene tra l’altro la mappa delle aree in cui sarà possibile o vietato costruire

TOTI E RIXI

Liguria.Quindici aree ritenute adatte a ospitare grandi strutture commerciali, nove bocciate, tra cui Sanremo, tre rimandate, tutte a Genova, in attesa che qualcuno le metta in sicurezza dal punto di vista idrogeologico con ingenti investimenti.

La giunta regionale ha varato oggi il nuovo piano di programmazione commerciale che contiene tra l’altro la mappa delle aree in cui sarà possibile o vietato costruire strutture di dimensioni superiori a 1500 metri quadrati. La legge è stata presentata dal presidente Giovanni Toti e dall’assessore Edoardo Rixi, che ha gestito la preparazione del documento. Entro la fine di luglio andrà in Consiglio per la discussione e il voto. La griglia di 27 aree esaminate dagli uffici regionali era stata creata in base alle richieste e alle proposte degli enti locali a loro volta incalzati dalle proposte di privati con progetti di nuovi grandi centri commerciali.

La Regione ha commissionato uno studio a Unioncamere che, attraverso l’Istituto Tagliacarne, ha individuato 15 indicatori di sostenibilità (7 legati alla presenza di rischi specifici dei singoli territori, all’utilizzo del suolo e alla presenze di aree protette; 8 legati al superamento delle soglie limite di vari inquinanti e alla quantità di autoveicoli presenti) per scremare ulteriormente le aree. “Si tratta di criteri oggettivi- sottolinea il governatore Toti – che forniscono regole uguali per tutti e non consentono interpretazioni normative che potrebbero favorire una realtà commerciale piuttosto che un’altra. Si stabiliscono le condizioni minime per la libera concorrenza di mercato”.

Così è stato apposto il bollino rosso e il conseguente divieto di costruzione di nuovi centri commerciali in 9 zone: San Remo (valle Armea), Villanova d’Albenga, Albenga (aree sponda sinistra del torrente Centa), Ronco Scrivia e Busalla (aree Isolabuona e parchi ferroviari), Recco (ex area Volpi), Sestri Levante (aree limitrofe al casello autostradale), Brugnato (che blocca eventuali espansioni dell’attuale outlet), Castelnuovo Magra (ex cava Filippi) ma soprattutto le aree ex Fiera a Genova, su cui è destinato a nascere l’ennesimo scontro Regione-Comune.

Durante i passaggi in Commissione e la successiva discussione in aula è anche possibile che le aree vengano ulteriormente ridotte anche perché, dall’analisi dell’istituto Tagliacarne, sono state individuate 3 aree di Genova che potrebbero rientrare tra le zone aperte agli insediamenti solo a patto che vengano messe in sicurezza: si tratta, in particolare, di via Merano a Multedo, delle ex Officine Guglielmetti in Val Bisagno e dell’area di interesse dell’Esselunga a Sestri Ponente.

Attualmente, dunque, risulterebbero 15 le aree in cui è possibile realizzare nuovi centri della grande distribuzione di cui 8 a Genova (Voltri/Prà nella zona ex Verrina, Val Polcevera, via Dino Col, Ponte Parodi, via Piave, stadio Carlini, capannoni della sponda sinistra in Media e Alta Val Bisagno).
“L’elenco definitivo è ancora in divenire – dice Rixi- ma le aree stralciate lo sono già definitivamente. Comunque, c’è ancora spazio per una scrematura importante”.

Tra gli altri provvedimenti inseriti nel testo di legge grande attenzione è stata posta agli outlet che non potranno effettuare saldi. “Non siamo contro agli outlet – dice l’assessore – ma per la loro realizzazione deve essere fatto un percorso di autorizzazione preciso e non, come è successo a Brugnato, che la grande struttura commerciale è stata camuffata come un insieme di diversi esercizi di vicinato”.

Inoltre, saranno necessari accordi di programma ad hoc per nuovi insediamenti in ambiti che gravitano attorno a grandi strutture di vendita già esistenti che complessivamente abbiano dimensioni non superiori a 1.500 metri quadrati. Infine, nelle cosiddette strutture urbane qualificate (SU) in prossimità dei centri storici non sarà possibile insediare medie strutture di vendita superiori ai 1.000 metri quadrati. “Abbiamo cercato di fare una norma che sia il più possibile al riparo da ricorsi- spiega Rixi- non si tratta di una pianificazione commerciale ma di una legge che può essere impugnata dal governo ma non al Tar.

La legge nazionale, infatti, prevede che non si possano fornire criteri restrittivi di carattere commerciale, per questioni legate alla libera concorrenza, ma solo per questioni ambientali”. Inoltre, il provvedimento non potrà essere retroattivo e gli accordi di programma già sottoscritti manterranno validità ed efficacia.

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