10 giugno 1940, nelle parole di Adriana Cassini il ricordo di un giorno che cambiò la storia d’Italia

10 giugno 2016 | 09:56
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10 giugno 1940, nelle parole di Adriana Cassini il ricordo di un giorno che cambiò la storia d’Italia

“Io mi ricordo che ci fu un corteo di soldati di Mussolini, le camicie nere, con le bandiere hanno attraversato il paese. Ero piccola e non capivo tutto quello che stava succedendo”

Vallecrosia. Il 10 giugno è un giorno storicamente importante perché è stata una data che ha cambiato la storia italiana.

Infatti proprio il 10 giugno del 1940, il Duce annunciò ad una folla entusiasta, radunata a Piazza Venezia, e a tutta la popolazione italiana, attraverso la radio, che era giunta l’ “ora fatale”: l’Italia entrava in guerra.

Mussolini fece entrare l’Italia in guerra dopo aver stretto un’alleanza militare con la Germania, il Patto d’Acciaio, per assicurarsi i vantaggi della vittoria che sembrava ormai vicina. Invece le cose non andarono come previsto, visto che la guerra continuò per molti anni.

Mentre l’esercito combatteva, la vita nelle città e nei paesi cambiò radicalmente e in modo purtroppo drammatico. Anche nella nostra zona, dall’annuncio di quella notizia, la vita quotidiana mutò notevolmente.

La signora Adriana Cassini, 83 anni, ci racconta come quel semplice episodio ha cambiato totalmente la sua vita e soprattutto la sua infanzia.

All’epoca aveva solo 7 anni e mezzo e viveva a Vallecrosia con sua mamma e il nonno cieco. Il padre aveva già lasciato il lavoro in fabbrica, perché era stato richiamato a svolgere il servizio militare per andare a fare la guardia sulle linee ferroviarie.

“Non avevamo né la radio, né giornali, solo le famiglie più ricche e colte lo andavano a comprare, gli avvisi ci venivano comunicati dal podestà con una trombetta che suonava prima di annunciare la notizia” – così inizia il racconto Adriana Cassini.

“Io mi ricordo che ci fu un corteo di soldati di Mussolini, le camicie nere, con le bandiere hanno attraversato il paese. Ero piccola e non capivo tutto quello che stava succedendo”.

Di quel giorno si ricorda che, dopo che i “grandi” avevano discusso tra loro, sua mamma la prese da parte e le disse che probabilmente sarebbe dovuta andare via con un’altra famiglia in campagna per un po’ di tempo.

E così fu. La maggior parte delle cittadine della Riviera di Ponente furono sfollate a causa dei bombardamenti e così la piccola Adriana fu costretta a lasciare la propria casa, la sua città natale e soprattutto a separarsi dalla sua famiglia.

Sua madre andò via con il nonno in un paese lontano dalla frontiera a Cervo – San Bartolomeo; mentre la bambina partì con una famiglia amica del padre verso la Valle Scrivia.

“Dal monte Agel in Francia mi ricordo che mandavano cannonate fino a qui. Io siccome ero piccola fui affidata ad una famiglia amica di mio padre e ci spostammo nella valle Scrivia a Isola del Cantone dove queste persone avevano una casa. Abbiamo preso poche cose, un po’ di biancheria e siamo partiti.

Lì ogni giorno andavamo a raccogliere funghi, giglio selvatico e fragole nel bosco e poi le portavamo al mercato per poterci comprare un po’ di pane” – racconta la signora Cassini.

“Mi ricordo che nel viaggio di andata, all’inizio di Genova, il treno si è dovuto fermare per molte ore in una galleria a causa di un bombardamento – continua la signora Adriana – Dopo 20 giorni siamo potuti tornare a Vallecrosia, dove siamo rimasti fino al 1943, quando poi sono ricominciati dei nuovi bombardamenti da parte dei tedeschi”.

”Ho cominciato a capire cosa quel giorno ha comportato solo quando ho avvertito il pericolo con l’inizio dei bombardamenti e delle cannonate. I bossoli arrivavano sulla porta di casa dal Monte Agel” – spiega l’anziana signora.

Prima che tutto questo accadesse Adriana era una semplice bambina che andava a scuola dalle suore, faceva i compiti, giocava e tutti i sabati si recava a fare ginnastica vestita da “piccole italiane”, in gonna nera e camicia bianca.

In poco tempo la sua vita cambiò e si dovette lasciare alle spalle l’innocenza e l’infanzia per poter sopravvivere. Il mondo che amava e conosceva era cambiato: “Le persone non potevano fermarsi per strada a chiacchierare in gruppo, perché già in tre era pericoloso, si poteva essere scambiati per sovvertitori.

“Ho vissuto nel terrore delle camicie nere, dei bombardamenti, delle sirene, dei coprifuoco e degli aerei” – conclude così il racconto.

La data odierna è e sarà una data indelebile nella memoria degli italiani perché fece da spartiacque, divise infatti in un “prima” e in un “dopo” la storia collettiva e di ciascuna famiglia.