Bollette alle stelle

Bordighera, la lotta del comune per il servizio idrico

Ma le possibilità di non aderire a Rivieracqua sono sempre meno

Bordighera. Hanno voluto confrontarsi con la cittadinanza, gli amministratori comunali, e spiegare ai presenti cosa è stato fatto affinché la città delle palme non fosse costretta a cedere la gestione del servizio idrico a Rivieracqua. Ma la battaglia che Palazzo Garnier ha intrapreso non è molto diversa da quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento: molto difficilmente, infatti, Bordighera potrà ancora a lungo avere una gestione diretta ed in economia del proprio servizio idrico.

Presso la Sala Rossa del Palazzo del Parco, il Sindaco Giacomo Pallanca ha espresso quelle che sono le sue preoccupazioni principali. In primis la tariffazione: “A Bordighera abbiamo le tariffe dell’acqua più basse di tutta la Liguria e tra le più basse in Italia. L’entrata in Rivieracqua significherà un esborso impressionante per le tasche dei cittadini”. Si parla di bollette tre volte più care.

“Ho forti dubbi”, ha aggiunto Pallanca, “Su quelle che sono le capacità gestionali e operative della società e mesi di confronti non mi hanno portato a cambiare idea”. Se il servizio idrico, a Bordighera, è 100% comunale, così non è in altri comuni, come Imperia e Ventimiglia. In queste città ci sono due partecipate, rispettivamente AMAT e AIGA: come farà Rivieracqua ad acquistare le azioni delle due resta ancora un mistero. “Solo per AMAT, una società che non ha soldi come Rivieracqua dovrà sborsare 23milioni e 700mila euro”, ha reso noto il Sindaco, “Rivieracqua pensava di poter applicare una piccola percentuale sulle bollette dei contribuenti per pagare questa quota, ma AMAT ha rifiutato”.

Le preoccupazioni di Pallanca, che pensa anche al destino dei dipendenti comunali impiegati all’ufficio acquedotto, si scontrano con le pressioni che provincia e regione ricevono dal Ministero affinché anche ad Imperia il servizio idrico venga accentrato.

Cosa succederebbe se la partita con Rivieracqua non venisse chiusa? “La provincia sarebbe commissariata”, spiega Pallanca, “E verrebbe indetta una nuova gara pubblica per la gestione del servizio idrico. A questa gara parteciperebbero anche i privati”. E se Rivieracqua è una società totalmente gestita da enti pubblici, con l’arrivo dei privati si andrebbe contro la volontà espressa dagli italiani con il referendum del 2011, quando venne stabilito che l’acqua, bene primario e imprescindibile, doveva restare pubblica.

Ad entrare nei dettagli dell’iter procedurale intrapreso dal comune, è stato l’avvocato Pietro Piciocchi, a cui Palazzo Garnier ha affidato il ricorso prima al Tar e poi al Consiglio di Stato. “Questa è una materia molto complessa dal punto di vista normativo, dove si interfacciano diversi livelli di giurisprudenza e la battaglia non è per nulla semplice. Anche perché la tendenza del legislatore è quella di andare verso gestioni accentrate del servizio idrico, nell’ottica di un’economia di scala”.

Bordighera sta ancora aspettando che il Consiglio di Stato si pronunci, dopodiché dovrà per forza entrare in Rivieracqua pur con tutte le perplessità e i dubbi degli amministratori. Oltre a questo, ai bordigotti che hanno pagato di loro tasca l’acquedotto, non resterà nulla: è stata imposta la cessione in toto delle infrastrutture comunali. “Siamo costretti a regalare a Rivieracqua tutto ciò che abbiamo, nonostante gli investimenti e il mutuo pagato per il nostro acquedotto”, dicono amareggiati gli amministratori.

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